Città metropolitana di Napoli, lascia il pool anti-tangenti: l'ultimo flop di de Magistris

Città metropolitana di Napoli, lascia il pool anti-tangenti: l'ultimo flop di de Magistris
di Paolo Barbuto
Mercoledì 11 Settembre 2019, 07:00
3 Minuti di Lettura
L'organismo anticorruzione della Città Metropolitana non esiste più: qualche giorno fa i tre membri della struttura hanno presentato una severa lettera di dimissioni irrevocabili: qui non si può fare nulla, noi andiamo via.

Chi ha potuto leggere quel documento assicura che si tratta di un poderoso atto d'accusa nei confronti dell'Ente e del sindaco de Magistris; chi quella lettera l'ha firmata (lo leggete nell'intervista in questa stessa pagina) spiega che non c'è polemica con il sindaco ma con l'intera struttura, incapace di avere una corretta interlocuzione con l'organismo anticorruzione. L'unica certezza è che, attualmente, quell'importante gruppo di lavoro non c'è più.
 
A firmare la lettera di dimissioni sono stati tutti e tre i membri dell'organismo «di garanzia e di contrasto al fenomeno della corruzione» ingaggiati dal sindaco della Città Metropolitana, si tratta di importanti personalità del mondo della magistratura, tutte attualmente in pensione: Carlo Alemi che è stato presidente del Tribunale di Napoli, Omero Ambrogi che ha ricoperto il ruolo di presidente della III Corte d'Assise d'Appello di Napoli e Antonio Guida che è stato presidente del Tar della Campania.

I tre magistrati in pensione hanno spiegato al sindaco di non riuscire a portare avanti nessun progetto perché la Città Metropolitana, nel suo insieme, non è stata mai capace di collaborare. Avrebbero dovuto contribuire a rendere più trasparenti le assegnazioni, i bandi, i concorsi, la burocrazia, non sono riusciti nemmeno a sapere in quale modo si snodano quei percorsi all'interno della Città Metropolitana. Lo stesso Alemi spiega che alle lettere con richieste di informazioni non arrivavano nemmeno risposte, come se quelle tre persone fossero fantasmi, come se non esistessero. A dire la verità di risposte non ne sono arrivate nemmeno dal sindaco de Magistris che ha ricevuto la lettera di dimissioni qualche giorno fa ma non s'è fatto ancora sentire con le persone che aveva coinvolto nell'avventura dell'anticorruzione interna alla città Metropolitana.

«La vera sfida che ci poniamo con questo organismo è di costruire barriere preventive, percorsi giuridici affidabili, chiari, conoscibili, capaci di far capire a tutti i cittadini come funziona la macchina amministrativa della città metropolitana. Quali sono le opportunità, quali sono i rischi, insomma un organismo di altissimo livello che lavori, con uno spirito di squadra, sulla trasparenza dell'Ente», Luigi De Magistris all'inizio di luglio del 2015 spiegava con entusiasmo la svolta che stava imponendo alla Città Metropolitana coinvolgendo tre importanti ex magistrati nella lotta alla corruzione. All'epoca assieme ad Alemi e ad Ambrogi c'era anche l'ex presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino il quale, però, si dimise un anno dopo lasciando il posto a Guida.

L'organismo avrebbe dovuto, nelle idee del sindaco, fornire supporto al responsabile anticorruzione nonché segretario generale di Città Metropolitana, Antonio Meola. Ogni anno c'era da rivedere il piano interno anticorruzione, ma quello sarebbe stato solo uno dei compiti: i tre magistrati avrebbero dovuto rendere l'Ente napoletano un «avamposto nella lotta alla criminalità e alla corruzione in modo preventivo - disse con il consueto vigore il sindaco - perché la nostra sfida è prevenire perché se arriviamo in ritardo si è già persa la battaglia».

Quella battaglia non è mai iniziata, l'organismo non c'è più: per diventare avamposto bisognerà ripartire daccapo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA