M5s-Pd, il gruppo Di Maio in Campania ora minaccia la scissione

M5s-Pd, il gruppo Di Maio in Campania ora minaccia la scissione
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 07:44
3 Minuti di Lettura
Se si stringe l'intesa con il Pd i consiglieri regionali soffieranno ancor di più sul fuoco incendiato dalla base e sono pronti ad ogni genere di azione, in caso contrario il governo Conte rischia altri scossoni. Lo scontro dentro gli M5s sull'alleanza con il Pd sembra non prevedere soluzioni a impatto zero. Un derby Napoli-Roma con la maggior parte dei parlamentari campani schierata per l'alleanza con il Pd e gli esponenti regionali arroccati sul no. «Fatelo pure l'accordo - hanno fatto sapere i consiglieri regionali con Valeria Ciarambino in testa - tanto la base non vi seguirà e l'M5s otterrà percentuali inservibili da portare nella coalizione».

LEGGI ANCHE Regionali Campania 2020, il no al patto con il Pd non ferma il pressing dei big M5S

LE ACCUSE
Gli strascichi della guerra interna sono piombati ieri sera anche nella riunione dei gruppi svolta a Montecitorio. Bisognava decidere come organizzare gli Stati generali, dei facilitatori e dei tanti mal di pancia verso la piattaforma Rousseau, ma inevitabile che alla fine, in vari conciliaboli, si parlasse anche delle alleanze. La Campania uno dei dossier più spinosi. Le accuse rivolte soprattutto ai dimaiani che si oppongono all'alleanza in una guerra senza esclusione di colpi tra correnti. «Prima ci avete portato con la Lega, poi con il Pd e ora - hanno accusato i big favorevoli all'intesa - voi stessi che avete snaturato il Movimento negate questa possibilità». È il pensiero della maggioranza: da Vincenzo Spadafora a Roberto Fico, da Luigi Gallo a Carla Ruocco, da Andrea Cioffi a Gilda Sportiello, solo per restare ai parlamentari campani. «La verginità - hanno spiegato - è perduta e non si può più recuperare». Sotto accusa pure i metodi che si ritiene utilizzare, come Rousseau. «Quando si è formato il governo con la Lega - hanno fatto notare i campani al reggente Vito Crimi - si è messo ai voti il contratto, parlando di programmi, non se dovevamo allearci o meno». Così vorrebbero avvenisse anche in Campania.

L'ESCAMOTAGE
Domenica scorsa, all'assemblea di Napoli, gli attivisti hanno chiesto di mettere ai voti la possibilità di alleanza, ma solo per gli iscritti campani. A Roma, parallelamente, si vorrebbe invece chiedere un sondaggio nazionale, per tutte le Regioni al voto, coinvolgendo gli iscritti a Rousseau. Una sorta di mandato affinché il capo politico possa verificare autonomamente, di volta in volta, se stringere intese con altri partiti. Un escamotage, un blitz uguale e contrario a quello fatto dagli esponenti M5s in Campania. Perché se agli attivisti lo scenario è meno chiaro, nei Palazzi è lampante che il «dossier alleanze» ha un peso soprattutto per i destini politici dei portavoce. Con il Movimento slegato da altri partiti avrebbero vita facile per una ricandidatura l'attuale capogruppo Ciarambino, nuovamente candidata alla presidenza (e non Sergio Costa), insieme agli altri sei consiglieri campani. Dall'altra i parlamentari necessitano di ampliare le intese con il Pd per puntellare il traballante governo Conte. La riunione con gli attivisti di domenica ha però rafforzato la pattuglia regionale che in caso di blitz sarebbe pronta ad ogni genere di azione: valutate anche le dimissioni di massa. A Roma le armi sembrano spuntate.

LA POLEMICA
Nel mirino pure Luigi Gallo per le dichiarazioni rilasciate ieri nell'intervista al Mattino in cui ha riferito di «urla e prevaricazioni» nel corso dell'assemblea di domenica. Secondo il deputato comportamenti per non far parlare i favorevoli all'apertura al Pd. Decine gli attivisti che lo hanno preso di mira, tra cui anche Ciarambino che ha duramente attaccato Gallo. «Chi ha voluto ha parlato, sparare a zero - ha detto - fa male al M5s». Come finirà il derby? La partita è da tripla: sì, no all'alleanza e c'è chi scommette anche sulla scissione interna. Il ritorno di Di Battista o una nuova avanzata di Di Maio potrebbero mischiare ancora le carte in tavola. In gioco non solo il Movimento, ma soprattutto i destini personali di chi ora teme di non essere rieletto o di perdere posizioni di potere. Un vicolo stretto da cui si cerca di uscire compattandosi con la chiamata in piazza contro i vitalizi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA