Fase due in Campania via lunedì: «Le librerie lasciate sole, riapriamo a nostre spese»

Fase due in Campania via lunedì: «Le librerie lasciate sole, riapriamo a nostre spese»
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 24 Aprile 2020, 08:00
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Riapertura fa rima con cultura? A domandarselo sono gli imprenditori del settore editoriale e librario di Napoli. Tra incognite e speranze. L'ordinanza regionale indica lunedì prossimo quale data per la riapertura a tutti gli effetti di esercizi commerciali destinati alla vendita di libri. Ma non solo: poiché oggi sempre più le librerie sono diventati luoghi di aggregazione culturale, e dunque accademie dell'apprendimento. In un mondo sempre più intellettualmente impoverito da trasmissioni televisive che mandano il cervello all'ammasso e di social che trasmettono false notizie, giornali e libri diventano una linea di frontiera invalicabile, da difendere.
 

 

Napoli che fu la città di Giambattista Vico, di Gaetano Filangieri e di Benedetto Croce, resta e resiste sull'ultima barriera eretta in nome della cultura ai tempi del distanziamento sociale. Nel capoluogo campano, a perpetuare la lezione dei Padri Nobili, restano in pochi. Ma quei pochi resistono, come resistevano ben prima del virus al crollo dei fatturati legati alla vendita dell'unico prodotto che fa crescere ed educa un popolo: la lettura. Alberto Della Sala è uno dei pochi che ha voluto e saputo scommetterci, sulla cultura. La sua libreria Io ci sto, in piazza Fuga - a due passi dalla Funicolare Centrale del Vomero - ha continuato a macinare idee, iniziative civili, appuntamenti e proposte editoriali. Poi, come per tutte le cose che sono sfumate a causa del male che ci ha trasformato la vita, ha dovuto chiudere. «Lunedì? Riapriremo - risponde - Senza far polemiche, anche se ci siamo dovuti adeguare rincorrendo un'ordinanza giuntaci soltanto mercoledì pomeriggio alle ore 15. A quel punto abbiamo iniziato a inseguire una ditta abilitata a fornire la sanificazione dei nostri locali: anche se, intimamente, mi sono posto la domanda se poi fosse davvero necessario disinfettare un luogo chiuso per 40 giorni».
 

Una nuova resistenza, che non è resilienza. A resistere sono case editrici e librai del calibro di Tullio Pironti, di Edgar Colonnese, Della Sala, Di Costanzo, Marotta, Guida e altri onesti e coraggiosi imprenditori. Giovanni Di Costanzo qualche anno fa puntò tutto sulla cultura: prese in affitto duecento metri quadri nel cuore del Vomero, sotto la Galleria Vanvitelli: un piano per la caffetteria, e quello superiore dedicato ai libri: Raffaello. «E non me ne pento - si sfoga - anche se so quanti sacrifici stiamo facendo per sopravvivere. Dopo inenarrabili tentativi, finalmente sono riuscito a trovare una ditta che mi garantiva a termini di legge la sanificazione dei locali: verranno domenica mattina alle 7, e io ci sarò ad aprire le porte. Purché si ricominci. Abbiamo tre sedi: in Galleria Scarlatti, in via D'Antona e in via Kerbaker. Vendere i libri, diffondere cultura era il mio sogno e resta oggi lo stesso. Ma oggi dover fare i conti con la burocrazia è diventato difficile...».
 
 

Accanto a Giovanni Di Costanzo ci sono imprenditori e intellettuali del calibro di Diego Guida (erede di una nobilissima tradizione libraria) e di Alberto Della Sala, animatore (a proprie spese, sempre e senza avere alcun contributo, se non quelli dei clienti) di salotti letterari di prim'ordine. Tutti sulla stessa trincea. «Senza far polemiche, noi riapriremo - dichiara Della Sala - anche se poi non sappiamo bene quando riusciremo a farcela. E, soprattutto, per quanto tempo». Alberto ha dovuto fare i conti con la fredda logica della burocrazia, quella che impone virgole e punti e virgola anche a chi da 45 giorni tiene chiusa la sua libreria (il Coronavirus, è scientificamente documentato, non resiste senza sviluppare contagi più di 24 ore su persone o cose). Tocca a Diego Guida, erede di una storica officina di sapere che resta vanto di Napoli e di tutto il Meridione d'Italia, dire l'ultima parola: «Noi riapriremo, rispettando tutti i limiti dettati dall'ordinanza regionale.
Nella speranza che sia finalmente inteso il messaggio che riattivare cultura ed editoria siano una priorità nazionale. Garantiremo posti di lavoro, anche sobbarcandocene i costi accessori. Adesso, però, qualcuno ci aiuti a sostenere la cultura». 

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