Comune di Napoli, conti ai raggi X tra risparmi e spese pazze

Comune di Napoli, conti ai raggi X tra risparmi e spese pazze
di Paolo Barbuto
Venerdì 1 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 15:37
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Nei grafici c'è il sunto dello studio effettuato da Gari (Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana): si tratta di un servizio chiamato «Pitagora» che analizza i dati ufficiali depositati al Ministero delle Finanze e li trasforma in un documento di lettura estremamente facile.

In questo caso è stato preso l'ultimo bilancio depositato del Comune di Napoli, quello del 2017, e i singoli valori sono stati messi a raffronto con un «valore medio» di tutti i comuni d'Italia, adeguato ai parametri di estensione e popolazione di Napoli. Così è venuto fuori un documento «a colori»: in verde le voci sulle quali s'è risparmiato rispetto alla media standard, in giallo i lievi sforamenti, in rosso i superamenti eccessivi, in nero le spese «fuori controllo».
 
In questa pagina abbiamo preso in considerazione solo i picchi della colonna «verde», quella dei comportamenti virtuosi, e di quella «nera» delle spese fuori controllo. In mezzo, però, c'è tanto da leggere e scoprire.

Tanto per spiegarvi qual è lo stile del documento e com'è facile comprenderne i contenuti, vi raccontiamo della porzione dedicata agli organi istituzionali, che non rientra nei grafici perché i valori non sono clamorosi, eppure sono significativi. La voce «indennità» degli organi istituzionali viene considerata in misura moderata, perché ha un lievissimo aumento del 13% rispetto alla media: sembrerebbe un dato positivo, anzi sicuramente lo è. Solo che al rigo successivo c'è la voce «rimborsi per gli organi istituzionali», e qui i valori schizzano al punto da imporre un fregio nero che dice «spesa fuori controllo»: la voce rimborsi si distacca del 149% dalla media nazionale passando arrivando a superare il milione.

Al confronto con il «comune virtuale perfetto», scivolano verso il basso i valori degli stipendi e, soprattutto degli straordinari che sono più moderati del 45%. Il Comune paga il 70% in meno per le spese telefoniche e il 72% in meno per le bollette dell'acqua. Insomma ci sono tante voci per le quali l'Amministrazione merita un plauso.

Sul fronte dei valori inferiori alla media, però, l'impietoso meccanismo del semaforo «verde» mette in luce anche angoli che rappresentano un'ombra del bilancio. C'è un utilizzo del 98 per cento in meno sui contratti di servizio per il trasporto di disabili e anziani: in questo caso, capirete bene che non c'è da fare festa. Si spende meno anche per l'assistenza sociale residenziale e semiresidenziale (-59%), per l'assistenza domiciliare che ai vede attribuire solo un milione di euro, schiacciati del 90% i contratti per gli asili nido: anche in questo caso l'utilizzo di meno denaro non merita applausi. Così come va guardato con sospetto il minore stanziamento rispetto alla media dei fondi destinati alle infrastrutture stradali che dovrebbero essere 27 milioni ma qui arrivano a 11.

Drammatico anche il valore degli stanziamenti destinati alla manutenzione dei beni immobili che in media dovrebbe essere di 15 milioni ma qui si ferma a 2 milioni, pure la manutenzione di terreni e verde è inferiore 94% con 113mila euro per tutto l'anno.

Particolare attenzione va riservata pure al «contratto di servizio di trasporto pubblico» che nel 2017, è più bassa del 60% sul parametro medio che dovrebbe essere di 145 milioni ma a Napoli è fermo a 62.

Il primo dato che viene segnalato come «fuori controllo» dallo studio «Pitagora» riferito al bilancio 2017 è quello dei buoni pasto. Più alto del 134% rispetto alla media. Questo dato fa saltare sulla sedia gli analisti i quali, probabilmente, avevano ragione ad essere preoccupati se è vero che negli ultimi mesi proprio la voce dei buoni pasto è stata drasticamente tagliata dal Comune di Napoli.

C'è un valore anomalo (+118 per cento) in spese destinate alla pubblicità, che superano il mezzo milione di euro; clamoroso anche lo scostamento del 195% rispetto alla media di investimenti per l'accesso alle banche dati e alle pubblicazioni online che schizzano a una cifra prossima agli 800mila euro per un solo anno.

Mette i brividi il valore del contenzioso: per le cause legali palazzo San Giacomo ha speso, nel 2017, 46 milioni di euro con uno sbalzo del 329 per cento rispetto alla media della città ideale pensata dallo studio «Pitagora».

Il documento mette in luce anche l'emorragia di denaro che finisce nelle casse di partecipate e controllate: 55 milioni di euro alle controllate (scostamento percentuale del 266%) e 23 milioni verso le partecipate (+ 252%).

È impressionante il valore della restituzione di depositi cauzionali e contrattuali: in termini assoluti si tratta di una spesa di 64 milioni di euro. In termini percentuali questa voce, rispetto alla media del cluster di Pitagora, mostra uno spaventoso scollamento del 1082%.

Si distinguono in maniera esponenziale anche i versamenti per gli interessi: quelli sui titoli obbligazionari a medio-lungo termine ammontano a 14 milioni e fanno segnalare un distacco del 156% rispetto alla media.

Decisamente più sostanziosi i fondi destinati agli interessi passivi per mutui e altri finanziamenti da versare a cassa Depositi e Prestiti: nel 2017 sono stati impegnati 57 milioni, 265 per cento in più sulla media ideale.

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