Napoli, le mani del clan sulla movida: «Contatti per il Club Partenopeo»

Napoli, le mani del clan sulla movida: «Contatti per il Club Partenopeo»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 4 Ottobre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 13:04
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Se ti occupi di droga, fai girare soldi e stupefacenti sul territorio ma te ne stai comunque lì a prendere ordini, ti spettano tremila euro al mese. Altra storia se impugni armi, fai azioni di fuoco, partecipi ai summit con altri clan e costruisci alleanze con quelli dei Mazzarella o dei Di Lauro: in questo caso, il mensile è di cinquemila euro al mese. Più sfumata o meno chiara è invece la posizione di chi fa le «stese», già le stese, un fenomeno da sempre esistito a Napoli, ma che è esploso qualche anno fa al rione Traiano: se spari, ma non ammazzi, insomma, se partecipi a scorrerie armate, se fai fuoco solo per spaventare e mostrare i muscoli, allora incassi un bonus, anche poche centinaia di euro, a seconda della costanza con cui sei con l’arma in pugno.
 
Stipendi mensili e forfettari, alleanze e equilibri criminali, secondo il racconto di Gennaro Carra, ex boss di rione Traiano, da almeno dodici anni braccio destro del boss Salvatore Cutolo (noto come borotalco). Poche pagine depositate la scorsa mattina nel corso di un processo a carico del clan Cutolo, decine di omissis, per una collaborazione data come esplosiva. È il 12 agosto scorso, quando Carra viene interrogato dai pm Giuliano Caputo e Francesco De Falco (in un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli), per accusare gli ex sodali, per svelare il sistema aziendale che per anni ha governato lo smercio di cocaina a Napoli. È la porta occidentale, quella di rione Traiano, il varco che conduce la droga a Fuorigrotta, quindi in quartieri come Chiaia, Vomero e Posillipo, su cui si stanno concentrando le indagini della Procura di Giovanni Melillo. Ma torniamo alla storia degli stipendi. Ha davanti a sé decine di fotografie, riconosce ex alleati, ex soldatini, ex soci in affari. Svelano l’asse esistente tra est ed ovest, o meglio l’accordo che avrebbe unito rione Traiano (quelli del clan Cutolo) e il clan Mazzarella, grazie ai contatti con Salvatore Barile. Pranzi al ristorante con vista mozzafiato, incontri dinanzi al bottiglie di vino pregiato, Carra racconta la spartizione del traffico di cocaina, con un tentativo di chiudere affari (poi saltati) anche con Salvatore Di Lauro, indicato come esponente della camorra di Secondigliano.

Ma torniamo alle fotoriproduzioni: «Patrizio Allard è un affiliato al clan Cutolo. È lui che mi ha presentato Salvatore Barile, essendone parente. È noto come ‘o pelato, ha partecipato all’omicidio di Rodolfo Zinco». Seconda fotografia, nuovo affresco criminale: «Bruno Annunziata, soprannome ‘o nano, è stato esecutore materiale di tre omicidi, ai danni di Massimo Diana, Mario Iavarone (‘o bisonte, suocero di Davide Leone) e di Ciro Dalmazio: prende cinquemila euro al mese». Tocca poi accusare il presunto capo, o meglio, il personaggio indicato come reggente del clan: «Riconosco Vincenzo Cutolo, si occupa in particolare di droga, gli interessa di più perché ama la bella vita...». Seguono spazi bianchi, pagine omissate. Poi ancora sui rapporti con Vincenzo Cutolo: «Tutte le sere gli facevo rapporto circa l’aspetto criminale del clan, ad esempio le stese che decidevo di fare di iniziativa con Francesco Pietroluongo. In materia di droga, Vincenzo Cutolo si occupava dello scarico, cioé dello spaccato, nel senso che preparava le quantità da destinare al mercato. Ha partecipato a riunioni con Salvatore Barile per i Mazzarella, con Salvatore Maggio; in un incontro in ristorante, gli ho presentato Salvatore Di Lauro, per i rifornimenti di droga, ma non trovammo un accordo». Ma ci fu comunque un brindisi benaugurante ai prossimi affari.

Tocca a un suo «pari», con le accuse a carico di Francesco Pietroluongo: «Ha commesso assieme a Bruno e Fabio Annunziata l’omicidio di Ciro Dalmazio, su mandato di Salvatore Cutolo. È un capo, uno del mio rango, percepisce cinquemila euro al mese». Sangue e droga anche negli altri due interrogatori tenuti il primo agosto dal boss pentito: «Il clan Cutolo controlla la parte bassa di rione Traiano, i Puccinelli la parte alta. Siamo in buoni rapporti, con loro anche due riunioni alla settimana. La Loggetta è nostra». E non è tutto. Dinanzi ad un’altra sezione penale, nel processo a carico degli imprenditori Esposito (commercianti di giocattoli, ma interessati anche a investimenti nella movida), Carra conferma i contatti tra Ettore Bosti e uno dei tre fratelli. Contatti decisivi a mettere le mani su un pezzo di by night posillipino, quel Club partenopeo di recente chiuso per una rissa: una vicenda, quella dei legami tra gli Esposito e soggetti in odore di camorra, che attende comunque un verdetto dei giudici.
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