Napoli, Antonio morto dopo una lite tra medici: il gip dice no all'archiviazione

Napoli, Antonio morto dopo una lite tra medici: il gip dice no all'archiviazione
di Aniello Sammarco
Venerdì 23 Agosto 2019, 08:00
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La sua morte, accompagnata da presunti ritardi e litigi avvenuti al pronto soccorso del Loreto Mare, scosse la città di Torre del Greco nell'estate 2017. Due anni dopo, il caso sulla tragica fine di Antonio Scafuri, il ragazzo di 23 anni deceduto a causa delle gravi ferite riportate in un incidente stradale avvenuto a corso Resina, si riapre: premiata la tenacia dei familiari e del loro legale, l'avvocato Luigi Ascione, che ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione in merito alla posizione dei sette sanitari indagati per i presunti ritardi registratisi al Loreto Mare la notte tra il 16 e il 17 agosto 2017. Opposizione accolta dal gip, che ha deciso per un supplemento di indagine.
 
Scafuri arrivò all'ospedale napoletano in codice rosso per le gravi ferite riportate nello scontro tra il suo scooter e un'auto impegnata in una manovra di parcheggio. Antonio era apparso subito grave. Trasportato al pronto soccorso del Loreto Mare, i medici che lo visitarono disposero un'angiotac per appurare se vi fossero possibili emorragie interne, visto che i parametri del ventitreenne erano alterati. Ma quell'esame si poteva fare solo al Pellegrini, dove Antonio doveva essere trasportato in ambulanza, in quanto il Loreto Mare era sprovvisto dei macchinari necessari. Ma, stando al racconto dei familiari poi riportato nero su bianco dall'avvocato Ascione, quel trasferimento, richiesto con urgenza, sarebbe invece avvenuto con ore di ritardo a causa anche di litigi verificatisi nel pronto soccorso del Loreto Mare, raccontati dal responsabile dell'epoca della struttura emergenziale in una relazione poi resa nota dal consigliere regionale dei Verdi Borrelli.

Il ragazzo morirà il 17 agosto, lasciando nella disperazione i familiari, che da oltre due anni chiedono giustizia. Nel frattempo il loro legale ha portato avanti due distinte azioni giudiziarie: «Quella legata alle responsabilità del conducente dell'auto contro la quale impattò il motorino - spiega Ascione - è a buon punto ed è stata già fissata la relativa udienza». L'altra, quella per così dire principale, portò all'iscrizione nel registro degli indagati di sette tra medici e infermieri che ebbero in cura il ragazzo nelle drammatiche ore che precedettero la morte. Ma una relazione firmata dai medici incaricati dal tribunale di Napoli (il medico-legale Maurizio Castriconi, l'anatomopatologo Antonio Perna e lo specialista in medicina legale Pietro Tarsitano) secondo i quali la vittima aveva assunto sostanze stupefacenti prima di salire sul suo scooter, aveva indotto il pm Michele Caroppoli a chiedere l'archiviazione: la circostanza, per i periti, aveva rivestito «un ruolo concausale nel determinismo dell'evento». «Contro questa tesi racconta l'avvocato Ascione abbiamo sempre combattuto, fino a presentare opposizione». Ricorso accolto dal gip Roberto D'Auria, che infatti ha disposto «indagini supplementari» come rende noto l'avvocato. Ed è con uno stato d'animo diverso che la famiglia si prepara, domani, a ricordare con una messa il secondo anniversario della morte di quello che per tutti era «o barbier», per il lavoro in un salone di via Litoranea.
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