Napoli, il termovalorizzatore torna
a pieno regime ma i cumuli restano

Napoli, il termovalorizzatore torna a pieno regime ma i cumuli restano
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 3 Agosto 2018, 11:26
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Addio contributo dello Stato per il termovalorizzatore di Acerra e adesso i debiti rischiano di soffocare il già precario sistema dei rifiuti campani. Le difficoltà economiche si vanno ad aggiungere alle sempre crescenti difficoltà a far sparire la spazzatura dalle strade e alla crisi della raccolta differenziata.

I DEBITI
A luglio è scaduto il Cip 6 (il contributo per le energie rinnovabili) sul termovalorizzatore di Acerra e quindi il canone dovuto ad A2A per la gestione dell'impianto dovrà essere quasi interamente coperto dalla tariffa di ingresso a carico dalle società provinciali che ricevono, o dovrebbero ricevere, il denaro dai Comuni. Nel 2008 il governo guidato da Silvio Berlusconi obbligò la Regione ad acquistare per 350 milioni di euro il termovalorizzatore dalla Fibe, che lo aveva costruito, e poi ne affidò la gestione alla A2A alla quale è stato garantito per quindici anni un canone (che comprende anche la gestione del tritovagliatore d Caivano) pari al 49,9 per cento del ricavato dalla vendita dell'energia alla stessa cifra di quando c'era il Cip 6. Finora si sono ricavati circa 140 milioni all'anno, e ad A2A ne sono andati 70. Da luglio ne arriveranno solo 30, il resto dovrà arrivare dalla tariffa di conferimento che è stata fissata a 68,80 euro a tonnellata. Da settimane la Regione discute con l'azienda milanese sulle possibili soluzioni, ma al momento tutto resta fermo. Sapna, la società metropolitana di Napoli, doveva nel 2016 ben 195 milioni. Ma l'azienda contesta il pagamento della tariffa per il tritovagliatore di Caivano e sostiene di dovere «solo» 112 milioni. La Gisec di Caserta nel 2016 doveva 31 milioni, la Ecoambiente di Salerno 28 milioni, la Samte di Benevento 6 milioni e mezzo, la Irpinambiente di Avellino 10 milioni. Tra tutte vanno poi spalmati i 50 milioni accumulati nell'ultimo periodo. A lungo le società provinciali hanno contestato la tariffa fissata per Acerra: a loro parere non era dovuta. Ma il Consiglio di Stato è stato di parere diverso e i versamenti sono adesso ineludibili.

 

LO SMALTIMENTO
Ha ripreso a funzionare la terza linea dell'inceneritore di Acerra. Ma i tritovagliatori della Campania restano ingombri dei rifiuti accumulati in queste ultime settimane e quindi i conferimenti procedono a rilento e tutte le province sono in difficoltà anche perché le gare per esportare la frazione umida vanno deserte. A Napoli restano a terra cento tonnellate accumulate soprattutto nelle aree periferiche da Scampia a Pianura fino alla zona orientale, ma anche in centro, ad esempio in via Alessandro Poerio, a pochi passi dalla stazione centrale. Una schiarita, invece, si registra sul fonte degli impianti di compostaggio: nei giorni scorsi l'incontro tra l'Anci (l'associazione dei Comuni) e la Regione ha avuto esito positivo e quindi ci dovrebbe essere un'accelerata per la realizzazione dei nuovi siti. Spiega l'Anci: «In primo luogo, per i Comuni che ospitano gli impianti e per quelli confinanti, la Regione si è impegnata a definire, già in sede di revisione della legge numero 14 e successivamente in ambito regolamentare, un principio di premialità tariffaria per i cittadini. Inoltre sarà prevista, con apposita norma regionale, la partecipazione dei Comuni alla società di gestione dell'impianto. Grande attenzione è stata rivolta alle criticità scaturite dal carico insediativo del territorio per la contemporanea presenza di impianti pubblici e privati. L'assessore Bonavitacola si è impegnato, in tal senso, a trovare le modalità per arrivare alla definizione di una soglia limite di saturazione».

DIFFERENZIATA
Tre delle piattaforme aderenti al Conai sono state date alle fiamme e adesso i Comuni non hanno la possibilità di inviare i propri materiali. Anche a Napoli si registrano difficoltà, con giacenze intorno alle cento tonnellate. Spiega il vicesindaco Raffaele Del Giudice: «Finora non si è puntato sul riciclo e sull'economia circolare e adesso si evidenziano i problemi. Quello che ancora mancano sono gli impianti di riciclaggio e su questo bisogna evidentemente accelerare e proprio su questo ho scritto una lettera al Conai e all'Anci per chiedere un piano nazionale di incentivazione agli impianti pubblici dedicati alla raccolta differenziata e alla trasformazione dei materiali». La chiusura della Cina all'importazione di rifiuti rischia altrimenti di far scoppiare gli impianti pubblici e privati.
 
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