Whirlpool Napoli, primi spiragli: un polo dell'ecomobilità a via Argine

Whirlpool Napoli, primi spiragli: un polo dell'ecomobilità a via Argine
di Valerio Iuliano
Venerdì 6 Agosto 2021, 08:00 - Ultimo agg. 17:20
4 Minuti di Lettura

Il governo annuncia un progetto per la riconversione del sito di via Argine, attraverso un hub nazionale mobilità. Ancora nulla di definito, comunque. Il piano dell'esecutivo è tutto da chiarire, ma quello emerso ieri è il primo elemento di novità dopo molti mesi, nell'ambito della lunghissima vertenza Whirlpool.

La possibilità di una reindustrializzazione del glorioso stabilimento di lavatrici di Napoli Est, che ha cessato la produzione dal 31 ottobre 2020, è venuta fuori nel corso del tavolo tecnico svoltosi ieri tra la viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde, i rappresentanti di Invitalia e le parti sociali.

Il governo aveva già lasciato intendere nelle scorse settimane che per il sito di via Argine erano allo studio alcune opzioni e quella annunciata ieri appare in questo momento la più concreta. È ancora presto per dire se si tratta di una soluzione definitiva. I sindacati giudicano con cautela il progetto del governo e, soprattutto, ricordano che sui 327 operai incombe una procedura di licenziamento collettivo. «È un'ipotesi per ora solo accennata dall'esecutivo», spiegano dalla Uil.

Video

Quello del governo è un polo della mobilità ecologica, che punta a mettere insieme alcuni comparti industriali, dall'automotive alla mobilità sostenibile. Un progetto che farà leva sulle risorse del Pnrr. L'operazione, secondo Invitalia, offrirebbe da subito una soluzione occupazionale per tutti i 327 operai, avviando nello stesso tempo, oltre alla produzione, anche attività di ricerca, sviluppo e formazione con possibilità di assunzione di altri lavoratori. Un piano ambizioso, dunque, che, a differenza delle ipotesi di reindustrializzazione emerse in passato, coinvolgerebbe l'intera forza-lavoro. Dal 2019 in poi, infatti, erano venuti fuori progetti industriali, che puntavano ad assorbire solo una parte dei lavoratori di Whirlpool. E proprio questa era stata una delle ragioni delle perplessità suscitate, oltre, naturalmente, alla scarsa affidabilità - secondo le parti sociali - di queste operazioni, poi svanite. Per il polo della mobilità bisognerà valutare ora quali saranno i partner industriali coinvolti e quale sarà il piano industriale. Tra i temi affrontati ieri al tavolo, anche quello delle risorse ottenute da Whirlpool negli ultimi anni, con circa 30 milioni di euro nel biennio 2017-2018. Sul progetto dell'hub della mobilità, prevale la prudenza. «L'impegno assunto poche settimane fa dal premier Draghi - spiegano il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco e il segretario generale campano Crescenzo Auriemma - e il fatto che si parli di un progetto nell'ambito del Pnrr ci fa sperare che possiamo trovarci di fronte ad un'occasione vera di riconversione industriale, ma le amare delusioni del passato ci insegnano ad essere prudenti, ad esempio chiedendo un impegno diretto di Invitalia in ogni progetto». Per i sindacati l'imperativo d'obbligo è l'interruzione della procedura di licenziamento avviata da Whirlpool a luglio. Per trovare un'intesa con la multinazionale, occorrerà affrettarsi. Perciò dalle parti sociali è pervenuta la richiesta al governo di una convocazione del tavolo con Whirlpool prima della fine di agosto. La procedura prevede un lasso di tempo di 75 giorni per arrivare ad un'intesa e l'ultima data utile è il 25 settembre. «È la prima volta che il governo - sottolineano Raffaele Apetino, segretario generale della Fim Cisl e Biagio Trapani, leader della Fim partenopea - parla di una soluzione alternativa alla produzione di lavatrici che fino ad ottobre scorso venivano prodotte in via Argine dalla multinazionale americana. Si tratta di un passo avanti e un progetto che va ovviamente sviscerato nei dettagli e soprattutto quale piano industriale si pensa di mettere in campo». Il segretario generale della Fiom Barbara Tibaldi sottolinea che «tutti i lavoratori devono essere assunti da un unico soggetto industriale. Abbiamo un problema però legato al tempo. Il governo deve agire subito e intervenire su tutte le procedure di licenziamento in corso». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA