Napoli: boss dei Van Gogh, il tesoro custodito da un commercialista

Il professionista milanese consegna due milioni di dollari in criptovalute

Raffaele Imperiale, il boss arrestato a Dubai
Raffaele Imperiale, il boss arrestato a Dubai
di Leandro Del Gaudio
Martedì 18 Luglio 2023, 00:02 - Ultimo agg. 16:41
4 Minuti di Lettura

Ha consegnato codici e chiavi di accesso, mettendo a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana qualcosa come due milioni di dollari. Ha confermato la propria disponibilità nei confronti delle attività di indagine condotte dalla Procura di Napoli (e non solo), a proposito di un tema cruciale: il recupero di soldi di origine sospetta, probabilmente riconducibili al narcotraffico. Eccolo Corrado Genovese, commercialista di provata esperienza professionale nato a Roma ma operativo a Milano, finito nella trama di indagini legate al gruppo di Raffaele Imperiale, l’ormai ex boss dei Van Gogh, che da mesi sta collaborando con lo Stato italiano. In sintesi, il professionista ha consentito di recuperare qualcosa come due milioni di dollari, soldi che - a giudizio degli inquirenti - fanno parte del tesoro (solo in parte disvelato) della potente macchina del narcotraffico organizzata in almeno due decenni dallo stesso Imperiale. 

Siamo a marzo scorso, il blitz del nucleo di polizia economico-finanziaria guidata dal colonnello Paolo Consiglio, in un’operazione che ha visto al lavoro il sostituto commissario Sergio Cicerone, gli uomini del Gico di Tommaso Montanino, dello Scico di Pasquale Tessitore, dello Sco di Adriano Callini, spuntano riscontri concreti.

Più in particolare, i codici delle criptovalute che hanno consentito di recuperare circa due milioni di dollari, a conferma del presunto contatto tra clan e mondo della borghesia degli affari e della finanza. Si legge nel verbale di sequestro, finito agli atti nell’inchiesta napoletana a carico di Imperiale: «Nell’ambito dell’operazione di sequestro avvenuta nello scalo romano di Fiumicino, il signor Corrado Genovese consegna un ledger: si tratta di un cold storage, in cui sono presenti due milioni di dollari om Stable coin Usdt».

Parole ed espressioni poco conosciute, legate a un mondo abbastanza chiuso, che fanno emergere un dato su tutti: la camorra ha piazzato i soldi in criptovalute, grazie all’uso di conti correnti virtuali in cui è possibile accedere solo attraverso dei codici telematici. Ed è da questo circuito che la Procura di Napoli ha ottenuto la possibilità di monetizzare una sorta di tesoretto, mettendo le mani su circa due milioni di dollari. Anche in questo caso, agli atti finisce una sorta di precisazione: circa un milione e 700mila dollari sono sicuro provento di attività illecite, mentre - a giudizio del commercialista - i restanti 300mila euro sarebbero soldi posseduti in prima persona, quindi non riconducibili alla cassaforte di Imperiale. 

Verifiche in corso, al lavoro i pm del pool anticamorra di Napoli, vale a dire il pm Giuliano Caputo, Lucio Giugliano e lo stesso pm Maurizio De Marco (che, assieme ai colleghi Stefania Castaldi e Vincenza Marra, condusse il recupero dei due quadri di Van Gogh custoditi da Imperiale), mentre per la Procura nazionale antimafia di Gianni Melillo è al lavoro il pm della Dna Barbara Sargenti (per anni in forza alla Dda di Napoli e Roma). Un’inchiesta approdata anche allo snodo cruciale, a proposito della verifica di attendibilità e coerenza di Raffaele Imperiale come pentito. 

Video

Scaduti da tempo i sei mesi concessi dallo Stato per offrire il proprio bagaglio di conoscenze, Raffaele Imperiale attende di essere inserito in un circuito di protezione definitivo. Serve il via libera con i pareri della Procura di Napoli e della stessa Procura nazionale antimafia, che ha assunto il coordinamento di questa frontiera investigativa che riguarda altri uffici distrettuali italiani, ovviamente per evitare inutili sovrapposizioni. Una vita ad Amsterdam, dove acquistò le due opere di Van Gogh rubate dal museo nazionale nel 2002, per poi passare a Dubai, dove venne catturato nel 2021. Caccia a circa 400milioni di euro, in uno scenario che passa attraverso il ruolo di insospettabili in possesso di codici di accesso alle cryptovalute. Ora la mossa del commercialista milanese, round per lo Stato, si segue l’odore dei soldi. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA