Processo ai signori delle tessere del Pd, accuse alla Bossa: «Figlio assunto per un appalto»

Processo ai signori delle tessere del Pd, accuse alla Bossa: «Figlio assunto per un appalto»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 23 Marzo 2018, 10:27
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Non li ha convinti, un anno fa circa, quando si presentò al cospetto degli inquirenti per un interrogatorio a porte chiuse durato diverse ore. E ora dovrà affrontare un probabile processo per turbativa d'asta e per traffico di influenze, nel corso di un filone parallelo dell'inchiesta sui lavori pubblici ad Ercolano. Due accuse a carico di Luisa Bossa, ex esponente della commissione parlamentare antimafia, ex sindaco di Ercolano oltre a venire indicata come uno dei leader storici del Pd vesuviano, un vero e proprio attrattore di tessere e di iscritti negli anni del boom di consenso nel comune ai piedi del vulcano. Due anni dopo i primi blitz della finanza, arrivano gli avvisi di chiusa inchiesta a carico di 27 indagati, tra cui nomi di spicco della politica cittadina, ma anche manager e imprenditori privati.
 
Ma andiamo con ordine, a partire proprio dalla posizione della Bossa, che viene coinvolta nell'ambito della vicenda del restauro di Villa Campolieto, siamo nel cuore del cosiddetto miglio d'oro. In sintesi, l'ex primo cittadino (dal 1995 al 2005), sarebbe stato interessato «all'aggiudicazione dell'appalto in favore della Ati composta da Ediltecna spa e dalla consortium management construction soc coop, nonché della società cooperativa archeologia di Firenze, di cui risultava dipendente il proprio figlio Ciro Calcagno, e interessata alla concessione di subappalti a favore di soggetti alla stessa collegati». Indagine dei pm Valter Brunetti e Celeste Carrano, sotto il coordinamento dell'aggiunto Alfonso D'Avino, la Bossa avrebbe ottenuto la garanzia che il figlio Ciro Calcagno, prestasse attività lavorativa quale dipendente con mansioni di restauratore. Un'accusa che vede coinvolta Luisa Bossa assieme a Paolo Lorenzo Romanello (direttore generale della Fondazione ente ville vesuviane; il geometra Luigi Gaglione, in servizio presso l'ufficio tecnico della Fondazione; gli imprenditori Fabio Faggella e Sabato Nocerino; ma anche Salvatore Solaro, indicato nella doppia veste di ex assessore di Ercolano con delega ai lavori pubblici, ma anche rappresentante della Saab architettura società cooperativa. E non è finita. In questa vicenda dovrà rispondere di turbativa d'asta, un altro ex notabile della vita politica della città degli scavi: parliamo di Mariano Nocerino, rappresentante legale della Ecotrans, ma anche e soprattutto «esponente influente dello stesso partito democratico di Ercolano in rado di controllarne la vicenda mediante un cospicuo pacchetto di tessere per iscritti e già impegnato nella realizzazione di altre opere pubbliche in Ercolano, interessato alla concessione in subappalto di lavori in Ati e\o da società da queste costituite e comunque a sua volta disponibile ad assumere raccomandati della Bossa e di Solaro». Sono loro ad essere accusati per aver turbato l'appalto, sull'onda di «collusioni e doni», per veicolare l'appalto alla Ati Cooperativa archeologia.

È in questa vicenda che gli inquirenti puntano a sostenere anche l'accusa di traffico di influenze, in uno scenario segnato da richieste di raccomandazioni per assunzioni nelle aziende in campo per il restauro per la villa vesuviana. Difesa dal penalista Giovanni Siniscalchi, la Bossa si dice pronta a dimostrare la correttezza della propria condotta, la trasparenza della propria azione politica e amministrativa ad Ercolano. Spiega l'avvocato Siniscalchi: «Prendiamo atto che siamo passati da una originaria accusa di associazione a delinquere e corruzione alla turbativa d'asta e traffico di influenze. Ora alla luce degli atti, dimostreremo l'innocenza della mia assistita». Stessa determinazione da parte degli altri indagati, che hanno venti giorni per replicare alle accuse della Procura. Si tratta di un filone di indagini che riguarda il recupero degli immobili comunali ex clinica Cataldo e comando di polizia municipale, da destinare alla caserma dei carabinieri di Ercolano, nel corso del quale viene coinvolto un altro ex sindaco locale, l'ex primo cittadino Vincenzo Strazzullo. Difesi, tra gli altri, dagli avvocati Alba Basile, Giovanni Cerino, Raffaele Costanzo, Lucilla Longone, Carlo Maione, Patrizia Magliulo, Neri Pinucci, Maurizio Sica, Alfonso Trapuzzano, Riccardo Polidoro, Giuseppe Tesoriere, tutti gli indagati puntano a sostenere la propria versione nel corso del sequel del procedimento. Una inchiesta condotta dai militari della Finanza, interamente fondata su analisi di documenti e intercettazioni telefoniche.
 
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