Plebiscito, i dubbi di De Magistris: «Vicenda poco chiara, voglio vedere Bonisoli»

Plebiscito, i dubbi di De Magistris: «Vicenda poco chiara, voglio vedere Bonisoli»
di Pierluigi Frattasi
Sabato 8 Dicembre 2018, 12:30
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«Istruttoria complessa. Tempi lunghi». Gli avvocati del Comune di Napoli si preparano a studiare le carte, ma il ricorso al Tar sulla decisione del ministero dei Beni Culturali che ha fermato il cantiere del metrò in piazza del Plebiscito non sembra che vedrà la luce in tempi brevi. Il sindaco Luigi de Magistris ha dato un mandato politico preciso: impugnare il decreto del direttore generale del Mibac che ha revocato l'autorizzazione per le griglie all'ombra del colonnato rilasciata nove mesi fa dalla Sovrintendenza di Napoli. Il Comune ha tutto interesse a fare l'opera, considerata strategica e punterà molto probabilmente soprattutto sul possibile grave danno che arrecherebbe alla città la perdita dei 100 milioni di fondi europei. Ma per dare il via alla battaglia legale, occorrerà prima una delibera che dia il mandato all'avvocatura comunale. Solo dopo, i legali di Palazzo San Giacomo potranno cominciare a lavorare. Il termine per il ricorso è il 5 febbraio prossimo, ma si farà sicuramente prima.
 
Intanto, il primo cittadino si rivolge direttamente al ministro Alberto Bonisoli: «Chiamerò il ministro dei Beni culturali afferma l'ex pm - e spero di incontrarlo prima di Natale, perché questa vicenda del Plebiscito mi sembra tutto tranne che una cosa genuina. È una situazione che può avere conseguenze drammatiche per la nostra città. Devo capire dalle parole del ministro che cosa sta accadendo perché è una vicenda che non si può racchiudere in un fatto apparentemente tecnico. È una questione molto seria». A stretto giro è arrivato anche il commento del presidente della Camera Roberto Fico: «Non conosco la documentazione ha spiegato Fico però stiamo molto attenti a non perdere i finanziamenti europei rispetto alla Linea 6. Qualsiasi soluzione che è nelle prerogative del Comune, del ministro e della Sovrintendenza deve essere veloce e guidata dal buon senso».

Non sarà scritto nell'immediato l'atto di impugnazione al Tar Campania. Ne sono convinti a Palazzo San Giacomo, considerando la delicatezza e la complessità della questione. La materia della revoca di un'autorizzazione già rilasciata per un cantiere non è cosa che si vede di frequente a Napoli, ma nemmeno una procedura anomala. La norma, infatti, prevede che il potere sovraordinato, in questo caso la Direzione generale del ministero, possa rivedere, entro i termini di legge, un parere già rilasciato da un proprio ufficio territoriale. Nessuna stranezza procedimentale, insomma, ma semmai una possibile divergenza di vedute tra uffici. Il primo passo dei legali del Comune, quindi, guidati dall'avvocato capo Fabio Maria Ferrari, una volta incaricati ufficialmente della questione, sarà capire le ragioni che hanno portato il Mibac ad annullare il parere della Sovrintendenza.

Fermo restando tutta la prudenza e la cautela del caso, visto che le carte formalmente non sono state ancora trasmesse all'avvocatura, è presumibile, però, immaginare che il ricorso del Comune possa puntare soprattutto su due elementi. Il primo riguarda il grave danno che deriverebbe alla città dalla perdita dei 98 milioni di fondi europei per la Linea 6. La camera di ventilazione Chiaia-Municipio, infatti, indispensabile per mettere in esercizio tutta la metropolitana, deve essere completata, collaudata e rendicontata entro il 2019. Altrimenti si rischia di dover restituire i fondi a Bruxelles. Il Mibac, in effetti, non ha competenza su una valutazione di questo tipo, perché la sua sfera riguarda invece la tutela del patrimonio artistico italiano. Ma sul piatto della bilancia, dall'altro lato, c'è un altro interesse nazionale, quello alla realizzazione di un'opera dichiarata strategica dallo Stato, per garantire ai cittadini la mobilità e il trasporto. Il compito del Tar, quindi, sarà proprio quello di capire qual è l'interesse pubblico prevalente tra i due. Il Comune è già stato impegnato in uno scontro con la Sovrintendenza su piazza del Plebiscito, in merito all'organizzazione dei concerti. Gli uffici di Palazzo Reale nel 2013 posero un vincolo indiretto di tipo culturale sulla piazza. Il Comune fece ricorso, vinto in primo grado e perso poi al Consiglio di Stato. Il secondo punto, invece, riguarda la sicurezza. Perché sulla localizzazione delle griglie in piazza Carolina potrebbero emergere problemi di staticità sulle fondamenta dei palazzi vicini. Anche in questo caso, bisognerà capire quale sia l'interesse prevalente tra quello alla sicurezza e quello alla tutela. C'è, infine, una questione legata alle autorizzazioni. Il cantiere, infatti, è partito solo perché c'erano tutti i pareri. Sulle griglie era arrivato un ok con prescrizione anche della Commissione di Alta Vigilanza.
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