De Magistris in campo per la Regione: «Mi candido», ma Dema si spacca sui centri sociali

De Magistris in campo per la Regione: «Mi candido», ma Dema si spacca sui centri sociali
di Luigi Roano
Domenica 2 Giugno 2019, 09:00
3 Minuti di Lettura
Le geometrie variabili arancioni nell'assemblea di demA all'hotel Oriente di ieri portano il sindaco Luigi de Magistris a fare un'affermazione solenne, l'ultima in ordine di tempo: «Sarò in campo alle regionali ammenocché non si voti per le politiche». Non è il «discorso del re» quello del sindaco ma motivazionale e vista l'aria che tirava, è stata una necessità assoluta perché i suoi boys sono abbastanza scocciati dall'immobilismo degli ultimi mesi: «Che movimento politico è il nostro - racconta uno dei capi - se non ci siamo mai alle elezioni?». Tanta la carne al fuoco a iniziare dal grande ritorno di Claudio de Magistris nel ruolo di segretario regionale e la novità del consigliere comunale Elpidio Capasso impalmato segretario provinciale. Due mosse - soprattutto quella di Claudio - che non servono solo a dare una mano al segretario nazionale Enrico Panini per togliergli da dosso una certa pressione da chi lo vede responsabile dell'immobilismo. Il ritorno di de Magistris junior dovrebbe essere l'antidoto per il malcontento che c'è tra chi nel Movimento mal sopporta lo sbilanciamento di demA su Insurgencia. E anche sulla disinvolta politica delle nomine che tutto l'apparato demagistrisiano continuamente fa.
 
Il sindaco ha annunciato discesa in campo e inizio della campagna elettorale per le regionali e in maniera severa è sbottato sulla questione Insurgencia. «Risolvetele da soli queste cose - il suo ragionamento rivolto agli iscritti - pensate a preparare le liste a organizzarvi sul territorio». Vuole avere mani libere de Magistris il motivo per il quale suo fratello era rabbuiato, perché alla fine queste rogne finiranno sulla sua scrivania. Il tema Insurgencia e centri sociale lascia sul campo molti dubbi e tanti veleni. Per esempio, non si sono viste all'assemblea due donne di peso del Movimento, l'assessora al Welfare Roberta Gaeta e la consigliera del gruppo consiliare demA Laura Bismuto. E plasticamente si può dire che la giunta de Magistris su questo fronte è divisa: ci sono gli assessori Ciro Borriello, Raffaele Del Giudice, Alessandra Clemente, Annamaria Palmieri che vorrebbero il Movimento più orientato su un centrosinistra capace di essere autonomo ma di dialogare anche con quel pezzo di Pd più sinistroso senza essere oppresso dalla massiccia presenza dei centri sociali, Insurgencia su tutti. Dall'altra uno dei pupilli di de Magistris, l'assessore Carmine Piscopo nello scomodissimo ruolo di ufficiale di collegamento con i centri sociali. Un braccio di ferro tanto che la risposta di Insurgencia è stata quella di mettere sul tavolo già il nome del successore di de Magistris: Ivo Poggiani, il presidente della Terza Municipalità quella del quartiere Sanità. Sono stati tirati fuori in assemblea gli scheletri dagli armadi: a iniziare dal concerto del Primo maggio in piazza Dante completamente scollegato dalla festa dei lavoratori e affidato appunto a Insurgencia, organizzato con i fondi della tassa di soggiorno. Le nomine nelle partecipate, come quella di Valeria De Sieno alla Mostra d'Oltremare e di Egidio Giordano - anche lui di Insurgencia - come assessore di Poggiani alla Municipalità e quelle in Città metropolitana.

Al netto di queste scosse telluriche interne, de Magistris sembra avere le idee chiare. Il sindaco vuole fortissimamente un seggio in Parlamento e una ribalta nazionale per demA. A iniziare dalla prossima settimana cercherà di tessere la rete delle alleanze e sarà a Roma per incontrare i Cinquestelle, soprattutto i fichiani, e anche il Pd, almeno quella parte più a sinistra che non vede l'ora di aprirsi al civismo, quello che viene dal basso non delle lobby. In questo senso le regionali possono essere un nodo di interscambio. Per esempio, il sindaco non disdegnerebbe di appoggiare un candidato alla Regione grillino se si andasse a votare per le politiche. Stesso discorso e forse con più convinzione per quello riguarda il Pd a patto che il candidato non sia Vincenzo De Luca, l'attuale governatore. Con questo schema si voterebbe anche al Comune e l'ex pm sul candidato avrà voce in capitolo. Si torna così alle geometrie variabili. Magari non nel senso angusto dell'opportunismo politicante, ma come fattore dinamico e propulsore di pace verso chi si è fatto la guerra...
© RIPRODUZIONE RISERVATA