Morto in piscina al matrimonio, l'ultimo selfie del piccolo Davide

Morto in piscina al matrimonio, l'ultimo selfie del piccolo Davide
di Gennaro Del Giudice
Giovedì 25 Luglio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 26 Luglio, 16:25
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«Davide, voglio Davide» sono le uniche parole che mamma Rosa riesce a pronunciare mentre una parente l’abbraccia e un’altra le agita un ventaglio davanti al viso. Sussurra frasi incomprensibili, seduta su una sedie a rotelle. Addosso ha un lenzuolo verde dell’ospedale che le copre il vestito rosso da cerimonia. Ha lo sguardo fisso verso l’ingresso del pronto soccorso del “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli dove pochi minuti prima i medici le hanno detto che per Davide non c’era nulla da fare.
 
Dietro, disteso su una barella c’è l’altro figlio, di qualche anno più grande di Davide che dopo aver fissato il padre, che a torso nudo urla e impreca andando avanti e indietro, inizia a piangere a dirotto. Nel frattempo familiari e amici in abiti da cerimonia raggiungono alla spicciolata l’ospedale, dove la stradina adibita al passaggio delle ambulanze è bloccata dalle auto. Ci sono almeno cinquanta persone. Oltre al dolore, allo strazio si respira un clima di tensione, c’è chi sussurra di volersi fare giustizia da solo, una rabbia che potrebbe sfociare da un momento all’altro verso qualcosa o qualcuno, tant’è che sul posto ci sono cinque volanti della Polizia, due delle quali più tardi scorteranno fino al Secondo Policlinico di Napoli la salma del bambino. 

Attimi di tensione che si sono registrati anche nei pressi del lido dove ci sarebbe stato un tentativo di aggressione nei confronti dell’animatrice di 21 anni che si era tuffata in acqua per salvare il piccolo Davide. «La piscina non era aperta, non si poteva fare il bagno e gli animatori più volte hanno richiamato i bambini invitandoli a non correre e a non entrare in acqua, ma purtroppo è stato difficile contenerli. C’erano due animatori che avevano la responsabilità di un gruppo di sette, otto bambini la cui età superava i cinque anni. Gli altri più piccoli invece erano sotto la responsabilità dei propri genitori, proprio come nel caso del bambino. Questa è una tragedia che ha colpito tutti noi» fanno sapere dal “KORA pool & beach events”, il ristorante con piscina che sorge sulla spiaggia del Lido Napoli di Lucrino di proprietà del gruppo Laringe.

Qui, all’una e mezza, mentre si attendono ancora notizie dall’ospedale c’è un silenzio surreale a bordo piscina dove alcuni invitati sono ancora seduti a tavola. A terra, all’ingresso della piscina, ci sono ancora i resti di vomito del bambino di otto anni soccorso dall’animatrice che subito dopo ha visto il corpo del bambino di quasi 4 anni galleggiare in acqua. Qui nessuno sa ancora che Davide è morto, le voci sulle sue condizioni sono contrastanti, forse dettate da un filo di speranza. «Stava annegando, è grave, ma non è morto, è in coma» dicono alcuni invitati. Raccontano che la sposa è stata presa da una crisi di nervi, ha tolto il vestito, si è spogliata ed è scappata via. La cerimonia era iniziata in netto ritardo, dopo il suggestivo rito effettuato sulla spiaggetta del lido e l’esibizione di cantanti neomelodici che avevano fatto slittare a mezzanotte l’uscita dei primi piatti previsti nel menù. 

Pochi minuti dopo arriva la notizia: Davide non ce l’ha fatta. I camerieri e i ragazzi della cucina, quelli della security hanno gli occhi lucidi, tra questi c’è una ragazza che qualche ora prima aveva chiesto al piccolo Davide di scattare un selfie con lei perché «quel bimbo era troppo bello». Il locale si svuota in pochi minuti. «Non ci posso credere, queste cose non devono succedere» sono le uniche parole riesce a dire in lacrime un cuoco mentre attraversa il cavalcavia della linea ferroviaria che dal Kora porta alla strada e ai parcheggi di Lucrino, dove poche ore prima mamma e papà Luigi erano corsi con in braccio il loro figlioletto esamine verso le ambulanze.

All’ingresso dello stabilimento c’è anche un gruppo di turisti che alloggiano nei bungalow del lido «Abbiamo sentito urlare e piangere e siamo corsi per capire cosa stesse succedendo, poi abbiamo visto quei genitori disperati che correvano per le scale con il bambino. Una scena che non dimenticherò più» racconta Giuseppe che ha ancora impressi negli occhi momenti. È notte fonda quando, poco dopo le tre, arrivano gli uomini della Scientifica per i rilievi.
 

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