Napoli si mette in fila per donare: case, vestiti. All'alba del grande esodo dall'Ucraina, sono 2000 le disponibilità arrivate al link del Comune, fa sapere l'assessorato alle Politiche Sociali di Luca Trapanese. Sono 412 i rifugiati collocati in città. In realtà, i profughi di guerra arrivati all'ombra del Vesuvio sono molti di più, e la maggior parte di loro si è già ricongiunta con i parenti (45mila gli ucraini della Città Metropolitana). Di questo e altro si parlerà nel vertice in prefettura oggi. Napoli, intanto, continua a scendere in piazza. Ieri mattina al Plebiscito c'è stata una nuova manifestazione della comunità napoletana di Kiev.
L'Ospedale del Mare, il consolato al centro direzionale, piazza San Pietro a Somma Vesuviana: sono questi tre gli hub dedicati alla prima accoglienza dei profughi. I rifugiati possono sottoporsi al tampone e vaccinarsi, come da disposizioni del Viminale in ottica anti-Covid. Dalla prefettura spiegano poi che, nel vertice di oggi, sarà discussa anche con la Regione la strategia per fronteggiare l'intensificazione degli arrivi alla spicciolata prevista per la settimana prossima. «Dobbiamo monitorare gli arrivi per evitare i profughi sommersi in ottica sanitaria - spiega l'assessore comunale alla Salute Vincenzo Santagada - È una tutela per chi arriva.
Una bandiera gialloblu di 20 metri, preghiere e canti per l'Ucraina. Circa 500 persone, in prevalenza donne, radunate per tre ore intorno al colonnato del Plebiscito, hanno inneggiato alla resistenza di Kiev. Da sottolineare, rispetto alla manifestazione della scorsa settimana in piazza Dante, l'assenza di bandiere arcobaleno della pace. Gli ucraini, insomma, si sono compattati nella lotta contro l'esercito invasore di Putin. Per comprenderlo, basta sentire i cori partiti in presenza di profughi appena arrivati: «Slava Ukraini!», «Gloria ai nostri eroi». Il console ucraino Kovalenko invita i rifugiati a rivolgersi con fiducia alla Protezione civile e alle autorità locali. «Hanno paura che gli ritirino i passaporti», spiega Roxolana, che ha organizzato l'evento con Julia. «Dateci le armi, i nostri soldati sul terreno possono vincere se si chiude lo spazio aereo», dice Oxanna Gapalo, vicepreside della Scuola ucraina a Napoli. La richiesta della no-fly zone non si accorda però con i piani della Nato.