Lockdown a Napoli, la crisi dei teatri tra zero incassi e affitti da pagare: «Venti strutture non riapriranno più»

Lockdown a Napoli, la crisi dei teatri tra zero incassi e affitti da pagare: «Venti strutture non riapriranno più»
di Gennaro Di Biase
Sabato 19 Dicembre 2020, 10:30 - Ultimo agg. 13:20
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Il grande inverno dello spettacolo: nel crollo generale dei consumi in città, è evaporata una fetta importante dell'economia cittadina. Secondo l'Agis, i cinema, aperti a singhiozzo nel 2020, hanno incassato in regione il «75% in meno rispetto al 2019».

Il collasso ha invaso i teatri, con «gli artisti esclusi dalle cig - racconta il presidente Artec Lello Serao - perché nel settore, per definizione, si firmano contratti a progetto». Sono decine i piccoli spazi in dismissione, come Start-Interno 5, a San Biagio dei Librai, che non riescono a pagare gli affitti per locali una volta pieni di studenti-attori ma svuotati da mesi, e sono esclusi dai ristori arrivati invece per «i teatri al di sopra dei 100 posti». Al gelo dell'anno pandemico si accompagnano poi le incertezze sulla ripresa: i cinema saranno in «carenza di film nel 2021». E pochi teatri avrebbero spettacoli pronti a gennaio, viste anche le «spese necessarie per i tamponi».

«Il settore è fermo all'80% - racconta Luigi Marzano dell'Artec - Pochi hanno i soldi per i tamponi. Quando si riaprirà la partenza non sarà immediata, perché molti non avranno potuto provare». Per uscire dalla crisi, il Bellini ha lanciato il progetto Zona Rossa, con 6 artisti in autolockdown in teatro h24. Ma le difficoltà avanzano: sono recenti le voci sulla chiusura dell'Acacia, e alla raccolta di firme online per salvarlo si aggiunge la Municipalità 5, pronta ad aprire un tavolo con i lavoratori. Sono 12mila - dati Artec - i dipendenti di cinema-teatri-danza in Campania. E sono oltre 20 le realtà chiuse o in grave affanno, tra cui non mancano nomi noti. «Il nostro spazio, nato 12 anni fa, è chiuso da marzo e da allora paghiamo mille euro di affitto, ma senza incassi - spiega il direttore artistico di Start-Interno 5 a Palazzo Carafa Ilenia De Falco - Siamo costretti a chiudere.

Per anni siamo stati una piattaforma per start up giovani, e abbiamo aiutato il non emerso ad emergere, con la nascita di progetti importanti. Quanto al teatro online, servono soldi per le strumentazioni, e solo chi ne ha trova la via d'uscita della sopravvivenza digitale. A essere ristorati sono stati solo gli spazi al di sopra dei 100 posti. Per i più piccoli il Covid è stato una mattanza: sostenendosi su entrate private, come quelle dei laboratori, sono rimasti tutti a secco e tanti hanno chiuso».

Luigi Grispello, presidente Agis Campania, racconta i numeri degli schermi campani: «Nonostante un inizio 2020 positivo chiudiamo l'anno con -75%. Da marzo a oggi, nel periodo delle chiusure, arriviamo a -90%. Nessun cinema ha ancora ufficialmente gettato la spugna, ma tanti rischiano. Finora abbiamo ricevuto aiuti che ristorano circa la metà delle perdite. Confidiamo in un sostegno della Regione. Vanno tutelate le piccole imprese. Quando riapriremo soffriremo una carenza di film (i prodotti Usa, più del 60% del mercato, sono rinviati a tempi migliori, e molti film italiani stanno andando sulle piattaforme). Solo nel 2021 si capirà quanti ce l'hanno fatta. Se ci aiuteranno su spese di lancio e costi fissi ce la faremo. Altrimenti tanti si arrenderanno». 

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«Le piccole sale non rientrano nei ristori: si tratta anche di associazioni culturali, come la mia - spiega Carlo Cerciello, attore, regista e direttore dell'importante spazio Elicantropo - Ma sono più fortunato di altri: dal 2017 ho un sovvenzionamento per la formazione che mi consente di resistere e pagare i 2mila euro di spese mensili. Ma tanti teatri di prossimità non hanno questa opportunità. Chi non paga l'affitto ce l'ha fatta, gli altri no. Il futuro è un'incognita: il teatro vive di socialità, un laboratorio in streaming è e sarà impossibile». «Ci sono realtà fragili che difficilmente resisteranno: i teatri sotto i 100 posti sono oltre 20 - prosegue Serao - Se continua così morirà una fetta importante del teatro napoletano, la più giovane». «Appena il Mibact ha stanziato 10 milioni per gli scritturati - conclude Marzano - sul sito sono arrivate 55mila registrazioni. Il Mef lo integrerà, ma la cifra sarà lontana dai 4mila euro a persona promessi. Gli artisti hanno preso indennità dall'Inps: 4800 euro in 10 mesi, meno del reddito di cittadinanza. Tolti i big, ci sono quasi 12mila nuovi poveri».

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