Agguato di camorra davanti al liceo a Napoli, ferito un innocente: «Vivo per miracolo»

L'omicidio di Ciro Nocerino ucciso a Ponticelli
L'omicidio di Ciro Nocerino ucciso a Ponticelli
di Melina Chiapparino e Nico Falco
Giovedì 16 Novembre 2017, 08:18 - Ultimo agg. 17 Novembre, 09:50
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«Sono vivo per miracolo», ripete Fabio Tramontano nel suo letto all'ospedale Lore Mare. Accorrono familiari e amici per vedere l'assicuratore. La pallottola lo ha colpito alla base della schiena, fortunatamente in un punto dove non ha leso organi vitali. Perché Fabio Tramontano, perito assicurativo di 33 anni, napoletano, ha rischiato di finire nel lunghissimo elenco dei morti per sbaglio, gli effetti collaterali delle sparatorie di camorra. Ieri pomeriggio si trovava nei pressi del liceo Calamandrei, a Ponticelli. Fogli e cartelline in mano, stava lavorando. Un sopralluogo per una perizia, semplice routine. Stava controllando un'automobile quando è avvenuto il raid. Una raffica di proiettili, una pioggia di fuoco per non lasciare scampo al vero obiettivo, che si trovava a pochi metri.
 

 

Uno dei proiettili ha mancato il bersaglio, il colpo ha raggiunto Tramontano alle spalle, mentre era girato. Probabilmente non si è nemmeno accorto dei killer che si avvicinavano. Non li ha visti sparare e, quando ha sentito il dolore alla schiena, stavano già scappando da via Miranda mentre la vittima designata, Ciro Nocerino, era a terra senza vita. La pallottola ha bucato lo zainetto di Tramontano, è entrata nella parte bassa della schiena ed è uscita dal fianco destro. Nella sua corsa ha sfiorato la spina dorsale. Sarebbe bastata una deviazione di qualche centimetro per ucciderlo, forse per lasciarlo paralizzato.
 

Tramontano è stato trasportato d'urgenza al Pronto Soccorso del Loreto Mare, dove è arrivato in ambulanza a sirene spiegate. Codice rosso, sospetto pericolo di vita. È stato sottoposto agli accertamenti diagnostici per appurare eventuali lesioni ossee o compromissioni degli organi, ma gli esiti sono stati positivi: le sue condizioni restano gravi ma se la caverà senza conseguenze. Dopo l'osservazione al Pronto Soccorso è stato trasferito in Chirurgia Generale, dove è stato ricoverato. Rimasto sempre vigile durante il trasporto e le successive analisi, Tramontano è stato raggiunto in ospedale della moglie insieme ai due figli che, saputo della tragedia sfiorata, si sono precipitati nella struttura di via Vespucci. I medici, in via cautelativa, hanno deciso di non sciogliere ancora la prognosi e oggi l'assicuratore verrà sottoposto ad ulteriori accertamenti diagnostici.
 
La direzione dell'ospedale si è mossa per assicurare il massimo riserbo per il perito e per i suoi familiari, la stanza è stata letteralmente blindata dal personale di vigilanza dell'ospedale che si è assicurato che nessuno, ad eccezione dei parenti più prossimi, potessero accedervi.

Il passaparola, però, è stato veloce. Anche diverse ore dopo, tra i corridoi dell'ospedale, tra i pazienti in attesa del triage, si mormorava di quel ragazzo che era rimasto ferito a Ponticelli mentre lavorava e, chi l'aveva visto, assicurava: una faccia pulita, l'apparenza di un professionista. 'Nu bravo guaglione, padre di famiglia, che si era trovato per caso sulla traiettoria di un proiettile che era destinato a un altro.

La stessa sorte che è toccata ai tantissimi feriti vittime innocenti di camorra che con la malavita organizzata non hanno mai avuto nulla a che fare, che sono stati raggiunti di striscio o che sono finiti in ospedale per lunghi ricoveri. Ad agosto 2016, mentre al Rione Traiano imperversavano gli scontri tra i diversi gruppi criminali in contrasto, tra cui i Puccinelli e una fazione di scissionisti, in ospedale finirono due vittime innocenti, conseguenza della stessa sparatoria. La prima era un ragazzo che era in strada; aspettava gli amici, si ritrovò una pallottola nello stomaco, con danni a fegato e polmone. L'altra, una ragazza, era addirittura a casa: stava stendendo la biancheria quando una pallottola, carambolata sui muri, si spaccò in schegge che la colpirono a una gamba; sarebbe potuta andare anche peggio: pochi istanti prima, su quel balcone, c'era la sorellina piccola, che da quelle schegge sarebbe stata investita all'addome. A luglio scorso un ragazzo di 14 anni era rimasto ferito a Piscinola da due killer che avevano sparato contro un ex collaboratore di giustizia; per quel raid sono stati arrestati due pregiudicati ritenuti vicini al clan Lo Russo. Il giovane stava giocando a calcio ed era finito in ospedale con un proiettile nel gluteo. Ancora prima, a gennaio, episodio simile ma in un'altra zona di Napoli: una bambina di 10 anni venne ferita a un piede durante una sparatoria contro alcuni extracomunitari; a premere il grilletto, hanno stabilito le indagini, erano stati uomini del clan Mazzarella, che così volevano punire un ambulante che si era rifiutato di pagare il pizzo. Ma c'è anche chi, coinvolto in una guerra che non gli apparteneva, ha chiuso gli occhi per sempre. Un elenco anche questo lungo, interminabile. Come successe per Gennaro Cesarano. La notte del 6 settembre il ragazzo era in piazza Sanità con gli amici quando arrivò un gruppo di fuoco dei Lo Russo. Spararono nel mucchio, per vendicarsi di un raid che era partito dalla Sanità, e Genny venne colpito a morte; né lui, né i suoi amici avevano mai avuto un ruolo nella malavita, né tantomeno negli scontri tra i Capitoni e gli Esposito.
 

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