Rapinato il patron dell'AfroNapoli: era in auto con la moglie incinta

Rapinato il patron dell'AfroNapoli: era in auto con la moglie incinta
di Maria Pirro
Lunedì 13 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 10:02
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Il cerotto sul labbro superiore nasconde i due punti di sutura, non l'amarezza. «Queste sono le cose che ti succedono se vivi nella città più bella del mondo ma totalmente abbandonata dallo Stato». Inizia così il racconto che Antonio Gargiulo, 47 anni, presidente della squadra Afro-Napoli United e della cooperativa Gesco, pubblica su Facebook il giorno dopo la violenta rapina subita a Capodimonte, corredando la denuncia con la foto che mostra la ferita.

Che cosa è accaduto?
«Intorno alle 9 di sera ero in auto, nel traffico, fermo al semaforo di via Capodimonte, all'incrocio con via Miano».

Era solo?
«No, con mia moglie che è incinta al sesto mese, la sua prima gravidanza. Facile immaginare la paura che ho provato quando, all'improvviso, la mia auto è stata presa di mira da due ragazzi in sella a uno scooter che hanno fatto inversione di marcia».

Due rapinatori.
«Con il calcio della pistola hanno rotto il finestrino dell'Audi Q2 e si sono fatti consegnare denaro, borsa e gioielli, prendendo anche i documenti, il bancomat e la mia collana di acciaio».
 
Bottino?

«Nel portafoglio avevo 300 euro, mia moglie altro denaro. Un buon affare per loro».

Ha opposto resistenza, per questo l'hanno colpita al volto?
«No, assolutamente. Mi hanno ferito con il calcio di pistola dopo aver afferrato denaro e borsa, probabilmente per guadagnare la fuga. Ma meno male che hanno preso a botte me e non mia moglie, già visibilmente scioccata».

È riuscito a imprimere nella mente particolari utili per acciuffare i malviventi?
«Magrolini, neanche ventenni. Entrambi avevano il volto coperto dal casco e indossavano vestiti scuri. Difficile ricordare il modello dello scooter, considerata la concitazione del momento».

C'erano altri automobilisti al semaforo?
«Sì, alcuni mi hanno chiesto se avevo bisogno di aiuto, quando mi hanno visto sanguinare: subito dopo la rapina, sono sceso infatti dalla vettura per lo choc e il vetro in frantumi».

È stato in ospedale?
«Ho raggiunto il pronto soccorso del Cto, dove mi hanno chiuso la ferita con due punti. Sette i giorni di prognosi».

Ha presentato denuncia?
«Ho tentato di farlo la sera stessa, non è stato possibile. La mattina ho raggiunto il commissariato di via Ottocalli e mi hanno detto di andare direttamente in questura, in via Medina: lì, nel tardo pomeriggio, ho riferito l'accaduto».

È amareggiato?
«Sconfortato. Fa rabbia sentirsi impotenti e, a giudicare dai commenti di amici e conoscenti, le rapine sono frequenti al semaforo di Capodimonte, e i fatti anche molto più gravi. Questa volta è capitato a me e mia moglie, ma in zona non ho visto nemmeno una volante. Di questo dovrebbe interessarsi il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, anziché preoccuparsi dei migranti e dei selfie in campagna elettorale. Occorre garantire più sicurezza, rafforzando i presidi e i controlli sul territorio».
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