Napoli, le scuse del becchino canterino: «Ho sbagliato e mi vergogno, perdonatemi»

Napoli, le scuse del becchino canterino: «Ho sbagliato e mi vergogno, perdonatemi»
di Oscar De Simone
Domenica 22 Settembre 2019, 20:00 - Ultimo agg. 23 Settembre, 18:53
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«Chiedo scusa a tutti perché quello che vedete nel video è una brutta scena. È qualcosa di veramente indegno che non si ripeterà mai più». È sconvolto Salvatore Palumbo, 'o cardillo per gli amici, e si scusa con chiunque incontri per strada. Il video che lo ritrae alla guida di un carro funebre, mentre canta a squarciagola canzoni neomelodiche, gli ha sconvolto la vita e ora cerca in qualsiasi modo di ribadire che si è trattato di un grave errore. Uno sbaglio nato per caso e che – in poco tempo – lo ha trasformato nel “bersaglio della rete”.

«Sono mortificato – ripete quasi in lacrime – e non so più come dirlo. In queste ore sia io che la mia famiglia, siamo al centro di insulti e minacce che non ci fanno stare tranquilli. Posso assicurarvi che dietro di me non c’era ancora la salma e solo per questo mi sono permesso di scherzare. Certo, si tratta di una cosa orrenda che non pensavo prendesse questa piega. Ma non ho voluto insultare o mancare di rispetto a nessuno. Anche dai miei colleghi non mi aspettavo un trattamento simile».
 

Da due giorni, Salvatore 'o cardillo è al centro delle ingiurie di chi si su internet si è sentito offeso dal suo comportamento. Da chi lo ritiene responsabile di un video girato dai colleghi, di cui adesso non si fida più.

«Mi hanno tradito - continua - e sono addolorato anche per questo. Lo hanno diffuso a mia insaputa. Non lo avrei mai fatto se li dietro ci fosse stato un defunto. In tanti anni di lavoro non mi sono mai permesso di fare cose del genere, per il ruolo che rivesto e per il rispetto che ho per tutte le famiglie che soffrono. Adesso voglio solo cercare di superare questo momento perché sto vivendo un incubo. Un brutto sogno da cui spero di svegliarmi presto. Ma intanto continuerò a chiedere scusa a tutti quelli che si sono sentiti oltraggiati e derisi dal mio comportamento».
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