Fuga dalle scuole, a Napoli dopo gli annunci ora (forse) si parte

Fuga dalle scuole, a Napoli dopo gli annunci ora (forse) si parte
di Valentino Di Giacomo
Domenica 8 Maggio 2022, 10:29
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«Sotto la croce della nostra città dobbiamo più che mai quest'oggi, insieme e senza distinzione di fede, politica, ruolo sociale ed istituzionale, stare in piedi, evitando di sdraiarci supini in attesa che qualcosa cambi da sola e di sederci, rassegnati e assuefatti a veder morire Napoli. Il tempo storico che viviamo ci chiede di concretizzare al più presto un Patto educativo per la città. Non è più il tempo delle promesse sterili, delle firme facili, degli slogan e degli eventi fini a se stessi. I bambini, i ragazzi e i giovani di Napoli non possono più aspettare». Era l'ottobre dello scorso anno quando l'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, al cospetto di tutte le più alte cariche istituzionali cittadine, lanciò l'idea di un «Patto educativo» per la città. Ora, quel patto tra istituzioni e società religiosa e civile, prova a fare qualche passo concreto. Dopo sette mesi da quel grido disperato, venerdì prossimo, a Napoli, arriverà il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Con il titolare del dicastero di viale Trastevere dovrebbe esserci anche il capo del Viminale, Luciana Lamorgese. Se sarà una delle tante «firme facili», già viste in città, proprio quelle che scongiurava don Mimmo pochi mesi fa, è presto per dirlo, ma si prova a partire.

Venerdì prossimo, alle 15, si comincia da un luogo simbolo del recupero dei minori a rischio: Nisida. Nella chiesa dell'Immacolata a Mezzacosta arriveranno per la firma non solo i due ministri, ma tutte le massime autorità locali. Una partita che si vince solo mettendo insieme le forze e, per questo, saranno presenti il sindaco Manfredi, il governatore De Luca, il prefetto Palomba e il questore Giuliano. A Nisida sarà inaugurato l'Osservatorio sulle risorse e sulle fragilità educative. Si comincia dal dato più allarmante, quello diffuso solo poche settimane fa dal prefetto di Napoli, Claudio Palomba, sulla dispersione scolastica: «In alcuni quartieri - aveva spiegato il prefetto - oltre la metà dei ragazzini non vanno a scuola». Il ministro Bianchi dovrà quindi illustrare il suo progetto per provare a riportare i minori sui banchi di classe. Fino ad oggi la nota dolente è stata la poco efficace comunicazione tra gli uffici scolastici, il Tribunale dei Minori e gli enti locali. Mancano dati, manca un reale censimento di quanti siano i ragazzini che non frequentano le scuole e, di conseguenza, dove non possono intervenire i magistrati a causa di assenza di informazioni si crea quel vuoto istituzionale che a Napoli è riempito dalle violenze.



«Sotto la croce della città», come spiegò a chiare lettere monsignor Battaglia, ci sono ragazzini che feriscono e ragazzini feriti. In attesa che venisse raccolto l'appello del vescovo, mai come adesso, Napoli in questi mesi è diventata ancor più preda di una movida ancor più agguerrita, ragazzini sempre più piccoli che quasi ogni weekend si scatenano in risse e accoltellamenti per futili motivi. Ci sono giovanissimi che hanno perso la vita ed altri che hanno rischiato di perderla. Non sono più piaghe dei quartieri-ghetto e di ragazzini cresciuti in famiglie a rischio, ma a maneggiare coltelli, mazze e tirapugni sono adolescenti di ogni estrazione sociale. Violenze che avvengono nel centro della città, dai vicoli di Spaccanapoli alla Galleria Umberto, non solo in quelle periferie spesso vittime di pregiudizi. Il tavolo voluto dal vescovo proverà ad unire le forze «senza escludere nessuno, mettendo insieme esperienze, ruoli, linguaggi e passioni differenti per dare vita - ha spiegato don Battaglia - ad un alfabeto comune dell'educare, creando un sistema di comunità generativo di vita e di speranza, alternativo alle logiche di morte e disperazione del sistema mafioso». Tante sono le associazioni e gli enti che hanno aderito all'appello di don Mimmo. «Particolarmente significativa - segnala la Curia - la sintonia del vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella. L'arcivescovo apporrà la sua firma al Patto a nome di tutti coloro che hanno risposto al suo appello». Al tavolo sarà presentata un'équipe dei Referenti territoriali che promuoveranno la creazione dei tavoli educativi. La firma sarà solo un primo passo, poi dalle parole bisognerà passare all'azione: «I giovani di Napoli - ripete don Mimmo - non possono più aspettare».
 

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