Il successo delle Catacombe di San Gennaro: «Così abbiamo fatto un piccolo miracolo»

Il successo delle Catacombe di San Gennaro: «Così abbiamo fatto un piccolo miracolo»
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 7 Novembre 2018, 08:28 - Ultimo agg. 09:56
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La classifica si chiama Attractions trend index e viene compilata da TripAdvisor in base al maggior incremento di interesse turistico da parte dei visitatori che consultano il sito web: le Catacombe di San Gennaro sono al terzo posto tra le attrazioni italiane preferite dai viaggiatori. Un piccolo miracolo, lo definisce Giovanni Maraviglia, presidente della cooperativa La Paranza che dal 2009 gestisce quelle catacombe e, insieme, una serie di attività organizzate con l'obiettivo di tutelare e valorizzare il rione Sanità.

Le cifre parlano chiaro: in pochi anni il numero di visitatori è cresciuto enormemente fino ad arrivare a oltre 100mila ingressi all'anno. «Sarebbe un vero peccato se tutto questo dovesse finire. È chiaro che se davvero il Vaticano pretendesse la retrocessione della metà dei nostri guadagni, San Gennaro e San Gaudioso potrebbero anche chiudere i battenti. In ogni caso noi ci muoviamo sempre nel rispetto delle regole e della legalità».
 
Maraviglia ancora non ci crede e soprattutto non ci sta quando sente dire che a Roma c'è chi potrebbe mettere in discussione la buona gestione di quei siti archeologici. Una situazione certamente delicata come l'hanno definita quelli della Paranza mentre aspettano il rinnovo della convenzione tra Curia e Vaticano. Un contratto - assicurano - troppo vecchio per essere siglato così come è. Ed è proprio quell'accordo, di cui il cardinale Crescenzio Sepe e Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio consiglio per la cultura, hanno discusso l'altra mattina a Donnaregina, al centro di ponderate riflessioni.

D'altronde - spiegano sempre i giovani della Sanità - se non fossero intervenuti alcuni sponsor privati con un contributo pari a circa un milione di euro, il restauro delle catacombe non sarebbe stato possibile. E neanche tutto ciò che è venuto dopo. Un dato per capire di che cosa si parla: nel 2008 erano solo cinque i volontari che si occupavano della gestione di San Gennaro e San gaudioso, oggi, in campo, ci sono 34 guide turistiche e 16 operatori addetti alla manutenzione. «Sì, faccio la guida qui a San Gennaro - spiega Raffaele, 24 anni - ho trovato la mia dimensione, un lavoro che mi piace e degli amici. Non so che cosa ne sarebbe stato di me se non avessi conosciuto i ragazzi di padre Loffredo, il parroco della Sanità, pronti a offrirmi questa opportunità». Non solo. Con la Paranza lavorano anche archeologi, restauratori e storici dell'arte. Un progetto, insomma, che rappresenta un modello di valorizzazione del patrimonio storico, culturale e di occupazione giovanile caratterizzato da una formazione continua, inserimento lavorativo, scambi con enti, associazioni e persone, apprezzato non solo in Italia ma anche all'estero. E poi gli spettacoli teatrali, sempre affollati, così come i concerti dell'orchestra Sanitansamble, ventotto bambini del rione Sanità, selezionati da maestri d'orchestra a cui vengono offerti corsi di musica e formazione orchestrale.

L'ultima creatura del quartiere, nata a Capodimonte sempre da un'idea di padre Loffredo, è la casa editrice Edizioni San Gennaro, marchio editoriale della fondazione che procede a gonfie vele. A guidare il gruppo formato da una decina di ragazzi, Edgar Colonnese, direttore editoriale: «Tra le missioni della chiesa c'è quella di migliorare le condizioni delle persone in difficoltà. La casa editrice - dice Colonnese - offre la possibilità ai ragazzi di formarsi e avvicinarsi alla cultura, una grande opportunità per tanti giovani che non avrebbero mai preso un libro in mano». Edizioni San Gennaro ha appena pubblicato il suo primo volume: Vico esclamativo. Voci dal rione Sanità, di Chiara Nocchetti: 24 storie di ragazzi che ce l'hanno fatta, il racconto della vita che si svolge nei vicoli di quel rione, la storia della sua gente, che ne vive quotidianamente le contraddizioni ma anche il riscatto sociale reso possibile dalle energie buone del territorio. «Ne abbiamo stampate duemila copie - conclude Colonnese - e vi assicuro che non sono poche. Sono andate a ruba».
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