Fontana Itaca, l'ira di Tatafiore: «Il Comune di Napoli è scomparso, decideranno i giudici»

Fontana Itaca, l'ira di Tatafiore: «Il Comune di Napoli è scomparso, decideranno i giudici»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 4 Giugno 2019, 07:30
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Quattro mesi di silenzio, richieste di chiarimenti e delucidazioni inevase, sollecitazioni mai accolte. Un comportamento che si somma all'offesa di settembre, quando la sua opera fu smantellata senza che fosse avvisato e abbandonata in un deposito comunale. L'ennesimo oltraggio al maestro Ernesto Tatafiore, a quattro giorni dal vernissage nella galleria CasaMadre a Palazzo Partanna che ne omaggia la carriera artistica con una mostra, e di rientro da un'esposizione a Berlino. Dopo il sopralluogo di fine gennaio con i tecnici del Comune di Napoli, nessuno si è più fatto vivo con l'artista. Stufi di un atteggiamento «oltraggioso che ci lascia sconcertati», gli avvocati Carlo Perna e Alessia Barbati hanno deciso di proseguire le azioni legali iniziate con lo spostamento della fontana «Itaca» da via Scarlatti al Vomero e rinviate in seguito «alle scuse da parte dell'amministrazione comunale, convinti che avremmo proceduto a una civile ricomposizione della problematica». Ora la misura è colma e venerdì ci sarà l'udienza dei legali contro il Comune di Napoli «a tutela del nome e dell'immagine di un artista di fama internazionale e in qualche misura anche del diritto alla bellezza dei cittadini, cui è stata sottratta la fruizione di un opera appartenente al loro patrimonio».
 
Il primo settembre, la fontana di Ernesto Tatafiore venne smantellata da via Scarlatti. L'artista adì per le vie legali per chiedere un risarcimento dei danni d'immagine dopo la rimozione senza autorizzazione, ma dopo quattro mesi, le parti trovarono un accordo: se «Itaca» fosse ritornata in via Scarlatti, avrebbe ritirato la richiesta. Così a fine gennaio, gli uffici comunali organizzarono due sopralluoghi con l'allora dirigente del servizio Patrimonio artistico e beni culturali del Comune di Napoli, Fabio Pascapè, Cinzia Celentano dell'Ufficio Vincoli Beni Mobili della Soprintendenza, e due docenti dell'Accademia di Belle arti, Merj Nesi e Federica De Rosa, che coordinate dal docente Giuseppe Gaeta, si sarebbero occupate delle operazioni di restauro, e tecnici Abc Napoli e Citelum, per verificare l'impianto idrico ed elettrico. Il dirigente Pascapè, dal primo aprile assegnato al Welfare, assicura di aver effettuato il passaggio di consegne agli attuali dirigenti, ben tre: Pacifico, Paonessa e Ceudech. «Aspettavamo il progetto di restauro condiviso e la progettazione dell'impianto elettrico» spiega.

Ed ecco che si arriva a pochi giorni fa, con la decisione di procedere contro il Comune. «Abbiamo offerto la massima collaborazione, ma dopo il sopralluogo non abbiamo avuto alcun riscontro seriamente programmatico». Scarne e informazioni ottenute, con un rimpallo tra uffici comunali. «Il Centro Acquisti e Gare spiega Perna - ci ha informato di avere richiesto al Servizio Patrimonio Artistico e Beni Culturali le documentazioni utili per il contratto, ma di non avere ricevuto alcuna risposta in merito. Mentre il medesimo servizio ci ha comunicato di essere ancora in attesa del progetto di restauro da parte della Accademia delle Belle Arti. Una situazione assurda visto che l'opera è stata rimossa per la necessità di interventi urgenti di restauro. Ora giace in abbandono e ancora una volta constatiamo l'arroganza e l'oltraggiosità dell'intera operazione che danneggia il maestro Tatafiore».
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