«Napoli, drink a fiumi ai decumani: carte di identità fasulle per bere a 15 anni»

«Napoli, drink a fiumi ai decumani: carte di identità fasulle per bere a 15 anni»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 29 Aprile 2022, 08:32
4 Minuti di Lettura

Giorgia De Nunzio, 18 anni, studentessa dell'Istituto tecnico Enrico Caruso, frequenta abitualmente la zona dell'Orientale, un bar in particolar modo. Qui, ogni fine settimana, incontra amici e compagni di scuola.

Così passate le serate.
«Ci basta poco. Una birra, un po' di musica, quattro chiacchiere. Stiamo bene, all'aria aperta».

Niente discoteche?
«Il Covid ha cambiato non poco le nostre abitudini. I locali al chiuso quasi non li frequentiamo più. Dai Quartieri spagnoli al centro storico l'appuntamento ormai è nelle piazze, nei vicoli. Basta un tavolino e qualche sedia».

Intanto il Decumano del mare è finito nel mirino: spaccio di droga e alcol venduto ai minori. Ti risulta?
«Come no. Sono sempre lì, vedo tutto. E vi assicuro che succede anche di tutto. E pure ho l'impressione che nelle ultime settimane i controlli siano aumentati».

Parli delle forze dell'ordine?
«Polizia, carabinieri, vigili urbani. Proprio qualche sera fa, nel nostro bar, sono arrivati gli agenti. Stavamo giocando a carte, siamo dovuti andar via subito».

E perché?
«Meglio così. Credo che abbiano verificato licenze e documenti del titolare. Non era il caso di rimanere».

Esito del controllo?
«Sinceramente non lo so. In linea di massima in quel bar è tutto in regola: i minorenni non li fanno neanche entrare, figuriamoci se poi gli vendono alcol. Il proprietario chiede documenti e green pass a tutti. Se lo imbrogliano non è colpa sua».

In che senso lo imbrogliano?
«Mostrandogli documenti falsi. All'Orientale - ma non solo in quella zona - c'è un bel giro di carte di identità contraffatte. Ora non so come fanno - e dove se le procurano - ma vi garantisco che ne circolano parecchie».

Quindicenni che diventano diciottenni, insomma.
«Non è facile capirlo. O meglio: il quindicenne forse sì, si vede che è più piccolo, ma distinguere un ragazzo di diciassette anni - una ragazza pure peggio - da chi invece è appena diventato maggiorenne, è un'impresa quasi impossibile».

Non è che stai dando ragione ai chi vende alcol ai bambini al solo scopo di fare soldi?
«Assolutamente no. Ci mancherebbe. Anzi, ritengo che andrebbero tutelati anche i ragazzi più grandi. Non è detto che siccome hai compiuto 18 anni puoi distruggerti la vita e la salute. Alcol e droga fanno male a prescindere dall'età anagrafica».

Quindi?
«Giusto punire chi infrange la legge, un po' meno se ad andarci di mezzo sono anche quelli che gestiscono le loro attività nel rispetto delle regole.

Tutto qui».

Intanto però cresce il numero dei giovani che ogni settimana finiscono in coma etilico.
«Capita a tutti».

Di finire in coma etilico?
«In coma no per fortuna. E però può succedere di stare molti male. Ci sono passata pure io: è una bella serata, bevi un bicchiere di troppo, parti con la testa e pure con lo stomaco. Ho soccorso spesso ragazzini in difficoltà».

In che modo?
«Standogli accanto, sorreggendoli quando ti accorgi che non si reggono neanche in piedi. Qualche volta li ho aiutati andando a prendere del sale».

A che cosa serve il sale?
«Messo sotto la lingua - anche meglio se sciolto nell'acqua tiepida e bevuto tutto d'un fiato - induce il vomito che è l'unico vero rimedio per sentirsi subito meglio».

Solidarietà alcolica, insomma.
«Così come sono stata aiutata io quando ne ho avuto bisogno, se mi capita ricambio la cortesia».

Secondo te è possibile che i ragazzi, almeno in gran parte, non riescano più a divertirsi se non facendo ricorso a alcol e droga?
«È un gran problema».

Da che cosa dipende?
«Il lockdown secondo me è stato devastante. Ora è come se tutti volessero rifarsi del tempo perduto esagerando. E poi c'è più libertà di prima. L'età media si è abbassata molto, forse troppo».

Spiegati meglio.
«Ho diciotto anni, solo da poco il sabato sera esco con gli amici. Vedo invece mio fratello, che ne ha 15, e già va in giro da solo: i suoi coetanei fanno lo stesso, sia chiaro. Vengono all'Orientale anche loro, frequentiamo gli stessi posti».

Tu inveci facevi a quindici anni facevi una vita diversa?
«Il centro storico per me - e per i miei amici - era una zona dove si davano appuntamento i ragazzi più grandi. Noi piccoli non solo andavamo altrove ma avevamo anche orari diversi. Oggi invece è tutto mischiato e i rischi aumentano inevitabilmente».

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