Napoli vista dall'alto, il bilancio: servizi da ripensare nelle idee dei candidati a sindaco

Napoli vista dall'alto, il bilancio: servizi da ripensare nelle idee dei candidati a sindaco
di Luigi Roano
Domenica 18 Luglio 2021, 10:57 - Ultimo agg. 19 Luglio, 08:05
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Soluzioni diverse a problemi che più o meno sentono allo stesso modo, si può sintetizzare così questo inizio di campagna elettorale per tutti e cinque i candidati a sindaco. Dalla rubrica de Il Mattino Napoli vista dall'alto - dalla Torre Francesco a 124 metri di altezza al Centro Direzionale - Alessandra Clemente, Antonio Bassolino, Gaetano Manfredi, Catello Maresca e Sergio D'Angelo, con quest'ultimo che in verità potrebbe ritirarsi e appoggiare Manfredi, viene fuori questa fotografia. Movida da gestire e delocalizzare, trasporti, pulizia delle strade, politiche sociali, trasformazione urbana, rilancio di Bagnoli e Napoli Est, ambiente, rifiuti, periferie, il disastro finanziario di un ente in predissesto sono i temi principali a cui mettere mano.

Mancano ancora più di cento giorni al voto - c'è tuttavia l'incognita della data, le elezioni potrebbero essere anticipate a settembre causa epidemia - però la diagnosi della grande malata, la nostra città, più o meno l'hanno fatta tutti. Il tema è la cura per rilanciare una Napoli bombardata dal Covid e pesantemente in crisi da un punto di vista finanziario e politico. Qui gli arancioni del sindaco Luigi de Magistris si sono dissolti. Da sette mesi il Consiglio comunale non riesce a deliberare qualcosa di importante, al punto che si aspetta l'ennesima proroga per non approvare un bilancio da lasciare in eredità al prossimo sindaco. Bilancio che metterebbe seriamente a rischio commissario questo ultimo spezzone di consiliatura, l'ex pm non ha numeri politici per farlo passare e nemmeno soldi per vararlo il bilancio.

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Non solo questione di sfumature le differenze tra i candidati. A iniziare dal dato politico: dove un po' tutti si dichiarano civici. Il solo Manfredi, candidato del centrosinistra, fa appello alla società civile chiarendo però «che non può esistere un civismo senza la politica, bisogna difendere gli interessi della città a Roma e in Europa». Il pm Maresca - in quota centrodestra - era partito dal «no ai simboli dei partiti» e poi è planato più o meno sulle stesse posizioni dell'ex rettore. Discorso diverso per Bassolino, Clemente e D'Angelo che effettivamente non hanno partiti che li sostengono ma solo movimenti però insistono nella stessa area politica di Manfredi.

Torniamo ai temi, i cinque candidati hanno usato tutti il termini «concretezza» come messaggio spot da lanciare ai napoletani, associato spesso a un'altra locuzione: «Migliorare la quotidianità dei cittadini». Per strano che possa sembrare, viste le tante emergenze, il tema della movida è sentitissimo. Chi non ricorda le polemiche per l'assedio di migliaia di ragazzi - non tutti con la sola intenzione di divertirsi - del centro storico, Vomero e l'area del lungomare per i residenti impraticabili fino all'alba? La Clemente che ha la delega ai giovani, è ancora assessora del Comune, cosa ha proposto? «Va delocalizzata vicino al mare che accoglie le onde del suono, penso al molo San Vincenzo, così si organizza anche il waterfront della Villa comunale partendo dalla Rotonda Diaz. La vera sfida è spostare la movida in altre aree come Agnano e i Camaldoli». Passiamo a Maresca: «Io ho tre idee: la prima il Centro Direzionale che va completato e collegato bene, qui il modello usato nella pandemia sull'utilizzo del suolo pubblico potrebbe essere un forte incentivo. Quindi il Molo San Vincenzo e l'area di Bagnoli per decongestionare il centro storico». Per Bassolino «il modello va cambiato, è una questione di qualità dell'offerta e di regolamentarla in modo giusto e poi delocalizzare utilizzando anche il Centro Direzionale». Per Manfredi la movida va distribuita in tutta la città e anche per lui il Centro Direzionale è una buona idea e precisa: «Dare uno spazio ai giovani e al loro divertimento è importante, però questo deve essere compatibile con la civiltà dei comportamenti e i diritti dei residenti». D'Angelo come gli altri candidati è per la delocalizzazione ma lancia «il sindaco della notte» per la sua gestione.

Divide e molto soprattutto i contendenti di centrosinistra e centrodestra il tema del risanamento dei conti. Manfredi ha ottenuto dagli alleati il «Patto per Napoli». Cioè leggi speciali per risanare i conti «come le hanno avute Roma e altre città: Napoli senza un aiuto esterno non risolve i problemi finanziari, è inutile raccontare favole», il suo pensiero. Per Maresca invece le cose stanno diversamente: «Il problema è la spesa corrente - dice - i soldi ci sono però in conto capitale possiamo utilizzare quelli e fare i progetti di risanamento».

Stare a 124 metri di altezza significa stare sul tetto di Napoli, guardarla quasi per intero da un punto di vista unico, come hanno reagito i candidati? «È un sogno, una città stupenda dove si trova tutto, si vede l'orizzonte, un sogno che preferisco fare però a occhi chiusi perché scendendo da questa torre ci si rende conto del degrado che c'è» la prima impressione di Maresca. Manfredi è severo allo stesso modo: «È una grande città e anche una grande città metropolitana, distinguere i confini è difficile. Uno spettacolo naturale straordinario con un bellissimo fondale però anche una città immobile. Se guardiamo il panorama degli ultimi 20 anni lo skyline non è cambiato tanto, a differenza di Milano». Per la giovane Clemente «la vista è mozzafiato. La nostra città può spaventare per i suoi conflitti e le sue contraddizioni e invece c'è tanta stoffa, tanta energia per fare cose straordinarie attraverso la rigenerazione urbana». Il vecchio leone Bassolino non è da meno: «Qui si capisce meglio anche il nostro Pino Daniele. Vista dall'alto Napoli è mille colori, cose belle e cose fatiscenti». Per D'Angelo invece si vede «un panorama bellissimo, il problema di vedere Napoli da questa distanza è che vediamo le cose ma non le persone, ci si disabitua a osservare i problemi della gente, la politica però dovrebbe servire proprio a questo».

Cinque flash per capire almeno una cosa da fare alla quale tengono particolarmente. Il tutto racchiuso nelle stesse battute per tutti, cioè i titoli che hanno generato le loro interviste. Iniziamo dalla Clemente: «Porterò una cordata di investitori per restituire alla città il suo mare». Bassolino: «Periferie dimenticate, bisogna potenziare i servizi». Maresca: «La sinistra ha fallito, cambierò il Piano regolatore». Manfredi: «Nelle aree industriali dismesse nuove case ai giovani». D'Angelo: «Via le auto: il centro storico maxi isola pedonale».

Il suo cruccio principale Manfredi lo sintetizza così: «C'è il tema del decoro urbano perché la dignità delle persone è legata al luogo dove vivono.

E abbiamo tante risorse da spendere, oltre al Recovery ci sono i fondi europei ordinari e le risorse nazionali. Abbiamo un capitale umano, i nostri giovani che sono tanti e bravi». Il pm per il rilancio punta su altro: «Porte aperte ai privati che vogliono investire a Napoli, basta con la criminalizzazione del profitto. Gli imprenditori, in un quadro di regole certe, limpido, trasparente, pubblico devono potere lavorare anche a Napoli».

Anche la Clemente punta su risorse esterne e su quelle pubbliche: «Voglio portare qui l'esperienza di Detroit dove ho vissuto più di un anno. Nella capitale dell'auto degli Stati Uniti io ero dentro quei bus che portavano investitori e imprenditori per rigenerare l'area delle fabbriche». D'Angelo al riguardo ha la sua idea: «Gli insediamenti industriali si potrebbero innestare in alcune aree dove insistono le periferie, c'è spazio a sufficienza che però bisognerebbe rendere più sicuro e questo significa combattere l'infelicità e la rabbia, un connubio molto pericoloso».

Lunga la carrellata delle idee e a chiuderla è giusto che sia chi il sindaco lo ha fatto già, Bassolino: «Fare il sindaco di Napoli è la cosa più dura, ma anche la più bella. La politica è guardarsi negli occhi, è sapere ascoltare, dialogare e imparare dalle persone. Abbiamo due occhi, uno deve guardare alla concretezza l'altro al futuro. Bisogna stare dentro al corpo della città. Il sindaco poi però deve sapere interpretare l'anima della sua città perché ogni città ne ha una e Napoli il sindaco deve saperla rappresentare e farla dialogare con il mondo, deve saper rispettare e saper fare rispettare Napoli».
 

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