Napoli, sabotaggio all'ospedale Cardarelli: dietro il raid un infermiere sotto stress

Napoli, sabotaggio all'ospedale Cardarelli: dietro il raid un infermiere sotto stress
di Ettore Mautone
Martedì 26 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:31
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Venti posti letto, distribuiti tra un'unità di emodinamica interventistica (deputata alle disostruzioni delle arterie coronarie in corso di infarto acuto o anche durante le procedure prenotate in elezione) e il reparto di terapia intensiva coronarica attrezzato con le più sofisticate apparecchiature di supporto al circolo cardiaco e per l'interventistica nei distretti vascolari periferici. A queste si aggiunge un'area di cardiologia di pronto soccorso, dove sono spesso presenti anche barelle, che drena i pazienti dall'emergency al piano terra che accoglie spesso pazienti critici. Come quello salvato a febbraio dal primario Ciro Mauro che, nel rispondere al telefono in medicheria, si è accorto che un tracciato di un paziente aveva qualcosa di grave che non andava. Ma il sistema di allarme non aveva suonato. Dai controlli tecnici, come raccontato dal Mattino, è poi emerso uno strano sabotaggio della centralina salvavita di controllo dei pazienti. In una porta della centralina di monitoraggio, nel sito destinato alle cuffie, è stato ritrovato un ferretto. La telemetria ha così escluso il sonoro dell'allarme. La Procura sta tentando di far luce sul caso e le indagini si stanno concentrando anche sugli infermieri e sul personale paramedico: l'ipotesi è che dietro il sabotaggio ci possa essere qualche operatore particolarmente stressato e infastidito dal suono dell'allarme.
 
Una manomissione scoperta dal primario Ciro Mauro che ha prima salvato il paziente andato in arresto cardiaco e poi denunciato l'accaduto in Procura. «Da cardiochirurgo - commenta Enrico Coscioni, consigliere del presidente della giunta Vincenzo De Luca per la sanità - conosco quelle apparecchiature e non trovo una ragione plausibile all'inserimento di una graffetta che silenzia il sistema di monitoraggio. Gli allarmi si sovrappongono ad altri sistemi di controllo. Un presunto artefice si sarebbe complicato la vita da solo facendo ricadere su se stesso la responsabilità di un eventuale evento avverso. Credo dunque che bisogna chiedersi cosa sia effettivamente avvenuto prima di formulare giudizi ed esprimere opinioni». Una cosa diversa dai sabotaggi avvenuti alla Asl Napoli 1 secondo Coscioni: «Lì sembra emergere un intralcio a un'azione amministrativa di risanamento e di legalizzazione. Al Cardarelli, invece, o si pensa a una mente perversa e folle o a qualcosa di molto banale».

Sono grandi numeri quelli che caratterizzano l'attività clinica e assistenziale della Cardiologia del Cardarelli. Un reparto modello, dal punto di vista assistenziale, quello diretto da Ciro Mauro. Qui in dieci anni, tra il 2008 e il 2018, sono state elevate da circa 80 a oltre 500 le procedure di angioplastica primaria eseguite ogni anno. Una crescita quantitativa e qualitativa costante dell'attività clinica e operativa riconosciuta ufficialmente anche dall'Agenas e con un premio da parte della società scientifica che rappresenta la disciplina. Da anni quel reparto è inserito nella top ten in Italia dei laboratori di emodinamica per numero di angioplastiche primarie in corso di infarto miocardico acuto eseguite in un anno e per numero di abitanti, superando centri di alta specialità come Modena, Bologna, Ferrara, Perugia e ponendosi in coda solo al centro cardiologico fondazione Monzino di Milano.

Ciro Mauro è anche direttore dei dipartimento di emergenza. Un carattere forte che deve fronteggiare le gravi carenze che si registrano nella prima linea rappresentata dal Pronto soccorso e dall'Osservazione breve dove da aprile ci saranno turni scoperti. E anche nel suo reparto a dispetto dell'eccellenza si scontano carenze di personale medico e infermieristico che fanno aumentare a mille lo stress e il burn-out in routine di lavoro incessanti e di grande impegno professionale. Il tutto inserito in uno scenario in cui le discipline di trincea scontano, secondo un recente studio dell'Anaao su scala nazionale, buchi di organico per centinaia di unità da qui ai prossimi 5 anni.
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