«FdI è partito di governo, pronti a battere De Luca»

Il bilancio di Rastrelli: voti quadruplicati, lascio un gruppo forte

Sergio Rastrelli
Sergio Rastrelli
di Dario De Martino
Sabato 17 Febbraio 2024, 09:00
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Sergio Rastrelli, senatore e commissario uscente di Fratelli d'Italia. Il congresso di oggi e domani segnerà la fine della sua guida a livello cittadino. Un incarico a cui fu chiamato a settembre 2021 quando Fratelli d'Italia usciva dilaniata dalle elezioni comunali.
«Quando Giorgia Meloni mi chiamò per affidarmi la guida del partito, azzerando ogni altra carica, era un momento in cui questo ruolo comportava grande responsabilità. C'era l'esigenza di un commissariamento perché in quella fase il partito era alle soglie dell'irrilevanza numerica e della rappresentanza politica ed aveva profonde lacerazioni che andavano sanate. Eppure parliamo di un partito che già allora aveva una grande forza attrattiva nel Paese. Bisognava ricostruire il senso di comunità all'interno del partito e rappresentarlo in maniera diversa all'esterno, basandosi su affidabilità istituzionale, presentabilità sociale e capacità di riannodare i rapporti diplomatici».

Cosa è cambiato in questi due anni?
«Abbiamo riannodato il legame sentimentale con la città, dialogato col mondo delle professioni, delle associazioni, delle imprese.

E sul fronte interno abbiamo ricostruito una comunità. E questo ci ha portato a quadruplicare i voti: dal 3,5% delle comunali al 14% delle politiche. Siamo la città che ha avuto in assoluto il miglior incremento percentuale. È c'è ancora tanto da fare. Abbiamo un enorme margine di crescita per adeguarci alle percentuali nazionali. Per farlo serve un partito dialogante e affidabile».

Il congresso di oggi e domani, che momento rappresenta?
«Ora il partito è maturo per affrontare questa sfida. È una grossa opportunità che dobbiamo saper cogliere. I congressi si sono fatti in tutta Italia, mancano due grandi centri come Napoli e Roma. Bisogna rendere di nuovo Napoli centrale anche nelle dinamiche interne al partito».

Ma se i risultati sono stati così soddisfacenti, perché non si è candidato per guidare il partito in città?
«Ero stato investito di questa responsabilità perché serviva in quel momento un uomo nuovo che fosse estraneo alle logiche conflittuali del passato. Ora è tempo ed è giusto passare il testimone e indirizzare le mie responsabilità completamente sul fronte parlamentare. Resto, comunque, il senatore di Fratelli d'Italia eletto in città e riferimento istituzionale per tutto il partito cittadino».

Per sostituirla si sfideranno due candidati: uno storico esponente della destra come Marco Nonno e un uomo "nuovo" come l'avvocato Diego Militerni. Sosterrà la candidatura di uno dei due?
«Ho un dovere di terzietà. Un commissario nominato dal vertice del partito non può schierarsi. E comunque ritengo che sia giusto che il parlamentare eletto sul territorio non dia indicazioni di voto. Mi limito ad auspicare che il congresso dia prova di un partito maturo per guardare oltre la logica delle contrapposizioni».

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Si sente pronto, quindi, a dare una mano al vincitore, chiunque esso sia?
«Per me la questione va ribaltata. La nostra area politica ha sempre dato una straordinaria prova di coesione. Il Movimento sociale prima e Alleanza Nazionale poi avevano a Napoli percentuali di consenso che erano impensabili altrove. Questo proprio grazie alla forza di una comunità coesa in tutti i livelli organizzativi. La cosa più preziosa che abbiamo ottenuto in questi due anni è stata proprio quella di ristabilire questo senso di comunità. Per questo tutto il partito, in maniera compatta, sarà comunque pronto ad affrontare i prossimi impegni, forte di questo senso di comunità di sintesi».

Rispetto al sindaco e alla sua amministrazione, come si augura che si comporti la nuova dirigenza di Fratelli d'Italia?
«Allo stesso modo in cui abbiamo fatto noi durante la nostra gestione. Credo che sia l'unica strada possibile. Vale a dire: dialogo istituzionale nell'interesse della città ma opposizione durissima ad un'amministrazione comunale che sopravvive di senti».

Intanto ieri il governatore De Luca è sceso in piazza e ne è nato uno scontro, finito ad insulti, anche con la presidente del consiglio Giorgia Meloni. È superabile questa fase di scontro?
«Solo in un modo, brutale quanto lineare: mandandolo finalmente a casa, travolgendo con la forza della nostra proposta politica la sua fallimentare esperienza di governo . De Luca uscirà presto di scena, nel disprezzo generale».

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