Fondazione Banconapoli, Fimmanò non molla: «Stop al rinnovo degli organi sociali»

Fondazione Banconapoli, Fimmanò non molla: «Stop al rinnovo degli organi sociali»
di Valerio Iuliano
Lunedì 29 Ottobre 2018, 11:00
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Francesco Fimmanò non si arrende. È fissata per domani una tappa forse decisiva della sua battaglia per entrare a far parte del Consiglio Generale della Fondazione BancoNapoli e, nello stesso tempo, per bloccare, di fatto, le elezioni già fissate per il 21 novembre. Ma i suoi avversari ribattono punto su punto alle sue tesi. Sarà la settima sezione civile del Tribunale di Napoli a stabilire se le richieste del cassazionista - che mette in discussione l'opportunità dello svolgimento delle elezioni- siano legittime o meno. A pochi giorni dall'ultima seduta dell'assemblea che ha sancito di fatto la prossima elezione alla presidenza dell'imprenditrice Rossella Paliotto, unica candidata rimasta in campo, la Fondazione diventa nuovamente oggetto di scontro.

È prevista per domani l'udienza presso il Tribunale che dovrà pronunciarsi sul ricorso all'articolo 700 da parte di Fimmanò. In un ricorso d'urgenza depositato oltre un mese fa l'attuale vicepresidente della Corte dei Conti chiedeva sostanzialmente il reintegro in Consiglio Generale. Mentre in una successiva integrazione allo stesso ricorso Fimmanò bollava come «illegittima» la decisione di «provvedere al rinnovo degli organi sociali» senza il plenum dell'assemblea. Una vicenda che parte da lontano e che ha le sue origini nella mancata ratifica, nella seduta del 27 aprile 2017, della nomina dello stesso Fimmanò in Consiglio Generale, dopo la designazione da parte della Regione Campania.
 
«Chiedo di sospendere nuovamente nell'integrazione al ricorso ex articoli 669-ter e articolo 700 del codice di procedura civile - la deliberazione del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli di mancata ratifica (o comunque di esclusione dallo stesso Consiglio) del professor Francesco Fimmanò, di cui al verbale del 27 aprile 2017 e accertare l'avvenuta ratifica dello stesso quale componente del Consiglio Generale della fondazione medesima ed ordinare la sua partecipazione all'organo». In sostanza Fimmanò punta ad essere reintegrato nel board e definisce poi «illegittima« la convocazione delle elezioni senza un Consiglio a pieno organico. «Si è appreso solo dai giornali- scrive il ricorrente - che il Commissario avrebbe fissato per il prossimo 21 Novembre 2018 l'adunanza del Consiglio Generale, che dovrebbe provvedere al rinnovo degli organi sociali, con la conseguente scadenza un mese prima - 22 ottobre 2018- del termine per la presentazione delle candidature che vanno, per statuto e regolamento, sottoscritte ed avallate da un certo numero di consiglieri: un terzo per il presidente, cinque per il Vice ed una per gli altri componenti degli organi. Orbene è evidentemente illegittimo e lesivo dei diritti del ricorrente e dei consiglieri non ancora ratificati - prosegue Fimmano'- che ciò avvenga senza la integrale ricomposizione del Consiglio Generale oggi composto da soli 16 membri su 21. Ciò è aggravato dalla circostanza che ci sarebbe stato modo e tempo per ratificare i Consiglieri mancanti, già designati».

Alle tesi sostenute da Fimmanò si oppongono con decisione i consiglieri che fanno capo alla presidente in pectore. «Fimmano'- sostiene il gruppo di Rossella Paliotto - non ha nessun elemento nuovo per chiedere un provvedimento d'urgenza. Lui dice che, siccome non c'è il plenum, non si può votare. Ma il consiglio generale, essendo composto da soggetti designati da differenti organismi, non è un organo a rinnovo simultaneo. Ogni consigliere scade dopo 5 anni dalla sua nomina cosicché è normale che il consiglio Generale non sia integralmente costituito e difatti lo statuto non lo richiede per il suo funzionamento. Inoltre il Consiglio, negli ultimi due mesi, è stato integrato con 5 nuovi consiglieri ed altri due saranno votati nella prossima adunanza del 5 novembre». Il gruppo della Paliotto, in ultima analisi, ritiene che «la tesi di Fimmano che si dovrebbe bloccare l'elezione non ha alcun fondamento né statutario né legislativo». Sarà il Tribunale di Napoli a dire l'ultima parola nell'udienza di domani.
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