«Napoli vista dall'alto», Maresca: «La sinistra ha fallito, cambierò il piano regolatore»

«Napoli vista dall'alto», Maresca: «La sinistra ha fallito, cambierò il piano regolatore»
di Luigi Roano
Venerdì 18 Giugno 2021, 07:55 - Ultimo agg. 18:05
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Catello Maresca - candidato a sindaco civico appoggiato dal centrodestra - a 124 metri di altezza che Napoli vede?
«È un sogno, una città stupenda dove si trova tutto, si vede l'orizzonte, un sogno che preferisco fare però a occhi chiusi perché scendendo da questa torre ci si rende conto del degrado che c'è».


Area orientale e Bagnoli: Napoli è la capitale delle incompiute?
«Due occasioni straordinarie, non c'è una metropoli con possibilità di svilupparsi così tanto da est a ovest. Qui dall'alto invece Napoli sembra una città bombardata».

 


Che progetti ha al riguardo?
«Napoli va ricostruita: a est e fino a Scampìa e San Pietro a Patierno la vocazione manifatturiera è storica. A Bagnoli invece c'è il mare e la vocazione è turistica. Si riparte da questi modelli nella consapevolezza che non si può vivere di solo turismo. Tutto va inquadrato in una logica metropolitana. Da Sorrento a Bacoli abbiamo una linea di costa che è una grandissima opportunità. Il primo luglio ho convocato a Ottaviano nel castello che fu di Cutolo i sindaci, li aspetto, per aprire la discussione sulla Città metropolitana io ho le idee ben chiare».


Le illustri.
«Servizi integrati, trasporti, rifiuti, cultura, turismo.

Procida capitale della cultura è un banco di prova. Come si fa a parlare dell'isola senza Napoli, Pozzuoli e gli altri comuni? Poi la Città metropolitana ha capacità di spesa. Fino a oggi i fondi sono stati distribuiti con il criterio della popolazione, chi ha più residenti prende più soldi. Dobbiamo voltare pagina e puntare sui progetti integrati e coinvolgere le periferie».

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A proposito di mare, il Porto è lì a portata di mano, ma sembra un gigante che dorme.
«Non ha funzionato la capacità propositiva del sindaco, la competenza è dell'Autorità portuale, ma il sindaco ha un posto nell'Autorità e su tutta la questione del retroporto poteva incidere. Bisogna recuperare il rapporto con le Istituzioni. Il porto è una grossa opportunità di sviluppo».


Vale a dire?
«La vocazione industriale: al terminal Flavio Gioia arrivano milioni di tonnellate di merci. Bisogna utilizzare l'area est, i capannoni che ci sono per lavorare quelle merci. Ci manca la logistica a terra. Se viene Amazon e chiede spazio diciamo di no?».


Cosa toglierebbe dal panorama?
«Nulla, Napoli è stupenda, toglierei il degrado che sto vedendo nelle strade, nelle periferie. Serve un riordino urbanistico, siamo fermi a 30 anni fa. Dobbiamo cambiare modello di sviluppo e di città».


Concretamente?
«Dobbiamo essere attrattivi per le imprese e questo si ottiene con le agevolazioni fiscali come la Zes. Il ministro per il Sud se completa il percorso che sta facendo prevede una zona franca nel porto. Porte aperte ai privati che vogliono investire a Napoli, basta con la criminalizzazione del profitto. Gli imprenditori, in un quadro di regole certe, limpido, trasparente, pubblico devono potere lavorare anche a Napoli».


Tra le infrastrutture gli imprenditori chiedono quella della legalità e la sicurezza.
«La chiedono anche i napoletani, sono un magistrato pensavo fosse scontato. I cittadini tutte le volte che li incontro mi dicono sempre: Dottò a noi il coprifuoco non lo toglie lo Stato ma la camorra ci dovete salvare. La gente vuole regole, non sono una ideologia. Le regole tutelano tutti, questo è il primo valore e ho una credibilità basata sul mio percorso di vita in questo campo».


Candidato civico o politico?
«Me lo dovrò scrivere in fronte: sono un civico. È stucchevole e ridicolo che il professor Manfredi si presenti come tale quando si fa accompagnare dall'ex premier Giuseppe Conte».


Lei sarebbe civico perché lascia i partiti fuori dalla porta? Sembra più una fuga dai partiti.
«Chi viene da me entra in una associazione dove trova dei professionisti, imprenditori, ragazzi che con la mia associazione da anni - almeno 15 - aiutano altri ragazzi difficili. Non scappo dai partiti, le porte sono spalancate per chi vorrà collaborare per il bene di Napoli. Chi vuole su queste basi sarà bene accolto».


I partiti e i loro simboli devono fare un passo di lato?
«Non aspiro a piacere a tutti, le soluzioni non me le faccio dettare da Roma, non mi faccio accompagnare dai responsabili dei partiti per i vicoli, se e quando dovessero venire li accompagno perché conosco io i problemi di Napoli. Poi i cittadini sceglieranno se vogliono il metodo romano o napoletano».


E come li farà a convincere?
«Riparto dalle periferie, a Ponticelli lunedì farò un comizio».


I napoletani chiedono una città vivibile, ma il debito è a 2,8 miliardi, se sarà sindaco dichiarerà il dissesto?
«I napoletani vogliono una città normale. I mie collaboratori stanno studiando la problematica di bilancio e ho chiesto l'individuazione di fondi siano essi sulla spesa corrente che in conto capitale per il decoro urbano cioè manutenzione delle strade, pulizia, verde che non ci serve solo per il decoro ma anche per la salute. Tempi certi sui lavori, vorrei sapere cosa sta succedendo sulla Galleria Vittoria, un autentico mistero».


Tuttavia i soldi non ci sono, il Comune è in predissesto.
«Dobbiamo proiettarci su un fondo per le emergenze, dentro al bilancio è una precondizione. Anche qui bisogna elaborare modelli nuovi, quello degli ultimi 30 anni non ha funzionato e negli ultimi 30 anni hanno governato sempre gli stessi. Manfredi ha cambiato idee e si è candidato quando è arrivato quello che io chiamo il pacco per Napoli. Sono pronto, lancio la sfida a tutti i candidati, vediamoci in piazza del Plebiscito e vi spiego perché i soldi già ci sono».


E dove sono?
«Al sud arriveranno 200 miliardi tra Recovery, fondi coesione, programmazione pluriennale dei fondi europei e altro. La governance della spesa è fondamentale a partire dalla capacità progettuale. Il problema è la spesa corrente, ma se programmo il rifacimento delle strade e ci metto dentro anche la manutenzione ordinaria non ottengo lo stesso risultato della spesa corrente?».


La movida è una risorsa in tante città, qui a Napoli è un problema.
«Io ho tre idee: la prima il Centro Direzionale che va completato e collegato bene, qui il modello usato nella pandemia sull'utilizzo del suolo pubblico potrebbe essere un forte incentivo. Quindi il Molo San Vincenzo e l'area di Bagnoli. Così si valorizzano altre aree e si decongestiona il centro storico. Il punto di partenza come sempre devono essere le regole: la movida va gestita con fasce orarie a seconda delle zone della città».

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