Tra meno di un mese a Scampia - questo lo stringente cronoprogramma del Comune - verrà allestito il cantiere per abbattere le Vele rosse e gialla che cadranno giù all’inizio dell’anno prossimo. E da circa un mese sono arrivate nelle case di chi abita quelle Vele - ben 287 famiglie - le ordinanze firmate dal sindaco Gaetano Manfredi di sgombero immediato perché c’è il concreto rischio di crolli proprio come è successo alla Vela celeste dove sono morte 3 persone.
A oggi delle 287 famiglie solo una minima parte ha trovato una casa alternativa nell’attesa che si costruiscano le nuove case a Scampia. Attesa minima al massimo 18 mesi. A garantire l’affitto è lo stesso Comune, ma nonostante questo i proprietari degli immobili negano la casa a chi proviene dalle Vele. Insomma a Napoli all’inossidabile coppia di stereotipi che la rappresentano - quali “pizza e mandolino” - se ne associa un terzo, post moderno e molto amaro: è anche la città dove il famoso cuore rosso di passione e solidarietà accesso in molte strade della città si è spento.
Ecco perché il prefetto Michele Di Bari ha convocato un tavolo che si riunirà ogni sette giorni sugli sfollati di Scampia. «La riunione si è svolta - si legge nella nota della Prefettura - sulla problematica connessa alla sistemazione alloggiativa dei nuclei familiari che a breve dovranno abbandonare le rispettive case negli edifici delle Vele Rossa e Gialla di Scampia, in vista dell’avvio dei lavori di demolizione e ricostruzione». Al tavolo - tra gli altri - il sindaco, l’assessore alla legalità Antonio De Iesu, Ciro Esposito comandante della Polizia municipale, i rappresentanti delle forze dell’ordine e la Curia. A rappresentare il Vescovo don Mimmo Battaglia, il vicario generale monsignor Francesco Beneduce con lui anche suor Marisa Pitrella direttore della Caritas della Diocesi di Napoli. E un po’ di concretezza arriva proprio dalla Curia perché è stata data disponibilità per un convento che come è noto è diviso in stanze non in appartamenti. Nella sostanza dei circa 1200 sfollati ne potrebbe ospitare una minima parte cioè i nuclei monofamiliari. Ma la Curia sta facendo unna larga ricognizione sui suoi beni.
Cosa si è deciso in Prefettura? È utile per capire tornare alla nota: «È emersa la difficoltà delle famiglie a reperire alloggi, attesa la scarsa disponibilità dei proprietari a concederli loro in locazione, nonostante siano assegnatari di fondi conferiti specificamente per l’autonoma sistemazione».
Nel corso della riunione il Prefetto ha fatto un appello per uno sforzo congiunto di tutte le Istituzioni, al fine di promuovere una campagna di sensibilizzazione sociale» verso i proprietari di immobili. Insomma, il tema dello scuotere scuotere le coscienze è molto sentito. Come lo è quello della legittima preoccupazione dei proprietari che temono che poi queste famiglie non lasceranno più le loro case. Non a caso da Palazzo San Giacomo fanno sapere che «il sindaco da un lato ha chiesto anche ai Comuni della Città metropolitana di mettere a disposizione - laddove ne avessero liberi - degli immobili». E dall’altro Manfredi ha ribadito ai proprietari che così come il Comune «sta seguendo l’iter per dare una casa agli sfollati» seguirà quello per farli andare via.