Piscine, a Napoli c'è lo sfratto:
i gestori sono morosi

Piscine, a Napoli c'è lo sfratto: i gestori sono morosi
di Mariagiovanna Capone
Domenica 17 Giugno 2018, 14:57
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I crediti accumulati variano tra i 70mila e 100mila euro. Ma ora, dopo anni di deroghe a convenzioni scadute, controlli e tavoli di concertazione, per i gestori di sette piscine comunali c'è lo spettro dello sgombero entro due settimane. Il Comune di Napoli ha infatti inviato alle società sportive che hanno da oltre 20 anni in gestione le strutture realizzate con l'ex legge 219, quella del post terremoto, un'intimazione di sfratto per morosità. I gestori delle piscine comunali infatti non pagano l'affitto da anni e l'amministrazione, pressata anche dalla Corte dei conti, ha avviato un procedimento di sgombero.

IL PREDISSESTO
La diatriba è annosa, complicata e ora che sembrava in dirittura d'arrivo, è destinata a complicarsi ulteriormente sebbene da Palazzo San Giacomo non si chiude del tutto la porta del dialogo lasciando un varco a conciliazioni e sostegni per i morosi. «Stiamo parlando di assegnatari privi di contratto, morosi da anni, che avrebbero dovuto pagare un affitto mensile di 500 euro - spiega l'assessore allo Sport, Ciro Borriello - «Il totale è di oltre 800mila euro e con un Comune in predissesto e la Corte dei conti che controlla ogni voce, abbiamo dovuto procedere così». L'assessore precisa che «non si tratta di un procedimento di cui non sapevano nulla. Negli scorsi mesi ho tenuto molte riunioni con Coni e Federazione Italiana Nuoto, sia le sedi nazionali che locali. Riunioni cui partecipavano anche i rispettivi rappresentanti delle società che occupano le piscine comunali. Provvedimento che, tutti loro sanno bene, può essere interrotto se decideranno di pagare i crediti, anche con 50 o più rate, per non incidere in una volta sola sul loro capitale. Quindi non posso fare altro che stupirmi se i gestori esternano disappunto e malumore».
Se i gestori sottolineano la discriminazione collegata alla stessa identica cifra (500 euro al mese) per piscine poste al centro città e altre in periferia, in aree fortemente degradate, il Comune risponde affermando che «la stima fu fatta dal Coni che all'epoca decise così. Ma non si può dire: Non pago perché la cifra è ingiusta. La nostra linea è: prima pagate e poi rivediamo tutto il resto. Siamo in predissesto, servono queste cifre dovute al Comune. Sono occupanti senza titolo e se non saranno in regola, non potranno partecipare alla gara di assegnazione degli impianti. Oggi le chiediamo ai gestori delle piscine ma man mano passeremo a tutte le altre tipologie sportive».
E tre su sette avrebbero già iniziato il dialogo con l'assessorato per la rateizzazione delle morosità: si tratta di Circolo Cannottieri che ha in gestione la piscina di via Proto Giurleo, Aquila nuoto che ha la piscina di corso Secondigliano e Circolo Posillipo che gestisce la piscina del corso Vittorio Emanuele. Le altre sono Acquachiara che ha la piscina di via Marco Rocco di Torrepadula, Asd Nantes Club Vomero che gestisce la piscina Galante a Scampia, Rari Nantes che gestisce l'impianto di Poggioreale in via Monfalcone mentre l'impianto Dennerlein in via Repubbliche Marinare è affidato a Sporting club nuoto.

 

LA CONTROFFENSIVA
Dalla Federazione Italiana Nuoto, invece, parlano di «questione ancora aperta». Francesco Postiglione, vice presidente Fin che da Roma ha seguito la questione insieme all'avvocato Paolo Trapanese rappresentante della sede locale, accusano: «Quello che il Comune omette di dire è che queste società nel corso degli anni hanno sostenuto a loro spese manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti, investendo cifre considerevoli. L'amministrazione se n'è lavata le mani e oggi non pensa a quegli investimenti fatti».
Ciò che la Fin vuole sottolineare è che «sugli impianti dell'ex 219 ci sono problematiche troppo diversificate per chiudere il tutto con uno sfratto. A livello legale ci sono gli strumenti per fermare questa decisione e invito invece il Comune a fissare un tavolo di concertazione in cui affrontare la situazione debitoria e garantire alle società di continuare le attività svolte in quegli impianti. Un equilibrio può essere trovato, basta impegnarsi in tal senso».
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