Coronavirus a Napoli, de Magistris prepara il blitz: «Una delibera per cancellare il debito»

Coronavirus a Napoli, de Magistris prepara il blitz: «Una delibera per cancellare il debito»
di Luigi Roano
Venerdì 24 Aprile 2020, 09:00
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Era un bel po' di tempo che il sindaco Luigi de Magistris non incontrava la sua maggioranza, lo ha fatto nella giornata di mercoledì e ne ha approfittato per annunciare ai suoi consiglieri comunali che sta lavorando a una «delibera rivoluzionaria». Quale? Quella dell'azzeramento del debito storico. Difficile capire a quanto ammonta il debito storico, meglio andare al sodo, ovvero all'ammontare del debito complessivo di Palazzo San Giacomo: 2,7 miliardi. Non tutti maturati nell'epoca de Magistris, ma una sostanziosa parte sì. Ma come è possibile che una delibera possa far cessare un debito con lo Stato con un atto di un Municipio? Semplicemente non è possibile a meno che non si abbia messo in contro di passare dal predissesto al dissesto con lo scioglimento del Comune da parte della Prefettura. De Magistris questo lo sa bene, i calcoli se li è fatti e visto che siamo in epoca di Coronavirus - con una crisi economica e sociale mai vista dal Dopoguerra - il sindaco scommette tutto su un atto del Governo che azzeri appunti il debito. Non da escludere visto il subbuglio sociale che vige nel meridione e a Napoli in particolare, inoltre la materia è in carico anche all'Anci. L'ex pm lavora su questa vicenda da due anni da quando ha istituito una Consulta pubblica presieduta dal costituzionalista Paolo Maddalena.
 

 

L'organismo ha concluso il suo lavoro proprio in questi giorni di crisi e in Comune ritengono che sia giunto il momento di varare la delibera a stretto giro. La Consulta ha lavorato proprio sul tema delle risorse e, più nel dettaglio, la questione del debito del Comune che, pur nelle sue diverse origini, «condiziona oggettivamente la capacità di poter svolgere politiche di sostegno allo sviluppo cittadino e di piena soddisfazione di diritti civili e sociali riconosciuti dalla nostra Costituzione» si legge nell'atto costitutivo dell'organismo. In questi due anni la Consulta - con audit pubblico - ha fatto studi sulla «predisposizione di linee di azione relativamente alle risorse sulle quali poggiare lo sviluppo cittadino e sulle strategie per impedire che il debito ingiusto, perché maturato in grande parte durante i diversi commissariamenti che hanno riguardato la città, continui a produrre effetti pesantemente negativi per la nostra città». 
 

Il debito storico ammonta a 2,7 miliardi, la Consulta ha dimostrato come alcune fattispecie di debiti non devono essere pagate perché non «contratte dalla città» ma dallo Stato con riferimento ai commissariamenti degli ultimi 30 anni a iniziare da quello per i rifiuti passando per i debiti accumulati grazie alla cosiddetta finanza creativa. Quelli messi a bilancio ammontano a più di 300 milioni così distribuiti: in primis i commissariamenti 155 milioni. Ed è solo un pezzo di quell'eredità del passato che in audit hanno esplorato. Inoltre il Comune ha sul groppone anche 2 strumenti finanziari derivati con Ubs con scadenza 31 dicembre 2025 e fair value di oltre 20 milioni e con Intesa San Paolo e Deutsche Bank con scadenza 31 dicembre 2035 con un fair value di oltre 137 milioni.
Palazzo San Giacomo non intende pagare questi debiti né sacrificare il patrimonio - negli ultimi due anni sostanzialmente sono stati venduti una decina di cespiti - così come tanti altri. La sostanza è che de Magistris aspetta i provvedimenti nel Governo. Chiarito il meccanismo del debito, esattamente 20 giorni fa, il Comune ha varato la delibera «Napoli riparte» con la quale i commercianti non dovrebbero pagare le tasse per tutto l'anno in corso. Sul sito istituzionale - tuttavia - la questione è narrata in un altro modo: l'invito è a pagarle on line.

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