Napoli, flop raccolta differenziata:
ultima in Campania, spina periferia

Napoli, flop raccolta differenziata: ultima in Campania, spina periferia
di Valerio Iuliano
Giovedì 30 Novembre 2017, 23:03 - Ultimo agg. 1 Dicembre, 08:36
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La raccolta differenziata decolla in quasi tutta la Campania, ma Napoli resta al palo. La tredicesima edizione di Comuni Ricicloni, il tradizionale rapporto annuale di Legambiente, conferma per l’ennesima volta i risultati negativi del capoluogo sul versante della raccolta dei rifiuti “separati”. Sui 550 Comuni campani censiti per il 2016, Napoli figura al 536esimo posto. La percentuale rilevata da Legambiente per Napoli è del 31,31%. Una performance in netta controtendenza con il resto della regione. 

«I risultati - si legge nel dossier di Legambiente - fanno della Campania di gran lunga, con il suo 51,6% di raccolta differenziata la più virtuosa dell’intero Mezzogiorno e con performance migliori anche di regioni del Centro-Nord. Sono aumentati i comuni campani ricicloni che superano il 65% di raccolta differenziata. Nel dettaglio per il 2016 il numero di comuni che hanno raggiunto e superato questa soglia è salito a quota 227 per una copertura totale di 1milione368mila abitanti, con un aumento del 15% rispetto allo scorso anno».

L’ottima media regionale è stata determinata prevalentemente da alcuni enti con un bacino di utenza medio-piccolo. Tra i Comuni superiori ai 50mila abitanti, la palma di “riciclone” spetta a Pozzuoli, con il 77% di raccolta differenziata. Mentre per i Comuni compresi tra i 20mila e 50mila abitanti, il premio va a Bacoli con l’80%. Tra i capoluoghi di provincia, invece, è proprio Napoli la “maglia nera”. Il risultato del capoluogo è molto lontano dal 62% di Benevento e dal 61 di Salerno. Mentre Caserta è al 45% e Avellino supera di poco Napoli.

 

L’hinterland partenopeo è quello che fa registrare i risultati meno lusinghieri con appena 18 Comuni “ricicloni”. Ma in tutta la provincia solo il Comune di Melito ha fatto peggio di Napoli. «Il capoluogo- sottolinea il presidente regionale Michele Buonomo- sconta un grave ritardo. Già dal 2012 i Comuni avrebbero dovuto raggiungere per legge il 65% di raccolta differenziata. Napoli dovrebbe estendere la raccolta a tutte le municipalità. Questo comporta dei costi. La raccolta differenziata è essenziale perché il materiale non riciclato va ad Acerra per l’incenerimento oppure in altre regioni. E questo non ci rassicura dal punto di vista ambientale». 

Le ragioni del ritardo di Napoli, sul versante della differenziata, sono molteplici. Sono circa 450mila i cittadini serviti dal porta a porta. Un numero che corrisponde a una percentuale inferiore al 50% del totale. Ancora troppo poco per poter raggiungere risultati più lusinghieri, relativamente alle percentuali di raccolta differenziata. Ma Legambiente focalizza lo sguardo anche su altre questioni che investono tutto il ciclo di smaltimento. «Napoli - riprende Buonomo - ha due problemi. Anzitutto, uno strutturale che riguarda la mancanza di impianti di compostaggio e questo dipende da una serie di ragioni, a partire dal fatto che le gare sono andate deserte ma su questo versante bisogna insistere in modo che diventi accettabile l’idea di costruire un impianto di compostaggio».

La totale mancanza di impianti di compostaggio - nel capoluogo così come in tutta la provincia - determina un esito paradossale. Ovvero lo smaltimento dei rifiuti differenziati dai cittadini- relativamente alla frazione umida- in impianti situati al di fuori della regione. Una procedura che richiede un ingente sforzo economico. Ma, sul versante della raccolta, ci sono altri fattori da prendere in considerazione. «Un altro motivo- riprende Buonomo- è la mancanza di risorse umane. L’età media del personale di Asìa è troppo elevata. Ci sono difficoltà ad andare in giro a raccogliere rifiuti».
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