Estorsioni a Castellammare, duro colpo al clan Cesarano: 18 arresti

Tra le vittime degli estorsori anche un familiare del collaboratore di giustizia Raffaele Imperiale

Carabinieri
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Lunedì 10 Luglio 2023, 07:02 - Ultimo agg. 14 Luglio, 14:32
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Dalle prime luci dell’alba i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia stanno eseguendo una misura cautelare emessa dal GIP del tribunale di Napoli su richiesta della DDA partenopea a carico di 18 persone ritenute appartenenti al clan “Cesarano”.

Tra gli svariati reati contestati anche quello di estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa ai danni di imprenditori e negozianti dell’area stabiese. Tra le vittime anche un familiare del collaboratore di giustizia Raffaele Imperiale.

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Le indagini, iniziate nel giugno del 2020, hanno consentito di fare luce sull'esistenza di un gruppo criminale - originariamente incardinato nel clan Cesarano - protagonista, a Castellammare di Stabia ma non solo di una serie di estorsioni in danno di commercianti e attività imprenditoriali accanto a una florida attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

I primi provvedimenti cautelari dell'inchiesta dei carabinieri e della DDA risalgono all'ottobre del 2021 e alcuni imputati sono stati anche condannati al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. Al vertice del clan c'erano Vincenzo Cesarano, Luigi Belviso e Giovanni Cafiero. Vincenzo - cugino dei boss Ferdinando e Gaetano Cesarano, entrambi detenuti al 41 bis - gestiva la cassa del clan.

Giovanni Cafiero, invece genero di Gaetano Cesarano, si occupava del sostentamento dei detenuti e del recupero dei crediti maturati dagli imprenditori.

Nel 2021 Belviso ha anche tentato, ma senza successo, di separarsi da Vincenzo Cesarano, e di assumere la guida del clan avvalendosi del consenso dei boss fondatori dei clan Cesarano, acquisito con l'intermediazione di Giovanni Cafiero.

I profitti delle attività illecite venivano riciclati in beni mobili e in settori imprenditoriali di natura lecita come quello del noleggio auto, quello nautico e quello edile- immobiliare. Le indagini, infine, hanno consentito di fare piena luce su una rapina a mano armata avvenuta a Pompei (di cui è ritenuto responsabile Luigi Belviso) e su un tentato omicidio, per il quale era stato ipotizzato un movente passionale (di cui è ritenuto il mandate Guglielmo De Iulio, anche lui destinatario di un arresto in carcere) che ha già visto la condanna dei due esecutori materiali. De Iulio sarebbe il mandante del tentato omicidio di un imprenditore stabiese ma per una diatriba relativa alla compravendita della periferia nord di Castellammare di Stabia. Documentato lo spaccio di droga e anche la responsabilità di quattro indagati che avrebbero utilizzato dei cellulari, illecitamente introdotti all'interno del carcere di Napoli Secondigliano, per comunicare con l'esterno. 

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