I Polverino e l'imprenditore si riprendono la supervilla

I Polverino e l'imprenditore si riprendono la supervilla
di Viviana Lanza
Venerdì 24 Maggio 2019, 12:00
2 Minuti di Lettura
Non luogo a procedere, perché i fatti non sussistono. E' una formula ampia quella con il giudice dell'udienza preliminare ha disposto il proscioglimento nei confronti del boss Giuseppe Polverino, ritenuto esponente della camorra maranese, di sua moglie Filomena Schiano e dell'imprenditore puteolano Gennaro Di Razza. Il giudice ha ritenuto che gli elementi agli atti delle indagini non fossero tali da portare la vicenda a dibattimento e ha dunque respinto la richiesta di rinvio a giudizio che la Dda aveva formulato nei confronti dei tre imputati, contestando a vario titolo l'intestazione fittizia di beni e il reimpiego di proventi illeciti con l'aggravante camorristica. Non si farà il processo, quindi. Il boss Polverino, sua moglie e l'imprenditore accusato di aver reimpiegato i soldi del clan nell'operazione per l'acquisto di una lussuosa villa da 18 stanze nel parco delle Rondini, in via del Mare, a Marano, escono da questa vicenda giudiziaria. E con questa decisione scatta anche il dissequestro della villa che torna, dunque, nella piena disponibilità dell'imprenditore Di Razza. E' passata la tesi della difesa (avvocato Diego Di Bonito per Di Razza e avvocati Giovanni Esposito Fariello e Raffaele Esposito per Polverino e Schiano) che ha puntato su una consulenza tecnica per sostenere che l'acquisto della villa - del valore stimato attorno al milione di euro - fu fatto dall'imprenditore nel 2008 con le proprie forze economiche e accedendo a un mutuo di recente rinegoziato in virtù di più vantaggiosi tassi.
 
Ha avuto un iter complesso la vicenda giudiziaria che ruota attorno a questa villa, grande e sfarzosa, immersa nel cuore residenziale di Marano. Per i magistrati l'imprenditore avrebbe fatto da prestanome e la villa sarebbe stata un modo per ripulire soldi del clan Polverino. Indagini patrimoniali avevano portato gli inquirenti a questa ricostruzione. Di qui una prima richiesta di sequestro respinta dal gip e il ricorso con indagini che nel frattempo si arricchirono delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Roberto Perrone e Teodoro Giannuzzi, e di intercettazioni. Ma tutto questo non è bastato a sostenere le accuse contro il boss Polverino, sua moglie e l'imprenditore proprietario della villa. Per conoscere i motivi della decisione bisognerà attendere il deposito della sentenza previsto tra trenta giorni. Intanto alla villa, che fu sequestrata nel novembre scorso con provvedimento confermato anche dal Riesame, sono stati tolti i sigilli: dissequestrata. Era stata data in affitto alla moglie di Polverino per pochi mesi circa un anno dopo l'acquisto, poi affidata a una associazione che adesso non potrà più utilizzarla.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA