Castellammare di Stabia, l’ex padrino dei narcos il grande accusatore degli «amici» Cesarano

Le rivelazioni di Raffaele Imperiale, il boss dei Van Gogh, alla base dell’indagine della Dda

Raffaele Imperiale, il boss dei Van Gogh
Raffaele Imperiale, il boss dei Van Gogh
di Dario Sautto
Martedì 11 Luglio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 15:55
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«Decisi di raggiungere mio fratello in Olanda dopo aver picchiato il figlio di un boss che andò in coma. Fui costretto a cambiare aria perché il clan Cesarano non poteva più proteggermi. E da bambino fui vittima di un tentativo di rapimento».

Racconta i suoi trascorsi stabiesi Raffaele Imperiale, il boss dei Van Gogh. Lui, nato a Castellammare di Stabia da una famiglia di imprenditori edili – suo papà Ludovico è morto alcuni mesi fa – ha ricostruito i suoi trascorsi giovanili, i rapporti familiari con la camorra della zona e le conoscenze tra gli altri con i boss Ferdinando e Gaetano Cesarano, oggi entrambi al 41-bis per scontare decine di ergastoli. È partito dai suoi ricordi giovanili Imperiale nel ricostruire fatti vecchi e nuovi della camorra stabiese, fino a diventare di fatto con le sue rivelazioni il regista dell’inchiesta che ieri ha portato in carcere 18 esponenti del clan Cesarano. 

I rapporti con il clan Cesarano tornano anni dopo, come ricostruito nel corso delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Castellammare e come confermato dal verbale di interrogatorio confluito nel fascicolo della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (sostituto Giuseppe Cimmarotta).

Nel 2019 – ha raccontato Imperiale – suo cugino, titolare di una ditta edile, era stato vittima di una richiesta di pizzo. «Volevano 50mila euro – ha spiegato Imperiale –. Chiesi aiuto al clan Amato-Pagano e il boss Vincenzo Cesarano ‘o mussone prese le distanze dalla richiesta. Per ringraziarlo, tramite un emissario di Bruno Carbone, gli mandai 20mila euro in un cesto di Natale. In realtà gli volevo mandare 50mila euro, ma Carbone disse di non esagerare».

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E poi il passato. «Li ricordo da giovani a bordo piscina, frequentavano casa mia». Uno dei primi verbali resi all’Antimafia dall’ex super trafficante catturato a Dubai dopo anni di latitanza dorata raccontano risvolti inediti sul giovane Raffaele Imperiale. Innanzitutto, la disavventura da bambino: «Alcuni cani sciolti di Gragnano o di Casola – ha rivelato Imperiale – tentarono di rapirmi. Mio padre era un costruttore e, per lavorare tranquillo, pagava tutti. Ha costruito palazzi a Castellammare e un parco (un intero quartiere che porta il suo cognome, ndr) a Gragnano. Ricordo che regalava anche appartamenti ai camorristi ed è stato presidente della Juve Stabia. Molti affiliati ai D’Alessandro e ai Cesarano frequentavano casa mia». 

La villa Imperiale, lì dove nel 2016 furono ritrovati i due quadri di Van Gogh rubati ad Amsterdam nel 2002, si trova in traversa Pozzillo, periferia nord di Castellammare, zona dove il malaffare è appannaggio del clan Cesarano. Non lontano abitano alcuni dei più pericolosi affiliati al clan, che estende i suoi interessi sul mercato dei fiori di Pompei. «A casa mia venivano i figli dei D’Alessandro, Liberato Paturzo, Renato Battifredo, gli Spagnuolo, ma anche i boss Ferdinando e Gaetano Cesarano» ha raccontato Raffaele Imperiale. E con i Cesarano nasce la prima «esperienza» di camorra: «Spacciavo droga a Pompei con Vincenzo Procida» ha raccontato agli inquirenti. Affiliato al clan Cesarano e poi collaboratore di giustizia, Procida è morto in un misterioso incidente prima di una testimonianza. 

«I miei genitori volevano per me una vita retta – ha spiegato Imperiale – . Ricordo di un ragazzo che veniva a comprare droga da me e che fu picchiato selvaggiamente da me, Procida e un altro. Questo ragazzo andò in coma e, siccome era figlio di un boss di Santa Maria la Carità, lui si rivolse ai Cesarano per chiedere soddisfazione, così Gaetano Cesarano chiamò mio padre per dirgli che il clan non poteva più proteggermi e che quindi la soluzione migliore era che mi allontanassi. Così mi trasferii in Olanda, dove mio fratello aveva un coffee-shop». L’episodio segna la vita di Imperiale e avvia la scalata ai vertici della più potente cupola del traffico internazionale di droga. 

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