Napoli, debiti estinti nel 2044. E Dema torna a vendere case

Napoli, debiti estinti nel 2044. E Dema torna a vendere case
di Valerio Esca
Venerdì 16 Febbraio 2018, 09:46
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Via libera della giunta comunale al nuovo piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Intorno alla mezzanotte di mercoledì, l'amministrazione ha approvato il documento che arriverà in Consiglio comunale lunedì 19, grazie al quale viene varato il piano per sanare il debito dell'ente, alla luce dell'adesione all'emendamento salva-Comuni, contenuto nell'ultima legge di Bilancio del governo. Per salvare il Comune, de Magistris punta tutto sulla vendita degli immobili. Nel piano rielaborato, infatti, viene indicata la strada per il raggiungimento dell'equilibrio finanziario al 2032, in quindici anni, con interventi di carattere straordinario nella prima fase (dismissioni immobiliari e quote societarie, incremento delle entrate da recupero evasione) e di carattere ordinario nella seconda fase. Le leve sulle quali il Comune fa affidamento per risanare il debito sono fondamentalmente tre: lotta all'evasione, riscossione e appunto dismissioni. L'incipit della seconda sezione del documento approvato dalla giunta la scorsa notte è molto significativo, perché fotografa la situazione degli ultimi anni. Dal 2013, anno in cui la gestione del patrimonio è passata dalla Romeo Gestioni alla Napoli servizi, «molte sono state le difficoltà scrive il Comune incontrate nel passaggio di consegne con l'ex gestore, che hanno causato un fortissimo rallentamento del processo di dismissione, tanto che solo nel corso del 2015 è stato possibile stipulare i primi contratti di compravendita». Al netto della premessa, il Comune mette in tabella le previsioni per il biennio 2018-2020, per le alienazioni di immobili ad uso non abitativo, ad uso residenziale, ad uso commerciale, ad uso commerciale in edifici Erp, ad uso residenziale Erp. Nel 2018 prevede di incassare 97 milioni e 750mila euro; nel 2019 52 milioni e 500mila euro; nel 2020 52 milioni e 500mila euro; dal 2021 al 2025 la previsione è di circa 22 milioni di euro all'anno. Se fosse così il Comune risalirebbe la china velocemente. La realtà dei fatti, anche alla luce della convenzione stipulata con la Bin (banca immobiliare di Napoli), è che al momento su 18 cespiti da vendere, e 16 perizie disponibili, si dovrà attendere ancora qualche mese per vedere all'asta gli immobili. Per gli altri due, Circolo Posillipo e Circolo del Tennis, sono ancora in corso verifiche amministrative propedeutiche all'invio delle formali proposte di acquisto degli occupanti attuali.
 
La previsione delle alienazioni mobiliari, ovvero la cessione delle quote societarie delle partecipate comunali, nel prossimo triennio, tiene conto del completamento della vendita della Gesac per un totale di 37 milioni e 500mila euro e delle Terme di Agnano, le azioni verranno cedute nel 2019 per un totale di 32 milioni. Nel piano di 160 pagine vengono riportate tabelle e numeri che costituiscono la riformulazione del vecchio piano di riequilibrio, approvato dall'assemblea cittadina nel 2013, quando fu attivata la procedura di risanamento decennale, allungata con l'ultima legge dello Stato di altri dieci anni. Il Comune di Napoli, avendo già sfruttato cinque anni del vecchio piano, ha calcolato il rientro del debito spalmandolo su 15 anni. Il disavanzo presunto da ripianare, al 31 dicembre 2017, è di un miliardo e 690 milioni con rate annuali di circa 91,7 milioni di euro. Perché presunto? Un dato certo del disavanzo attuale ancora non c'è, ma secondo i calcoli del ragioniere generale dovrebbe essere inferiore a quello del consuntivo 2016: un miliardo e 890 milioni. «Il disavanzo è in stragrande maggioranza legato ad obblighi legislativi recenti, che obbligano gli enti locali a predisporre appositi fondi di riserva» spiega l'assessore al Bilancio Enrico Panini. Si tratta del fondo rischi legali, per cause promosse o subite, e l'aumento della percentuale della copertura dei crediti di dubbia esigibilità. Nel 2014 questo fondo ammontava al 36 per cento nel 2017 è aumentato al 70 per cento. La quota da riaccertamento straordinario per debiti precedenti al 2015, da recuperare in 27 annualità, ammonta a 707 milioni e prevede una quota annua da pagare fino al 2044 di 26 milioni e 185.763 euro; mentre la quota del piano rimodulato, ovvero quello quindicennale, dal 2018 al 2032, per debiti post 2015, ammonta a 983 milioni e 897mila euro. Il piano è stato redatto tenendo conto delle prescrizioni della Corte dei Conti, relativamente alla riedizione del riaccertamento straordinario per la costituzione al 1 gennaio 2015 del fondo passività potenziali nonché del fondo destinato alla restituzione del fondo di rotazione. Stando ai calcoli della ragioneria - nel triennio 2015-2017 «si è incrementata la capacità di riscossione, nonostante si siano ridotti in modo considerevole i trasferimenti a titolo di fondo di solidarietà comunale». La percentuale di riscossione sarebbe del 61,61 per cento nel 2017, sempre dato presunto, mentre nel 2016 è stata del 60,03 per cento nel 2015 del 56,57 per cento. Questo dato però va letto considerando che il miglioramento della percentuale di riscossione è anche figlio di una diversa scelta fatta nel 2017 dall'ente, anno in cui la scadenza di tutte le rate di pagamento della Tari ricadono nell'anno di competenza. Ecco il motivo della percentuale migliorativa del 2017. Un fardello, l'ennesimo, del quale il Comune di Napoli dovrà tenere conto è quello dei tre contratti derivati con Ubs, Deutsche Bank e Intesa San Paolo, che l'amministrazione si porta dietro dalla prima giunta Iervolino. I derivati, anche conosciti come swap, sono in sostanza una forma di liquidità immediata, che gli istituti di credito cedono al Comune, a fronte di un investimento ad altissimo rischio.

Il Comune non incasserà più liquidità dagli enti bancari nel 2019; dall'esercizio 2020 fino al 2035, dovrà restituire 177 milioni di euro. La prima rata nel 2020 ammonta a 703 mila euro, l'ultima nel 2035 a 29 milioni di euro. Nel nuovo piano è prevista la la copertura dei debiti fuori bilancio. Bisognerà tenere conto delle significative quote riconosciute nel 2017. Quella relativa al debito Cr8 (consorzio ricostruzione 8), per lavori post terremoto del 1981, mai pagati, per l'importo di 85 milioni di euro, e quella del commissariato emergenza rifiuti di 66,5 milioni. Il valore annuo dei debiti fuori bilancio è stato stimato prendendo a riferimento il 2017, su una spesa annua di 40 milioni. «Noi governiamo con le mani pulite ha sottolineato il sindaco de Magistris - ma fa un po' rabbia che dobbiamo pagare i debiti di 40, 30 e 20 anni fa, di stagioni politiche scellerate e che all'epoca hanno distrutto la città e di cui oggi paghiamo le conseguenze in termini di diritti che non riusciamo a garantire e bisogni che non riusciamo a soddisfare».
 
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