Il primo atto del ministro Costa: «Terra dei fuochi, il decreto è pronto»

Il primo atto del ministro Costa: «Terra dei fuochi, il decreto è pronto»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 7 Giugno 2018, 09:54 - Ultimo agg. 8 Giugno, 09:42
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Con la fiducia anche della Camera al governo, è ministro dell'Ambiente con pieni poteri. Dopo l'esperienza da generale dei carabinieri con compiti di intervento in materia ambientale, il napoletano Sergio Costa comincia il suo nuovo incarico. Laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell'ambiente, entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all'inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi. Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia.

Ministro Costa, uno dei principali impegni del suo ministero saranno gli interventi nella Terra dei fuochi, realtà che conosce bene avendovi condotto importanti inchieste, realtà che ancora oggi soffre pesanti disagi e dove i cittadini non si sentono tranquilli. Come mai non c'era nulla, su questo, nel contratto del governo?
«Da tecnico, che per le sue indagini è sceso nelle discariche, anche in quelle più profonde, che ha fatto sopralluoghi dove erano interrati sei piani di rifiuti, voglio tranquillizzare chi da anni è impegnato nelle denunce sui problemi e i rischi della terra dei fuochi. Vogliamo normalizzare, attraverso gli interventi necessari, una situazione limite. E farò tutto ciò che posso».

Nessuna voluta dimenticanza nei programmi, quindi?
«No e lo dimostreremo nei fatti, più che con le parole. Uno dei miei primi atti da ministro sarà la presentazione di un decreto legge sulla terra dei fuochi. Ne studierò presto i presupposti dell'urgenza con l'ufficio legislativo del ministero. Non appena definita la concreta linea di intervento, andrò subito in visita nei luoghi della terra dei fuochi per parlarne. È un mio preciso impegno».

Sugli inceneritori, è vero che intende chiuderli?
«La mia idea è che, se ridurremo il quantitativo di rifiuti prodotti, non ci sarà bisogno di avere inceneritori. L'idea è approntare una leva fiscale che favorisca l'intera filiera virtuosa dei rifiuti: dall'azienda al consumatore. Il vantaggio sarà fiscale per le aziende che vorranno ridurre gli imballaggi, che rappresentano una percentuale consistente dei rifiuti, e per i cittadini. Inoltre occorre spingere sempre di più per la differenziata di qualità e implementare i centri di compostaggio per l'umido, anche quelli di comunità, che produrranno compost utile per la concimazione»
 
In che modo?
«Le dico subito. Diminuendo gli imballaggi, le confezioni, le scatole, si arriva ad una diminuzione di materiale da dover riversare nei rifiuti. Basta iniziare».

Le bonifiche sono un altro tema dolente sul tavolo del suo ministero. Che idea ha al riguardo? Come pensa di intervenire?
«La messa in sicurezza e le bonifiche di un sito inquinato dipendono da una serie di soggetti istituzionali. Il ministero dell'Ambiente farà la sua parte fino in fondo in parallelo con le altre autorità amministrative, regioni, città metropolitane, comuni ponendosi al loro fianco con la massima disponibilità camminando insieme».

È un impegno che il governo assume anche per Bagnoli?
«Sicuramente. Il ministero dell'Ambiente farà tutto ciò che occorre per restituire il sito di Bagnoli alla città di Napoli, rimanendo al fianco delle autorità amministrative preposte. Seguirò gli esiti, nel rispetto di chi lavora agli obiettivi fissati, con i compiti di vigilanza che ha un ministro dell'Ambiente».

Sull'Ilva di Taranto si sta discutendo molto in questi primi giorni di governo: pensa che lo stabilimento si debba chiudere o intravede altre soluzioni?
«Il soggetto acquirente si è impegnato ad osservare tutte le prescrizioni e gli steccati ambientali imposti dall'Ue e dal contratto. Sono questi gli aspetti su cui spetta al ministro dell'Ambiente vigilare. Le scelte complessive sono di competenza di altri».

È vero che nel governo si confrontano due anime: quella che vorrebbe realizzare più infrastrutture e quella ambientalista che frena?
«Il governo ragiona con una sola penna ed è coeso. Sicuramente l'ambiente verrà posto come un elemento centrale e non sarà subalterno».

È vero che il suo nome al ministero è stato in forse, perchè la Lega voleva un suo esponente?
«Non so, dico soltanto che già in campagna elettorale Di Maio mi ha indicato come ministro dell'Ambiente in un governo votato dai 5 Stelle. Non sono un iscritto, ma un tecnico esterno al movimento. E devo ringraziare il Movimento 5 Stelle e la Lega per la fiducia accordata alle mie competenze e alle mie esperienze in materia».

Che ministero dell'Ambiente sarà quello da lei guidato?
«Certamente un ministero su cui il governo punta molto. Non più, come quando venne istituito nel 1986, la Cenerentola del governo. È un dicastero centrale, che ha sul tavolo diverse questioni da verificare. Penso non solo alla terra dei fuochi, o le bonifiche, o l'Ilva, ma anche le situazioni ambientali che attraversano tutto il Paese. Insomma, di lavoro ce ne è tanto. Io sono pronto a metterci tutto il mio impegno, la mia competenza e la mia energia».
 
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