Napoli, via il murale per Caiafa e vendetta della camorra: deturpata l’opera di Jorit

Napoli, via il murale per Caiafa e vendetta della camorra: deturpata l’opera di Jorit
di Giuliana Covella, Valentino Di Giacomo
Sabato 6 Febbraio 2021, 23:46 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 11:01
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«I morti vanno rispettati non cancellati», seguono tre punti esclamativi. «È la ritorsione della vergogna», ha spiegato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Borrelli, che da settimane sta combattendo “la guerra degli altarini”. La scritta è comparsa ieri sull’enorme murale disegnato da Jorit in omaggio a Nino D’Angelo a San Pietro a Patierno, il quartiere dove è cresciuto «il ragazzo della curva B».

Nulla accade per caso: l’episodio è avvenuto 24 ore dopo le rimozioni dell’altarino e del murale in omaggio a Luigi Caiafa a Forcella, ma c’è anche un’altra pista investigativa che sta seguendo il commissariato di polizia di Secondigliano.

Non distante dall’opera dedicata al cantante, c’era un altro altarino - sorto poche settimane fa - edificato per commemorare il baby-pusher Benvenuto Gallo, ucciso con un colpo di pistola alla nuca lo scorso novembre in quello che sin dalle primissime ricostruzioni tanto somigliava ad un regolamento di conti di camorra, nel fortino del clan Grimaldi.

 

Venerdì mattina, contemporaneamente alla rimozione del murale di Caiafa a Forcella, è stato rimosso anche l’altarino dedicato a Gallo. Non per un intervento del Comune, ma stavolta grazie alle pressanti segnalazioni delle forze dell’ordine della zona. Gli agenti del locale commissariato avevano fatto comprendere alla famiglia di Gallo che, prima o poi, quell’altarino sorto in via Comunale della Luce sarebbe comunque stato rimosso. Anziché attendere l’intervento delle autorità, sono stati gli stessi familiari di “Benny” ad abbattere la struttura. Un intervento avvenuto lontano dal clamore dei media. Eppure, poche ore dopo che l’altarino per Gallo era andato giù, è comparsa quella scritta sul murale dipinto da Jorit per Nino D’Angelo.

Un messaggio eloquente: «I morti vanno rispettati, non cancellati». Per ora il commissariato di polizia di Secondigliano ritiene che quella frase sia riferita soltanto alla rimozione dell’altarino del baby-pusher, ma è evidente che da quando ieri il primo murale per Luigi Caiafa è stato cancellato - e altre operazioni simili sono state calendarizzate - che l’aria sia completamente cambiata nelle ultime settimane anche grazie alle denunce del Mattino. Quella scritta sul murale del cantante vale per “Benny”, ma anche per tutti gli altri criminali omaggiati.

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Del resto che nella zona di San Pietro a Patierno ci fosse tensione su quell’altarino per Benvenuto Gallo era chiaro da giorni. Nell’ultima settimana sono comparsi una decina di graffiti nella zona con la scritta “Benny vive”. Su muri, saracinesche, persino sul cancello del santuario eucaristico del posto. A far capire che quelle scritte siano dedicate proprio per Gallo, un po’ come per il baby-boss Emanuele Sibillo, gli autori hanno utilizzato anche i numeri «2.7». Il due sta per la seconda lettera dell’alfabeto (Benvenuto) e il 7 per la settima, la «G», di Gallo. Uno di questi graffiti si può scorgere anche su un palazzo alle spalle del murale dedicato a Nino D’Angelo.

E se c’è tensione a Secondigliano, altrettanta ce n’era ieri a Forcella il giorno seguente alla rimozione delle opere dedicate a Luigi Caiafa. A ridosso della parete bianca dove campeggiava il volto del minorenne ucciso, un viavai di persone. Sguardi cupi e il continuo bofonchiare di chi non ci sta ad avere tra i piedi la presenza dello Stato. Sui social c’è chi si scaglia contro l’iniziativa del Comune: «Fiori e una preghiera dove è successo il fatto vanno a suffragio», i commenti. E ancora: «Non dimentichiamoci che ad uccidere questo ragazzo è stato lo Stato, che dovrebbe fare il suo lavoro arrestando una persona, non ucciderla solo per il ricordo». Le reazioni, per ora, solo a San Pietro a Patierno. 

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