Napoli, ecco gli schiavi della monnezza: separano a mano la differenziata

Napoli, ecco gli schiavi della monnezza: separano a mano la differenziata
di Paolo Barbuto
Venerdì 23 Agosto 2019, 08:00 - Ultimo agg. 17:02
3 Minuti di Lettura
Il piccolo compattatore si avvicina, il cassone viene sollevato e tutti i sacchetti finiscono per terra. Attorno alla montagnella di immondizia si raduna un piccolo gruppo di uomini: iniziano ad aprire ogni sacchetto infilando le mani tra l'immondizia putrescente, alcuni non hanno mascherine di protezione, altri sono senza tuta.
 

Siamo all'interno della ex Icm a via Nuova delle Brecce: qui un tempo c'era una fabbrica, adesso c'è un sito di stoccaggio dell'Asìa che dovrebbe essere temporaneo e invece è diventato fisso. Quelle persone che infilano le mani dei sacchetti sono differenziatori di differenziata, lavoratori chiamati a rimediare agli errori di conferimento da parte dei cittadini.
 
Le foto che vedete in questa pagina sono tratte da una serie di video diffusi il 16 agosto da Francesco Napolitano del sindacato Filas, Federazione italiana lavoratori servizio ambiente. Si tratta di una sigla piccola ma estremamente battagliera: «Inammissibile, inconcepibile quello che succede in quel sito - scrive con rabbia Napolitano - il sindaco perché non fa una passerella anche lì? Si vergogni, lui e i vertici Asìa Napoli. Queste immagini vanno condivise perché tutti devono vedere questo schifo e questo scempio».

La vicenda era stata al centro di una modesta onda di tensione sindacale poco prima di Ferragosto quando la Rsu di Asìa diffuse un comunicato in cui segnalava la possibilità ventilata dall'Azienda di «inviare due lavoratori per distretto presso la struttura di stoccaggio denominata Icm (una vera bomba ecologica) per scartare rifiuti indifferenziati dai rifiuti organici conferiti in modo errato. Forse non ci si rende conto - scriveva la Rsu - che si tratta di un vero e proprio agguato alla salute dei lavoratori».

Secondo i sindacati, adesso non sarebbero più i lavoratori di Asìa ad occuparsi di questa assurda operazione ma sarebbe stato trovato un accordo con un'azienda esterna che manderebbe personale ad effettuare la selezione.

Dietro questa vicenda ci sono, secondo i sindacati che si battono, una serie di errori a catena: il primo è quello che viene commesso dai cittadini quando conferiscono in maniera errata il materiale differenziato, il secondo sarebbe attribuibile ai lavoratori che prelevano quei sacchetti mentre dovrebbero lasciarli in carico ai cittadini che li hanno conferiti spiegando i motivi del mancato ritiro e chiedendo di effettuare correttamente la differenziata. Si tratta di una operazione importante perché, a fronte di un grande impegno iniziale, si giunge ad un momento in cui ogni cittadino impara a conferire in maniera adeguata. Del resto le esperienze nelle città più virtuose d'Italia insegnano che, dopo un periodo di scuola, ai cittadini più riottosi può essere comminata una multa che funge da definitivo deterrente agli errori di differenziazione.

A Napoli, invece, piuttosto che impegnarsi in un periodo complesso di insegnamento e di eventuali sanzioni, s'è trovata la soluzione degli schiavi della differenziata: nessuna offesa nei confronti di quelle persone, ovviamente. Chi ha bisogno di guadagnare e lavora per portare a casa uno stipendio merita sempre infinito rispetto, come quello che va mostrato anche per chi passa le giornate con le mani nei sacchetti.

Piuttosto c'è da fare qualche domanda a chi ha deciso di far compiere quell'operazione: non dubitiamo che sia effettuata nel rispetto di ogni norma, ma è uno spettacolo indecente. Il fatto è che il momento sul fronte dei rifiuti, in città, è estremamente delicato: alle porte c'è una crisi che potrebbe avere conseguenze devastanti, attualmente il tema della differenziata è estremamente caldo e i fari sono puntati proprio su questa fase della gestione dell'immondizia. Così quegli uomini che per mestiere vanno a eliminare le buste non compostabili e il materiale che non ha a che vedere con l'umido, sono drammaticamente necessari per cercare di far funzionare la differenziata, anche se sono aggrediti dai gabbiani, lavorano tra miasmi sotto il sole e, certe volte, non usano nemmeno tuta e mascherina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA