Napoli, una casa per l'avvocato clochard: accolto in comunità al rione Sanità

Napoli, una casa per l'avvocato clochard: accolto in comunità al rione Sanità
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 25 Marzo 2019, 07:30
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Alla fine ce l'ha fatta. Niente più cartoni come giaciglio, e addio alle vaschette d'alluminio con un pasto caldo recapitato dalla rete dei volontari che assistono i clochard. Ludovico, l'avvocato napoletano ridotto a vivere in strada, ora dorme al riparo di un tetto e in un letto caldo. Dopo mesi di vagabondaggio in strada - è stato costretto a sopravvivere in piazza Vanvitelli sotto i portici di un palazzo all'angolo con via Bernini - per «Ludovico» - nome di fantasia utilizzato dal Mattino, che nel febbraio scorso ha raccontato la sua drammatica vicenda umana - si sono aperte le porte di una comunità di sostegno alla Sanità.
 
Ad imprimere una svolta al dramma di Ludovico è stato proprio il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli presieduto da Antonio Tafuri. Un gesto importante, sollecitato dal consigliere Gabriele Esposito, e subito condiviso dall'intero direttivo. Due atti concreti: la sistemazione del professionista 50enne in una struttura che non è certo il dormitorio; ed un finanziamento che dovrebbe garantirgli - almeno per i primi mesi, in attesa di un completo ritorno alla vita professionale - indipendenza ed autonomia economica. Fatti concreti.

«Alcune settimane fa - spiega al nostro giornale l'avvocato Esposito - venni investito della questione da alcuni colleghi, tra i quali Maurizio Zuccaro, Gennaro De Falco ed Ilaria Grumetto, affinché coinvolgessi sulla questione l'intero Consiglio. Non abbiamo esitato un solo momento: e così in pochi giorni abbiamo trovato - con il fondamentale interessamento di un altro collega, Francesco Avolio - la disponibilità dell'accoglienza da parte della comunità «Crescere insieme», dove ora alloggia Ludovico. Si tratta ovviamente di una collocazione temporanea, ma ci auguriamo che per lui sia l'inizio di una nuova vita normale».

Non è ancora tutto. Perché, proprio alla luce del caso di Ludovico, ma anche e soprattutto in considerazione degli effetti di una crisi generale che investe anche la categoria forense, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati è pronto a istituire una fondazione il cui scopo è quello di assistere colleghi in evidenti, drammatiche difficoltà economiche: una sorta di fondo di solidarietà che possa attingere dal cinque per mille denaro da destinare ai più bisognosi.

Cinquantacinque anni, celibe, figlio di un noto professionista vomerese, Ludovico (le sue vere iniziali sono P.G.) si è ritrovato ad imboccare da un giorno all'altro il tunnel della più profonda solitudine, umana e professionale. Dopo aver perso il lavoro e gli affetti, Ludovico è stato costretto a vivere da clochard. Di giorno stazionava, quasi nascondendosi per pudore, in un angolino della sala d'ingresso della Funicolare di Chiaia di via Bernini; al calar della notte si trasferiva in piazza Vanvitelli, dove divideva un giaciglio fatto di cartoni e coperte donate da qualche anima buona. Al resto provvedevano i negozianti della zona, ma soprattutto i pasti serali gli venivano offerti dai giovani volontari della «Ronda del Cuore» e della chiesa di San Gennaro al Vomero.

Il calvario di Ludovico iniziò l'estate scorsa. A luglio: quando fu costretto a lasciare un letto vero, quello offertogli dal fratello, che vive in provincia di Caserta. «La mia - spiegò al Mattino - è una storia complicata. Ho 55 anni, sono un civilista; lavoravo fino a un anno e mezzo fa in uno studio legale qui vicino, che poi per una serie di vicende è stato costretto a chiudere i battenti. Provai a guardarmi intorno, mi rimisi su piazza a cercare lavoro altrove, ma fu dura. Niente». Il tempo trascorse inesorabilmente ma lui alla fine rimase disoccupato, e per di più «sfrattato» dalla seconda moglie del padre (defunto qualche anno fa).

Vicenda surreale, quella che ha visto coinvolto l'avvocato clochard. E anche paradossale, se si pensa che Ludovico non rientrerebbe neanche tra coloro che hanno diritto al reddito di cittadinanza. Pur non disponendo di alcun reddito e pur non risultando proprietario di nulla, per la circostanza di risultare senza fissa dimora non rientra tra i beneficiari della legge.
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