Violenza sulle donne, l’urlo di Napoli: «Se mi uccidi non è amore»

In centinaia partecipano al corteo promosso dalla Cgil in prima linea le associazioni: «Giulia oggi è qui con noi»

La sfilata sul lungomare
La sfilata sul lungomare
di Giuliana Covella e Gennaro Di Biase
Domenica 26 Novembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 19:47
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«Non si può morire in nome dell’amore»: è uno degli slogan che i manifestanti hanno urlato a gran voce in una piovosa piazza del Plebiscito, a margine dell’iniziativa “Cammini... Amo senza paura” promossa dalla Cgil insieme alle associazioni Dream Team, Anpi, Libera, La Casa dei Popoli, RhyWalk, con il patrocinio del Comune. Partita da piazza Vittoria la manifestazione ha percorso il lungomare e si è conclusa nella piazza simbolo della città (con al centro tante scarpe rosse in ricordo delle 105 vittime di femminicidio in Italia) dove c’è stato un flashmob con una catena umana lungo il colonnato e la Basilica di San Francesco di Paola. «Siamo scesi in piazza per ribadire il no al femminicidio - dice Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania - Serve un’operazione culturale che deve essere portata avanti ogni giorno, specie nel mondo del lavoro. Banca d’Italia attesta che la nostra è una di quelle regioni dove c’è un basso livello di occupazione femminile e un forte divario salariale rispetto al nord. Il sindacato dovrebbe insistere su questo tema ma avere una controparte che ci ascolti. Nei contratti dei metalmeccanici e dei bancari si sta ottenendo qualche risultato. Questa è la strada giusta verso la realizzazione dell’autonomia salariale delle donne lavoratrici».

Da sempre in prima linea sul fronte dell’antiviolenza è Patrizia Palumbo dell’associazione Dream Team Donne in Rete che gestisce ben sette quartieri dell’area nord (Municipalità VII e VIII): «Aumentano le denunce perché le donne stanno prendendo coscienza e hanno la forza di uscire da queste relazioni. Oggi ne seguiamo 85, ma negli anni ne abbiamo avute in totale circa 600. Bisogna però aumentare gli aiuti per garantire la loro autonomia. Servono fondi per i centri anti violenza, altrimenti il problema non si risolve». Tra i manifestanti tanti rappresentanti dell’Amministrazione di Palazzo San Giacomo. Come l’assessore alle pari opportunità Emanuela Ferrante: «I nostri Cav hanno in carica 571 donne a cui forniamo non solo sostegno psicologico e legale ma anche una casa rifugio, “Fiorinda”, per le donne e i loro figli; abbiamo poi messo a disposizione tirocini extracurricolari per consentire loro di riavere un’autonomia economica, ma non basta. 

Ma a 10 anni dalla Convenzione di Istanbul serve una rivoluzione che parta dalla cultura, dalle scuole, dall’educazione. Dobbiamo entrare nelle famiglie e concentrarci sugli uomini che commettono il reato, che devono essere presi in carico dallo Stato e seguire un percorso di recupero». Per il vicesindaco Laura Lieto non c’è alcun dubbio. 

«È importante esserci per testimoniare con la nostra voce il disagio che vivono troppe donne. In periferia ho incontrato esempi straordinari di donne capaci di ribellarsi e imporsi. Ma esiste il problema economico che costringe a restare in relazioni tossiche, patologiche e che va affrontato». Al corteo anche l’assessore alla salute Vincenzo Santagada, che ha sottolineato l’importanza di essere presenti come istituzioni e non solo. «La nostra presenza era doverosa come cittadini e istituzioni senza bandiere né colori di partito per sostenere una battaglia che deve vederci tutti schierati dalla stessa parte - dichiarano i consiglieri del Pd al Consiglio comunale Gennaro Acampora e Mariagrazia Vitelli - abbiamo sposato il protocollo d’intesa con i Cav, che hanno già preso in carico circa 600 vittime di violenza a cui verranno offerti corsi di formazione per il reinserimento lavorativo ma non basta.

Dobbiamo condurre una battaglia che sia anzitutto culturale, per arginare un fenomeno per troppi anni sottovalutato». In testa alla marcia la tiktoker Francesca Amara, nota sui social col nickname “La lupa” che ha voluto ricordare Giulia Cecchettin: «Il mio pensiero va a lei, perché era una mia coetanea, ma soprattutto bisogna sapersi difendersi da uomini violenti, come mi ha insegnato mio padre». 

“No” alla violenza sulle donne, dunque. E il nome di Giulia Cecchettin oscilla sotto l’ulivo piantato nel giardino del Duomo. È di lei e del suo sorriso così incontaminato che si parla nei bar, in strada, nel corteo del Plebiscito, sul presepe insanguinato di Ferrigno a San Gregorio, nei vicoli da Forcella a Monteoliveto, sotto gli affreschi di Vasari. 105 sedie vuote, nel piazzale del Duomo, una per ogni donna uccisa quest’anno da un uomo in Italia. Su ogni Sedia della Memoria compaiono un nome spezzato e la storia di una vita ingiustamente soppressa. I nomi delle 8 vittime campane del 2023 sono in rosso. Quello di Giulia Cecchettin, il 106esimo, è appeso all’ulivo al centro del piazzale. «Proveremo con il Comune a lavorare per portare un altro centro antiviolenza sul territorio - spiega la presidente della Municipalità 4, Maria Caniglia - Oggi ne abbiamo uno, che condividiamo con la Municipalità 6. Portarli a 10, con un cav per ogni parlamentino, sarebbe un messaggio importante che parte da Napoli per tutta l’Italia». L’evento è nato grazie al Centro Italiano femminile presieduto da Fiorella Girace in sinergia con la Municipalitá 4 e con la Cattedrale. «Il femminicidio è un’emergenza nazionale - aggiunge Girace - bisogna impegnarsi a tutti i livelli per mettere fine alla scia di sangue che attraversa il Paese». Il Parroco Don Vittorio Sommella ha benedetto il piccolo ulivo piantato poi nel giardino della Cattedrale: «La Chiesa ha sportelli di aiuto per le donne in difficoltà - aggiunge Don Sommella - Stiamo per allestire un punto di ascolto nella Cattedrale. Il patto educativo lanciato dall’Arcivescovo Battaglia è fondamentale».

 

Al Teatro Trianon è andato in scena, sempre ieri, il sit-in “Fermatevi” con l’appoggio di Amnesty International e Articolo21, cui hanno preso parte artisti e intellettuali: Marisa Laurito, Nino Daniele, Lino Vairetti, Patrizio Rispo, Giacomo Rizzo, Gino Aveta, Désirée Klain, Stefano Sarcinelli, Brunello Leone, Alfredo Guardiano, Pasquale De Sena, Luciano Stella, Ottorino Cappelli, Aldo De Chiara, Maria Luisa Firpo, Francesco Forzati, Eugenio Lucrezi, Vitaliano Menniti, Andrea Morniroli, Giulia Agrelli, Cecilia Gobbi.

 

I partecipanti si sono stesi sulle lenzuola bianche «contro la violenza militare in Medioriente e in Ucraina. E contro la violenza emotiva e sulle donne», in un colpo solo. Sul presepe c’è un uomo che con fare subdolo si avvicina alla famosa Samaritana: «È il suo compagno - argomenta il maestro dei presepi Marco Ferrigno - Nelle mani tiene un coltello e la sta uccidendo. Questo è il modo con cui ho deciso di aderire alla campagna anti-violenza: le donne vanno valorizzate e mai violentate, dobbiamo ricordarcelo tutti i giorni e non solo il 25 novembre. Questa giornata fu istituita nel lontano 1960. Il brutale assassinio di Giulia ha reso più cupo questo Natale». «Lo vedi che sta succedendo?» è invece la domanda retorica che 8 donne si pongono nella preziosa sala di Sant’Anna dei Lombardi affrescata da Vasari a Monteoliveto. A parlare sono le attrici della scuola di cinema di Napoli, la cui acting coach è Roberta Geremicca. Raccontano storie di violenze e a «denunciarle». La performance Corpo Donna - questo il nome dell’happening - è stata organizzata dall’associazione “Tu-Tutte Unite” presieduta da Benedetta Sciannimanica e Paola Adamo, con la regia di Benedetta Bottino. L’evento ha avuto luogo grazie alla partnership con la direttrice di Sant’Anna dei Lombardi Ambra Giglio e Giusy Iacovelli. Il tutto è finalizzato alla due giorni patrocinata dal Comune che dal 30 novembre avrà luogo a San Domenico Maggiore, con una tavola rotonda contro la disparità di genere e sul tema del corpo femminile.

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Anche Azzurro Donna marcia a Napoli “in segno di solidarietà umana e cristiana con Giulia Cecchettin e con le donne vittime di ogni tipo di violenza”. Il corteo delle donne forziste, giunte da ogni Comune dalla Campania, è partito da viale Dhorn e ha raggiunto piazza dei Martiri». «Marciamo non solo per le numerose vittime della violenza in Italia - ha detto Carla Ciccarelli coordinatrice campana di Azzurro Donna - ma per quanti nel mondo, a causa delle guerre in corso, subiscono soprusi fisici e psicologici tutti i giorni. Denunciare una violenza è un atto di coraggio - ha aggiunto - perché ci vuole coraggio per superare la paura di non sentirsi capiti, per affrontare le conseguenze della ribalta».

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