Pizzaiolo volato giù dal quarto piano, dall'autopsia dubbi sull'ipotesi suicidio

Il tragico destino di Granato

Eduardo Granato
Eduardo Granato
di Leandro Del Gaudio
Domenica 15 Ottobre 2023, 10:00 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 08:43
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Dunque, gran parte dei lividi, dei traumi, delle escoriazioni erano sulla parte sinistra del corpo. Fronte, zigomo, mento, spalla, gamba. Quasi tutto a sinistra, pochi altri segni a destra. Strano referto, se parliamo di suicidio. Raramente infatti chi decide di ammazzarsi lo fa gettandosi di fianco. Purtroppo, letteratura scientifica alla mano, chi si lancia nel vuoto, lo fa di faccia o di spalla. Qui invece i segni dicono altro. O suggeriscono piste alternative al suicidio, tengono in piedi tutti i dubbi che da mesi agitano la vita di parenti e amici di Eduardo Granato, il pizzaiolo di 28 anni trovato morto lo scorso gennaio, in circostanze ancora poco chiare.

Una storia strana, perché circondata da silenzi, sospetti e suggestioni. Come è noto, il corpo di Eduardo Granato venne trovato privo di vita la notte del 28 gennaio scorso all'interno del cortile di un edificio di via Duomo, parliamo di un palazzo abitato da cittadini e professionisti estranei a ogni genere di illegalità, che - stando alle indagini - conducono esistenze al riparo da ipotesi di rilevanza penale. Una vicenda sulla quale è opportuno soffermarsi su alcuni tasselli investigativi, alla luce del deposito dell'autopsia eseguita tre mesi dopo sul corpo di Granato. Inchiesta per istigazione al suicidio, la Procura scava su testimonianze e riscontri finora emersi. Nessuno crede al suicidio, alla luce del racconto fatto alla polizia dalle due sorelle e dalla fidanzata, ma anche sulla scorta di una serie di elementi venuti fuori in questi primi mesi di indagine. In sintesi, Eduardo Granato non conosceva nessuno degli inquilini residenti nel palazzo di via Duomo.

Né aveva chiavi o codici di accesso in grado di spalancare il pesante portone che chiude - specie nelle ore notturne - l'ingresso nell'antico stabile. La notte in cui sarebbe deceduto, inoltre, Eduardo era in procinto di tornare a casa, al punto tale che non è chiaro cosa lo avesse spinto ad imbucarsi all'interno di un edificio sconosciuto, per lanciarsi dal quarto piano. Inchiesta alimentata anche dai quesiti posti dal difensore della famiglia di Eduardo, Luigi Ferrandino (che si muove assieme ai detective dell'agenzia Manisco), che parte dalla testimonianza delle due sorelle di Eduardo, della fidanzata e dei suoi amici più stretti: «Non ha mai manifestato intenti autolesionistici. Eduardo non si è ucciso. In questa storia, c'è qualcuno che è responsabile della sua morte». Inevitabile scandagliare le ultime ore di vita di Eduardo. Quella notte il pizzaiolo aveva incontrato due amici, uno dei quali di vecchia data, per andare a cena fuori. In tre hanno mangiato in un pub del centro storico, consumando un panino, una birra e un amaro a testa. Poi, intorno alla mezzanotte, i tre si salutano. O meglio. Eduardo torna a casa, accettando un passaggio in auto del suo amico storico, che lo lascia in piazza Trieste e Trento, di fronte all'impossibilità di proseguire per i vicoli dei Quartieri.

A questo punto, a Eduardo mancano pochi passi - una quindicina di minuti al massimo - per raggiungere via Tarsia, dove risiede con la propria compagna (che quella notte era in Basilicata da alcuni parenti).

Cosa accade da quel momento? O meglio: cosa spinge il 28enne a fare ritorno sui suoi passi, al punto tale da ripercorrere una lunga fetta di centro storico, per ritrovarsi all'interno di un edificio sconosciuto? Chi gli ha aperto l'ingresso? E per quale motivo, quell'arrampicata fino al quarto piano? Ad aggiungere interrogativi a questa storia, ora ci sono gli esiti di un'autopsia che fotografa lo stato in cui è stato trovato il corpo di Eduardo: lesioni nella parte sinistra, volo atipico, letteratura scientifica alla mano. Ma torniamo alla vita del 28enne. Da qualche mese era stato assunto per un ristorante come chef, sognava anche di mettersi. Prima di morire, quella notte, aveva chiesto alla fidanzata di portare dalla Basilicata farina pregiata per una performance in famiglia. Strana richiesta per uno che medita di farla finita.

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