Coronavirus, Napoli si spegne alle 18: giù le saracinesche dei bar, le pizzerie resistono per l'asporto

Coronavirus, Napoli si spegne alle 18: giù le saracinesche dei bar, le pizzerie resistono per l'asporto
di Paola Marano
Lunedì 26 Ottobre 2020, 21:40 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 07:01
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Via Toledo ore 17.30. Manca mezz’ora allo scadere delle 18. I bar storici di piazza Trieste e Trento già iniziano a impilare le sedie dei tavolini a disposizione del servizio per il pubblico. “Non sappiamo fino a quando riusciremo a resistere”, dice Raffaele, titolare del Vero caffè del Professore con lo sguardo rivolto in parte al brulicare di persone rimaste a passeggio per l’arteria principale dello shopping - illuminata grazie alle altre attività commerciali al momento esentate dall’ultimo Dpcm del governo -  e in parte ai blindati della polizia che costeggiano l’accesso di una piazza Plebiscito in protesta. Ma la città si spegne poco a poco.

 

Ore 17.45, piazza Carità.

Nell’antica pizzeria Mattozzi il forno continua ad essere accesso. “La pizza napoletana si mangia la sera e non la mattina. Solo con l’asporto non potremo andare avanti – racconta Paolo Surace, proprietario del locale e consigliere Fipe – io resterò aperto per prestigio e per cercare di aiutare il più possibile. Penso a una persona di 70 anni che non sa cucinare, non possiamo non mandargli una pizza a casa. Dobbiamo mantenere luce in questa città, perché un nuovo lockdown non ce lo possiamo permettere”. Nel bar di fronte è una corsa contro il tempo: si servono gli ultimi caffè al banco come se fosse una staffetta: “La municipale è già venuta due volte a ricordarci di smettere di servire allo scoccare delle 18 – dice il barista- sarà impossibile continuare così”. Le luci di Napoli si spengono intanto col passare dei minuti. Basta inoltrarsi di poco verso il centro storico per respirare un’area molto simile a quella che ha accompagnato i mesi di chiusura della scorsa primavera.

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Piazza Bellini, luogo simbolo della movida studentesca e non solo. Le fatidiche ore 18. Le sarracinesche dei locali presi d’assalto durante l’ora dell’aperitivo sono già tutte giù. Anche il Bar dell’epoca, meglio conosciuto come Peppe Spritz, ha già chiuso i battenti. In strada qualche gruppo di ragazzi fa capannello per una sigaretta in compagnia, qualche passante è a spasso con il cane. Se l’asporto, previsto fino alle 22.30, è un paliativo per alcuni, di sicuro non lo è per altri. "E cosa consegno a domicilio, il caffè? – si chiede Marianna Stanzione, proprietaria del Caffe' di Mary, in piazza Miraglia - Questo è un bar del centro storico che vive di turisti. Le birre si comprano al supermercato e la gente se le beve a casa. In più qui abbiamo la Ztl attiva e spesso le compagnie di delivery rinunciano alle chiamate perché non hanno l’accesso per arrivare fin qui. Di questo passo non riuscirò a rimanere aperta più di una settimana. Da Conte è arrivata una condanna".

Via dei Tribunali, ore 18.30. Regna il deserto. Tra i pochi a resistere per l’asporto c’è la pizzeria di Matteo. I dipendenti, circa 20, tutti in cassa integrazione, siedono intorno a un tavolo a osservare il vuoto che la fa da padrone. "E' deprimente vedere cosi' questa strada e non poter accogliere clienti - racconta Edoardo Ammendola, amministratore della pizzeria - siamo sull'orlo del precipizio da tutti i punti di vista. Oggi a pranzo sembrava una domenica pomeriggio, per strada non c'era nessuno". Ammendola punta il dito contro quello che definisce un lockdown mascherato. "O dentro o fuori: il lockdown si fa o non si fa - aggiunge - questa mezze misure non sono utili a nessuno".

A via Benedetto Croce il locale di una nota catena di bar e pasticceria sfida il decreto e alle 19 è ancora aperto. “Il nostro titolare è a piazza Plebiscito a manifestare - racconta un dipendente - attendiamo il suo ritorno e nel frattempo serviamo solo dolci da asporto incartati”. Ma si tratta di un caso isolato. Troppo alto il costo di una multa in questi tempi di incertezza.

Gesù, ore 19.15. In piazza resta un gruppo di bambini che gioca a pallone. Tutto intorno è silenzio. La città ridà cenni di vita soltanto al ritorno su via Toledo grazie all’apertura di negozi di abbigliamento e alimentari. E a Piazza Trieste e Trento la serranda de Il Vero Bar del Professore è già abbassata da un po’.

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