Negata la gita scolastica alla studentessa disabile: «Manca l'auto speciale»

L'amarezza della madre

Disabili
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di Giuliana Covella
Giovedì 8 Febbraio 2024, 09:11
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Non ha potuto partecipare alla gita scolastica, perché manca l'auto sulla quale trasportarla. Così la madre della ragazzina ha deciso di andare dai carabinieri e sporgere denuncia. È l'odissea di una minore disabile, G.C., di 14 anni, che si è vista costretta a rinunciare a un momento di svago con i suoi compagni di classe perché non esiste il mezzo con il quale accompagnarla. Secondo quanto racconta la mamma, Fabiana Sestri, 40enne, madre di un altro bimbo più piccolo e impiegata in un'azienda di abbigliamento come addetta alle vendite, sarebbe il secondo anno consecutivo che alla figlia viene negato questo diritto: «Lunedì sono andata a prenderla a scuola - spiega - e mi è stato comunicato che anche quest'anno G. non avrebbe potuto partecipare alla gita. Mi chiedo: è questa l'inclusione? Dov'è lo Stato? Dov'è il rispetto dei nostri diritti come genitori di minorenni disabili?».

La donna, che vive insieme ai due figli in casa dei nonni, «perché non possiamo permetterci di pagare un fitto con tutte le spese che devo affrontare e dobbiamo arrangiarci nella stanza dove ho vissuto da ragazza», si è rivolta ai legali Sergio Pisani e Cecilia Gargiulo che la seguono insieme all'associazione "La battaglia di Andrea", da anni in prima linea nella lotta a difesa dei bambini disabili. Mentre la vicenda ora è all'attenzione dei militari dell'Arma e della IV sezione della Procura partenopea, che tutela le cosiddette "fasce deboli" ed è guidata da Raffaello Falcone.

«Non voglio più tornare a scuola, forse il problema sono io? Perché sto una sedia a rotelle?». Era affranta e si sentiva addirittura in colpa, la 14enne affetta da tetraparesi che si è vista negare la gita scolastica che tanto aspettava per l'indisponibilità di un veicolo speciale in grado di poterla accompagnare in teatro a vedere, con i suoi compagni di classe, uno spettacolo inclusivo, scelto appositamente per lei. Una reazione, per fortuna rientrata, («mamma, per favore, non mi cambiare la scuola», ha poi detto) scattata quando la madre, stanca di subire si è recata dai carabinieri per denunciare l'episodio. Ai militari, nella caserma del quartiere Vomero, Fabiana ha riferito di essere venuta a conoscenza dell'accaduto solo a cose fatte, in pratica il pomeriggio precedente il giorno della gita.

La ragazzina, consapevole che sarebbe rimasta sola, ha comunque scelto di andare a scuola ed è stata accolta in un'altra classe, frequentata da un'altra liceale come lei disabile. E lì l'ha trovata la madre quando è tornata a prenderla. «Quando piuttosto adirata sono andata dalla dirigente scolastica per chiedere spiegazioni - ha raccontato all'Ansa la donna - sono stata allontanata». Secondo il racconto reso in caserma, dov'è andata anche con la figlia («voglio venire anch'io, si tratta dei miei diritti», ha detto la ragazzina alla madre), non è la prima volta che la 14enne rimane a scuola mentre i suoi compagni vanno in gita.

«Per noi è una guerra continua - commenta affranta la 50enne - tutti se ne lavano le mani e la vicenda della scuola è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi nefasti. Sono divorziata e madre di due minori di 10 e 14 anni che sto crescendo praticamente da sola con appena mille euro al mese. E lo Stato non mi aiuta. Ho dovuto acquistare con i miei risparmi una vettura, costata 40mila euro, per non tenere mia figlia chiusa in casa e non riesco a sbloccare gli arretrati di due anni di aiuti, il 2018 e il 2019, che adesso mi farebbero veramente comodo, visto che non sono riuscita a pagare l'assicurazione del veicolo».

La liceale - affetta da una tetraparesi dispastico sistonica - non voleva rinunciare alla scuola, che riempie la sua giornata e le consente un minimo di socialità. Un desiderio che ha comportato un grande sforzo economico per la mamma la quale è stata costretta a comprare di tasca propria un tablet che, come il banco specifico, sono necessari a causa della sua disabilità. «Tengo però a precisare che la sedia, avuta dall'Asl, è quella sua personale - dice Fabiana - per il resto non ho più nemmeno gli assegni di cura che sono bloccati perché si aspetta la delibera regionale». L'istituto, sempre secondo la donna, non avrebbe provveduto finora neppure a mettere a disposizione una figura professionale per l'assistenza: «Non è possibile che debba portarmi mia figlia a casa, perché non trattiene i bisogni dato che manca l'assistente materiale di sostegno».
 

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