Racket in pizzeria a Napoli, le vittime: «Bande di estorsori 14enni»

Racket in pizzeria a Napoli, le vittime: «Bande di estorsori 14enni»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 31 Luglio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 1 Agosto, 14:00
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«Hanno i ragazzini appresso, sono tutti di quattordici o di quindici anni, stanno alle loro spalle». Parole che fanno paura, pronunciate da una delle vittime nel corso dell’inchiesta sul racket alle pizzerie, culminata di recente nell’arresto di tre presunti estorsori del clan Mazzarella. 

Parole che raccontano quanto sta accadendo nella zona di piazza San Gaetano, a ridosso dei Decumani, in uno spaccato del centro storico rifiorito grazie alla valorizzazione di monumenti e all’esplosione del food. 
 
Un esercito di ragazzini che va a chiedere soldi a mo’ di tangente, a dispetto delle retate che negli ultimi mesi hanno colpito quelli del clan Sibillo (arrestati per il racket alla pizzeria Salvatore De Matteo). Sparano contro le saracinesche dei negozi, entrano nelle pizzerie prese di mira, mangiano e non pagano, impongono la loro presenza in locali affollati, quasi a sfregiare con la propria arroganza l’immagine di decoro offerta ai clienti. 

Dice un’imprenditrice intercettata: «Sono entrati, hanno mangiato e non hanno pagato, ma non li ho cacciati per non spaventare i turisti». È lo spaccato che emerge dalle indagini che tengono in cella Antonio Iodice, Pietro Perez e Marco De Martino, accusati di estorsione nei confronti dei titolari di una pizzeria in zona Decumani, target originario della bomba esplosa lo scorso 16 gennaio all’esterno della pizzeria Sorbillo. 

Ed è dalle carte di questa indagine che emergono altri spunti investigativi, anticipati giovedì scorso dal Mattino, nel pieno delle stese consumate nel cuore della Samità. Inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Urbano Mozzillo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, c’è una convinzione di fondo: il ventenne Antonio Iodice avrebbe svolto un ruolo in alcune scorrerie armate consumate negli ultimi giorni di luglio alla Sanità, altra zona della città che prova da tempo ad aprirsi al turismo internazionale. Ipotesi choc, che conferma il filone battuto in questi mesi dalla Procura di Napoli. In sintesi, dietro stese e azioni estemporanee di giovani e piccoli malviventi, c’è un’operazione di cartello. Dietro soggetti giovanissimi, si nascondono le strategie di boss patentati dei Mazzarella, mai come in questo periodo in forte espansione criminale.

Stando a quest’ultima lettura, i Mazzarella stanno mostrando i muscoli, all’indomani della retata contro i Contini, con oltre 140 arresti. E mandano i propri affiliati più spregiudicati a sparare nelle zone di maggiore interesse. Alleati storici dei Sequino (quasi tutti detenuti), mandano ragazzini cocainomani a sparare nella zona dei Miracoli, storicamente controllata dalla famiglia Mauro. Doppio movente: riempire i vuoti lasciati dagli arresti negli ultimi mesi, ma anche impedire l’ingresso nel centro cittadino di soggetti legati ai clan di Secondigliano, frenare - in sintesi - quelli dell’Alleanza di Secondigliano.

Ma restiamo alle carte giudiziarie, all’ordine di arresto dei tre presunti estorsori. Indagini che fanno luce sulle notti di Antonio Iodice, ritenuto in sella allo scooter Aprilia intestato alla madre. È il 23 luglio quando la targa del mezzo viene captata al Rettifilo, ma anche in altre zone della città. Sono le tre del mattino, quando Iodice viene controllato da una pattuglia, mentre è in sella allo scooter, accanto all’amico Stefano Capuano (incensurato ed estraneo alle indagini per estorsione).

Appare sotto choc, perché - si legge - è da poco sopravvissuto ad un agguato. Volevano ucciderlo e non ci sono riusciti, ma vai a capire qual era il movente. Poche ore dopo, al rione Sanità si scatena l’inferno. Sono le quattro e dieci quando viene consumata una stesa in via Antonio Villari, mentre alle cinque e quarantacinque, in vico Lammatari, ancora colpi di pistola. Chiaro il ragionamento investigativo: la città è porosa, ci sono soggetti pronti a tutto che entrano ed escono, fosse anche solo per una manciata di minuti, da faide e focolai di violenza che si accendono all’improvviso. Mentre i due cartelli principali (parliamo dei Mazzarella e dell’Alleanza di Secondigliano) si contendono con ogni mezzo bassi e vicoli, case e panchine, dove piazzare la propria bandierina, per imporre le proprie regole. 

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