Grate al Plebiscito, il secondo round spaventa il Comune e de Magistris cerca l'intesa col ministro

Grate al Plebiscito, il secondo round spaventa il Comune e de Magistris cerca l'intesa col ministro
di Pierluigi Frattasi
Martedì 5 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 13:04
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«Riprenderemo subito i lavori in piazza del Plebiscito, senza aspettare il ricorso in appello del ministero dei Beni culturali». Attilio Auricchio, direttore generale del Comune di Napoli, non ha dubbi: «Riconsegneremo a breve le aree alle imprese. Ripartiremo col vecchio progetto». Ma la partita non è ancora chiusa. Il ministero dei Beni culturali ha già messo al lavoro l'ufficio legislativo e l'avvocatura di Stato per studiare le carte. L'intenzione, spiegano dalla sede del Collegio Romano, è di impugnare la sentenza al Consiglio di Stato. I tempi rischiano di allungarsi ancora una volta. All'orizzonte, quindi, spunta un piano B: la possibilità di trovare un compromesso, spostando le grate di pochi metri, all'esterno dell'emiciclo di piazza del Plebiscito, sul quale vige il vincolo paesaggistico. Un'ipotesi non particolarmente complicata dal punto di vista tecnico, per la quale basterebbe solo una semplice variante. Non è escluso allora che il Comune, per scongiurare la perdita di altro tempo, possa proporre al Governo proprio questa soluzione.
 
«Siamo pronti a condividere una linea con il ministro Bonisoli - riprende Auricchio - Ma non possiamo perdere altro tempo. L'Europa aspetta». «Del resto - sottolinea - il Tar ha accolto in pieno la nostra linea. Non si è limitato alla sospensiva cautelare, ma è andato oltre, pronunciando una sentenza di primo grado immediatamente esecutiva, perché aveva tutti gli elementi per decidere nel merito. Il ministero avrà pochi margini per un ricorso. Ora si riparte con il vecchio progetto già approvato dal sovrintendente. Restano in piedi anche tutte le prescrizioni che ci ha dato».

La sentenza lampo del Tar è stata accolta con «sorpresa» al ministero dei Beni culturali. Il Mibac ha già dato mandato agli avvocati di studiare il dispositivo per presentare un ricorso al Consiglio di Stato, anche se è ancora presto per confermarlo. Una prima occasione di confronto tra il Mibac e il Comune, intanto, potrebbe arrivare già questa settimana. Venerdì, infatti, è previsto l'arrivo a Napoli del direttore generale del ministero Gino Famiglietti, in città per un'iniziativa al Museo Archeologico e per una visita al Museo di Capodimonte. Nel caso di ricorso in appello, ad ogni modo, la procedura prevede che il Mibac possa chiedere una sospensiva della sentenza di primo grado al Consiglio di Stato, prima di entrare nel merito. Anche i comitati affilano le armi. «Riuniremo le associazioni per pianificare le prossime azioni», spiega Francesco Iannello, delle Assise di Palazzo Marigliano, che si erano schierate contro le grate in piazza del Plebiscito.

«Siamo soddisfatti per questa sentenza - commenta Ennio Cascetta, presidente di Metropolitana di Napoli - Siamo pronti a ripartire con i lavori al più presto, appena il Comune di Napoli e Ansaldo Sts ci riconsegneranno il cantiere. Cercheremo di recuperare, almeno in parte, il tempo perduto e di restituire al più presto ai cittadini l'area del cantiere per completare un'opera molto importante per la mobilità in città». Ansaldo Sts e MN, le società che partecipano ai lavori della Linea 6, attendono solo l'atto formale della riconsegna delle chiavi del cantiere. Quando il Mibac, a ottobre, sospese l'autorizzazione paesaggistica, infatti, il Comune chiese di restituire le aree. Le ditte furono costrette a imballare tutto il materiale, prima di andarsene.

Operai e ruspe potrebbero tornare anche nel giro di una settimana al Plebiscito. Il progetto dovrebbe proseguire come da cronoprogramma, riprendendo lo scavo del pozzo verticale, facendo i lavori di consolidamento della camera di ventilazione, prima di realizzare il tunnel orizzontale di 100 metri con la minitalpa. Se, invece, si dovesse optare per una piccola variante, i tempi si allungherebbero di poco. I lavori potrebbero essere ultimati comunque tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020.

L'idea di collocare le grate in Largo Carolina, però, alla luce della sentenza del Tar sembra archiviata. Tra gli ostacoli considerati dai giudici «problemi di statica per alcuni fabbricati; la cavità sotterranea che accuserebbe un cedimento in prossimità di piazza Carolina; la necessità di spostare il collettore fognario con rischi per l'edificato; maggiori disagi per i cittadini, in termini di rumorosità e peggioramento della viabilità; maggiore impatto archeologico, ma anche le obiezioni manifestate dalla Prefettura sulla sicurezza».
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