Mitra e pistole dall'Austria al Napoletano, sgominato il clan dei trafficanti

Mitra e pistole dall'Austria al Napoletano, sgominato il clan dei trafficanti
di Pino Neri
Sabato 9 Marzo 2019, 12:00
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I fornitori austriaci hanno confessato di aver venduto circa 600 pezzi tra mitra, mitragliette e pistole alla camorra. Armi già utilizzate e molto probabilmente provenienti dal gigantesco arsenale della ex Jugoslavia. Per il momento i carabinieri ne hanno sequestrate un centinaio. Alcune sarebbero già state usate per compiere tre omicidi nel Napoletano, uno dei quali ad Acerra.

L'organizzazione finita in manette è composta da almeno 22 persone identificate e fermate. Per loro il pm della Dda Ivana Fulco ha spiccato altrettanti mandati di arresto. Il decreto di fermo (gli indiziati si trovano tutti in carcere) oltre ai due «armieri» austriaci, padre e figlio, riguarda personaggi delle province di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino. Personaggi che prelevavano le armi dall'Austria per poi rivenderle ai clan di Acerra, Castello di Cisterna, Ercolano, Torre Annunziata e Napoli. Prezzo all'ingrosso di ogni arma (Kalashnikov, mitragliette Skorpion e pistole Walter): 2000 euro. Non solo camorra. Il gruppo, sempre in base alle accuse, fornirebbe anche la Ndrangheta.
 
Agli arresti in carcere sono quindi finiti i cugini Rosario e Antonio Tufano, di Acerra, di 45 e 39 anni; Gianluca Gaudino, 30 anni, di Santa Maria a Vico; Pasquale Giordano, 57 anni, di Ottaviano; Ciro Arco Guadagni, 36 anni, e Salvatore Guadagni, di 40, di Pollena Trocchia; Mario Amelio Carillo, 69 anni, di San Giuseppe Vesuviano; Vincenzo Sdino, 47 anni, di Scisciano; Raimondo Licenziato, 58 anni, e Domenico Boccia, 58 anni, di Terzigno; Francesco Carotenuto, 56 anni, e Mario Cipriano, 47 anni, di Scafati; Domenico Scaramella, 48 anni e Alfredo Oliva, 34 anni, di Torre Annunziata; Umberto di Meglio, 43 anni, Gennaro Minutolo, 29 anni, Giovanni Iacovelli, 49 anni, di Napoli; Giuseppe Scibelli, 42 anni, di Quindici; Pasquale D'Alterio, già detenuto a Cassino; Salvatore La Rosa, 65 anni, di Rosarno ma residente a Fondi; gli austriaci Eduard Lassnig senior ed Eduard Lassnig junior, padre e figlio. Questi ultimi due sono detenuti in Austria.

Lassnig senior avrebbe confessato agli inquirenti di aver fornito al gruppo campano almeno 600 armi. Interessante, inoltre, il sospetto del collegamento tra questo gruppo e il calabrese Salvatore La Rosa, già sotto inchiesta perché ritenuto esponente del clan della Ndrangheta Bellocco-Pesce di Rosarno, e finito anni fa nel dossier che portò allo scioglimento per mafia del comune laziale di Fondi. Il pm Fulco accusa Domenico Boccia di essere il capo dell'organizzazione. Gruppo che era finanziato, stando ancora all'indagine, da Vincenzo Sdino. Sdino sarebbe stato contattato telefonicamente da un autodemolitore di Acerra, Rosario Tufano (difeso dall'avvocato Giovanni Bianco), per conto di suo cugino, Antonio Tufano, che a sua volta avrebbe inoltrato a Sdino un ordine di 90 mitra e 20 pistole. Per portare le armi dall'Austria erano utilizzate auto modificate da carrozzieri del Napoletano. I clan più riforniti: Ianuale di Castello di Cisterna, Ascione-Papale di Ercolano, Terzo sistema di Torre Annunziata, Elia di Napoli e la Ndrangheta della piana di Gioia Tauro.
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