Dema, processo alla giunta. Gli assessori si difendono: «Lavoriamo per la città»

Dema, processo alla giunta. Gli assessori si difendono: «Lavoriamo per la città»
di Luigi Roano
Martedì 9 Gennaio 2018, 10:21
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Doveva essere il giorno del corpo a corpo tra il sindaco Luigi de Magistris e le opposizioni che avevano chiesto un confronto sull'attuazione del programma. Invece si è trasformato nel processo bis - il primo è andato in scena il 29 dicembre - fatto alla giunta. Sui banchi (degli imputati?) dell'Aula di via Verdi sono saliti gli assessori e lassù ce li ha messi il primo cittadino. Il colpo a sorpresa dell'ex pm - molto criticato da tutte le opposizioni - è stato fare esporre a ciascun componente della giunta una scheda sul lavoro svolto. Lasciare la scena agli undici soldati della giunta è stato come dire che in città non tutto quello che non funziona è colpa del sindaco. Il sequel perfetto di quanto il sindaco affermò in quei giorni di vigilia di Capodanno. Parole dure. De Magistris aveva annunciato il rimpasto e denunciato una «caduta di tensione della giunta», l'essersi «sentito solo» mentre la Corte dei Conti assestava i suoi fendenti. E soprattutto, di «avere avuto la sensazione che qualcuno non avesse creduto che la norma spalma-debiti», che ha evitato il default, potesse diventare realtà. Il sindaco sullo schierare la giunta spiega il suo punto di vista: «Per noi questa è una verifica seria. Non è una mancanza di rispetto verso il Consiglio ma esattamente il contrario e la responsabilità politica di ogni dichiarazione degli assessori è la mia». E ancora: «Questa squadra dà molta importanza al contributo del Consiglio, della maggioranza e delle opposizioni, con l'obiettivo di consolidare le cose fatte e di raccogliere suggerimenti per migliorare il lavoro svolto in questo anno e mezzo e i rapporti con il Consiglio comunale».

Una mossa - sostengono gli arancioni - che equivale a una cessione di sovranità, ovvero una grande fiducia per la squadra. Una lettura benevola della strategia dell'ex pm, tuttavia non l'unica. L'immagine forte che resta bene impressa - di una giornata molto strana - è quella di assessori esposti al giudizio in una arena politica dove dalle tribune si attendeva solo se il pollice fosse puntato in alto o in basso, un po' come i like che si mettono su fb, i «mi piace» tanto per essere chiari. Una cosa è certa, il rimpasto è una priorità. Ieri - infatti - gli assessori con le deleghe pesanti di riffa o di raffa hanno dato delle spiegazioni a volte convincenti altre molto meno sulle cose che non funzionano e su quelle che vorrebbero mettere in campo, come Carmine Piscopo che ha la delega all'Urbanistica, ideologo di Dema, che insiste sull'idea di città che la giunta ha messo in campo a partire dal Prg e dalla sua attualizzazione. «Abbiamo approvato 24 Pua (Piani urbanistici attuativi) con fondi pubblici e privati, l'ultimo quello della ex Manifattura tabacchi porterà nella casse 33 milioni, ma quello che mi preme sottolineare è il grande lavoro sul progetto Unesco del Centro storico. Abbiamo completato già 4 interventi, altri sono cantierizzati». Quindi il core business della sua delega: «L'abbattimento della prima Vela di Scampìa abbiamo consegnato il progetto esecutivo e la partenza di Restart Scampìa con 27 milioni. Progetti condivisi con i territori così come è accaduto per Bagnoli».
 
Enrico Panini con il fardello della delega al Bilancio e un Comune in predissesto snocciola numeri con riferimento al miglioramento della riscossione: «Abbiamo incassato 18 milioni in più e nel prossimo triennio il processo andrà avanti e ci si attende un incremento della tassa di soggiorno, delle risorse derivanti dall'occupazione di suolo pubblico, mentre ad un lieve il miglioramento della riscossione delle contravvenzioni al codice della strada, nel 2018 farà seguito il recupero forzoso». Alessandra Clemente (Polizia municipale) che racconta di come «siano stati assunti 118 poliziotti municipali con la possibilità di far scorrere la graduatoria per un altro centinaio di vigili urbani».

Mario Calabrese, oberato dalla delega alle Infrastrutture e ai Trasporti è pungente. Parte dalle metropolitane: «A dicembre è stata stipulata una convenzione che assegna al Comune importanti risorse per completare la linea 1. Un primo avanzamento dei lavori si verificherà entro il 2019 con le stazioni Duomo e Centro Direzionale, e poi l'acquisto dei treni. Entro dicembre 2018 saranno completate le stazioni San Pasquale e Arco Mirelli della Linea 6, grazie ai fondi del Patto per Napoli». Calabrese affronta il tema della manutenzione stradale, una vera emergenza e riconosce che su «Via Marina che continua a porre problemi servono opportune valutazioni per risolvere nel breve periodo le criticità». Nino Daniele (Cultura) si toglie qualche sassolino dalle scarpe, inizia la sua scheda dedicando il bilancio delle attività del suo assessorato a Gerardo Marotta a distanza di un anno dalla scomparsa, poi attacca: «La forza turistica di Napoli è stata la sua cultura, e i dati del 2016, riferiti ai turisti stranieri, dimostrano un aumento delle presenze in Italia e ancora di più a Napoli, con un dato nazionale del 5% e per Napoli 49%. Ancora più 6%o i pernottamenti in Italia, più 33 quelli in città, con una spesa tracciabile in Italia che ha segnato più 13 e a Napoli più 35. Nel 2017 i dati sono stati ulteriormente stracciati, e questo dice che Napoli è attualmente una delle più grandi e prestigiose imprese culturali condotte in Europa». Quindi l'affondo: «C'è una tesi maliziosa che dice che questi dati si spiegherebbero con le tensioni geopolitiche che hanno interessato altre mete e che hanno portato qui i flussi turistici, ma questo è un cattivo sillogismo, perché vi erano tante altre mete possibili, mentre chi sceglie Napoli vuole proprio venire a Napoli».

Per gli altri membri della giunta invece da segnalare molti balbettii. Su questi e tanto altro si attendevano risposte dall'ex pm le opposizioni, alle quali il sindaco non ha potuto dire di no quando gli è stato chiesto di rinviare la sua relazione al 12 per riprendersi da quel diluvio di parole, schede e numeri enunciati dagli assessori che hanno parlato per sei-sette ore. Quello il giorno della resa dei conti con Pd, Fi, M5S e le altre sigle del centrodestra che presenteranno il conto delle inefficienze dell'amministrazione. Si diceva di una giornata strana, iniziata grazie al sostegno delle opposizioni che non hanno fatto mancare il numero legale, almeno 4 della maggioranza non si sono presentati. Anche questo è un tema se si considera che in fin dei conti si trattava di sostenere la loro giunta e il loro sindaco alla prova del bilancio di questo primo pezzo di consiliatura. Così come è un tema di riflessione il nuovo gruppo che nascerà oggi - c'è un'altra seduta del Consiglio comunale con all'ordine del giorno le delibere per l'adesione allo spalma-debiti - che vede Dema perdere due pezzi, Luigi Zimbaldi e Maria Caniglia, ma la maggioranza incassare quel Vincenzo Solombrino che aveva mollato de Magistris per seguire David Lebro, passato dall'altra parte della barricata.

Torniamo alle opposizioni a iniziare da Valeria Valente, parlamentare e consigliera comunale del Pd: «È un gesto non corretto ed è l'ennesimo tentativo da parte del sindaco di sfuggire alle proprie responsabilità» il suo commento sula decisione di far parlare prima gli assessori. Valente definisce tale procedura «sbagliata nel metodo e inusuale dal punto di vista istituzionale perché è il sindaco che deve riferire sull'attuazione del programma da lui proposto in campagna elettorale e di cui è responsabile politicamente». L'esponente del Pd è molto critica: «Che fine ha fatto il reddito di cittadinanza annunciato nel pieno della campagna elettorale? E poi, il predissesto, ha dato la colpa al Governo che ha cambiato le regole, ma il Comune ha fallito sulla riscossione e sulla dismissione degli immobili, è stato molto soft sui tagli agli sprechii». Non meno decisa è la parlamentare e consigliera comunale di Fi Mara Carfagna: «Siamo qui ad ascoltare narrazioni fantasiose che contrastano con la realtà e con la quotidianità di chi vive fuori dai palazzi» il suo affondo. «Fare intervenire gli assessori è stata una fuga dalle proprie responsabilità. Napoli - afferma l'esponente di Fi - è una città con tante emergenze rispetto alle quali l'amministrazione in questi sette anni non ha fatto il suo dovere. Rispetto ai tanti fallimenti dal trasporto pubblico all'igiene urbana e al welfare ci saremmo aspettati un'assunzione di responsabilità e una presa di coscienza nel rispetto dei cittadini ma anche dei tanti turisti che hanno affollato Napoli in questi giorni e che hanno dovuto fare i conti con servizi pubblici scadenti a cominciare dal trasporto, dall'assenza di punti informativi, dalla mancanza di bagni pubblici e che sono invece costantemente assaliti da abusivi».
 
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