Omicidio a Mergellina, zero telecamere: il pressing di residenti e imprenditori

«Le forze dell'ordine ci chiedono le registrazioni delle nostre telecamere, perché non utilizzano le telecamere stradali?»

Un cuore davanti allo chalet di Mergellina
Un cuore davanti allo chalet di Mergellina
di Gennaro Di Biase
Venerdì 24 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 15:05
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«Servono subito più telecamere a Mergellina». L'appello arriva, in coro, sia da Massimo Luise, manager del gruppo Luise che gestisce il prestigioso molo nella curva in cui si è consumato l'omicidio del 18enne Francesco Pio Maimone, sia dagli abitanti del quartiere. Passano i giorni, ma non passa lo sconcerto per l'omicidio del 18enne Francesco Pio Maimone, a cui ieri si è aggiunto un altro dramma: è morto il figlio del boss che era stato ferito due settimane fa proprio a Mergellina.

Scene da Gomorra la Serie, ma siamo a Mergellina. A raccontarle sono i membri del comitato di residenti del paradiso sul mare diventato un mix tra il Far West e Fast&Furious. «A diversi di noi è capitato di prendere un caffè in uno degli chalet sotto casa - racconta Maria Pia Laino, portavoce di Salviamo Mergellina - quando dei ragazzini estraggono le pistole dai pantaloni e le posano sui tavolini del bar». 

Yacht di lusso ormeggiati al molo Luise.

E, appena usciti dal molo, nella piazzetta della curva, i chioschetti per i ragazzini armati. La Napoli delle contraddizioni, in questa fetta di Mergellina, emerge in tutta la sua realtà. La degenerazione è cominciata con la pandemia: «La vicenda di Mergellina è molto brutta - argomenta Massimo Luise - Non voglio fare polemica con i commercianti, ma effettivamente ribadisco che sono almeno tre anni, cioè dall'avvento del Covid che ha chiuso le discoteche e portato i giovanissimi ad assembrarsi in riva al mare, che chiedo più sicurezza. La discoteca all'aria aperta non è più ammissibile». Una degenerazione annunciata. «C'è una responsabilità dei mancati controlli - prosegue Luise - ho personalmente più volte segnalato che ci fossero situazioni di malavita nella zona, ma non è intervenuto nessuno. Abbiamo segnalato la presenza di bossoli in strada almeno tre volte solo dall'ultima estate. Le forze dell'ordine ci chiedono le registrazioni delle nostre telecamere. Perché, mi chiedo, non utilizzano le telecamere stradali? Sono puntate male, forse, oppure non sono attive. Servono subito più telecamere, oppure occhi elettronici puntati meglio sui luoghi da sorvegliare».

 

Il matrimonio tra baby-camorra e Mergellina è iniziato con la pandemia ed è proseguito fino a oggi. La Mergellina sana, quella dei residenti e dei professionisti, vive infatti da mesi con la paura in tasca. «Le telecamere non sono abbastanza - prosegue la Laino - Mi ritrovo a telefonare di continuo alla polizia di notte, quando inizia un caos allucinante. Mi chiedono di mandargli foto e video. Ma perché non si pensa a puntare telecamere pubbliche dove si sfida la legalità ogni volta che si può? Di giorno le pattuglie ci sono, di notte non passa quasi nessuno. Serve un presidio fisso. E servono le telecamere accese di notte sull'ingresso di quei chioschi. Quella curva di Mergellina sembra Scampia. Qui c'è una sfida continua alla civiltà. Hanno consegnato Mergellina ai clan». «Questi ragazzi vengono in assetto di guerra, con coltelli e pistole - continua Luise - È così complicato allestire un presidio fisso o controlli straordinari per controllare chi è armato e chi no? Da parte nostra e della società civile servono tentativi di inclusione che generino posti di lavoro e creino un circolo virtuoso che possa far comprendere ai giovani che esistono opportunità importanti in questa città, e la nautica è una di queste».

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L'assurdità immotivata della tragedia di Maimone non mette in secondo piano l'altra grave tara della sicurezza a Mergellina: il caos della circolazione e i rodei dei teenagers, che hanno versato più volte sangue sull'asfalto di via Caracciolo e dintorni negli ultimi mesi. Le due questioni, l'anarchia delle auto che sfrecciano sul lungomare e il covo dei clan, sono intimamente connesse. Da mesi. «Davanti agli chalet si organizzano dei veri propri giri di scommesse per le corse in auto o moto clandestine - argomenta l'avvocato Carlo Grezio, residente di Mergellina e membro del comitato Salviamo Mergellina - l'area, tra Largo Sermoneta e la curva dei chioschi, diventa un circuito per veicoli che partono in sincro. Chi ultima per primo il giro vince e fa vincere chi ha scommesso su di lui. Si parte dal lato Sermoneta, si passa dalla curva del molo Luise e si fa il giro degli chalet. Le marmitte sono modificate e fanno molto rumore». «Per scoraggiare queste corse e per arginare la violenza servono più telecamere - conclude Grezio - Le istituzioni ci hanno invitato a consulte sul decoro delle spiagge, ma non ci hanno coinvolto nell'installazione dei passaggi pedonali rialzati che avevano promesso. A oggi ci sono solo delle strisce a terra». 

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