«Siamo spiati dalle telecamere»,
denuncia choc dei vigili napoletani

«Siamo spiati dalle telecamere», denuncia choc dei vigili napoletani
di Leandro Del Gaudio
Domenica 16 Giugno 2019, 13:38
4 Minuti di Lettura
Si sentono spiati, si dicono vittima di un'azione di videocontrollo illegale, magari azionato tramite internet. Stando al loro racconto, qualcuno avrebbe utilizzato le telecamere interne - un sistema di videoproiezione legale e autorizzato - per controllare usi e costumi di alcuni lavoratori, specie quando si tratta di entrare ed uscire dal posto di lavoro.
A firmare la denuncia sono i motociclisti del comando cittadino della polizia municipale, quelli di via Santa Maria del Pianto, che si sono affidati a un legale e che ora chiedono all'autorità giudiziaria di compiere delle verifiche. Una sorta di spy story interna al comando della polizia municipale di Napoli, realtà da sempre impegnatissima sul fronte del controllo dell'ordine pubblico, ma anche delle indagini condotte per conto della Procura di Napoli.
Ma andiamo con ordine, secondo quanto emerge dall'esposto firmato dai «motociclisti di via Santa Maria del pianto»: si chiede di accertare eventuali riscontri penali in merito all'uso delle telecamere.

A scatenare la polemica e la richiesta di chiarimenti non si tratta - sembra di capire - del semplice uso «autorizzato», «legale» delle telecamere, ma del funzionamento «in remoto» delle videocamere, attraverso una applicazione che funziona anche tramite tablet o semplici telefonini cellulari, un poco come avviene oggi per le telecamere domestiche controllate via cellulari quando si è lontani da casa. Una applicazione che rischia di diventare uno strumento formidabile per raccogliere informazioni e selezionare immagini.

Scrivono i motociclisti: «Considerando che il sistema prevede la diffusione di immagini relative alle telecamere di videosorveglianza installate, si pongono interrogativi sul motivo per cui il sistema, che dovrebbe essere a circuito chiuso, viene condiviso su una rete così ampia ad insaputa degli operatori della polizia municipale, che sono impiegati presso tale struttura».

 

Qual è il punto? Secondo quanto trapela, chiunque sia in possesso di una password sarebbe in grado di osservare i movimenti e la condotta dei singoli motociclisti, nelle loro attività quotidiane, dentro e fuori depositi e uffici abitualmente vissuti per motivi lavorativi. Stando al contenuto dell'esposto, ci sarebbe un occhio sempre acceso e potenzialmente sempre puntato sulle vite di decine di operatori, con tanto di possibilità di immagazzinare dati, di copiarli sulle proprie memorie elettroniche e di usarle a fini ritorsivi. Un caso che approda in Procura e che spinge uno dei querelanti a fare un passo in avanti. Chiede l'anonimato, ma precisa tutte le sue perplessità: «La cosa più inquietante di questa storia è la possibilità di accedere dal remoto alle telecamere poste in azienda a sicurezza di tutti. Chiunque può scaricare le immagini, che possono anche essere estrapolate in mille modi diversi. In questo modo si offende la dignità dei lavoratori».
Materia destinata ad essere approfondita in Procura, anche alla luce della massima attenzione fornita dall'ufficio inquirente nei confronti delle dinamiche che si consumano negli ambienti di lavoro.
LA REPLICA
Ma la notizia dell'esposto in Procura - il primo dei quali risale ad ottobre del 2018 - non coglie di sorpresa i vertici del comando di polizia municipale. Sabato di lavoro per il comandante Ciro Esposito, che chiarisce al Mattino qual è il suo punto di vista sulla storia dei presunti accessi abusivi all'interno del grande occhio di via Santa Maria del Pianto: «Da sempre ci affidiamo al regolamento sulla videosorveglianza rispettando la normativa europea. Ci siamo adeguati agli standard comunitari, quelle telecamere sono puntate su auto e motovetture e lo fanno in chiaro. Non ci sono accessi in remoto, né è stato raccolto del materiale in modo clandestino. Se dovesse emergere che qualcuno ha fatto un uso distorto del funzionamento degli impianti di videocamere sarà deferito all'autorità giudiziaria e ne pagherà le responsabilità sotto il profilo penale e disciplinare».
Ma non è tutto. È lo stesso comandante Ciro Esposito a battere su un punto: «In questi mesi alcuni motociclisti sono transitati in altri reparti e stanno fornendo un contributo lavorativo importante, specie in questi fine settimana di estate, anche a contatto con altre forze di polizia. Non mi risulta che in questi mesi ci siano state immagini o frame di filmati circolati in modo illegittimo tra i nostri reparti, altrimenti sarei stato il primo a denunciare tutto».
Tocca ora alla Procura valutare il peso della denuncia e la opportunità di aprire un fascicolo sulla presunta spy story interna al comando di via De Giaxa.
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