Pd, esordio caos: lite su quote rosa e nuovo presidente

Pd, esordio caos: lite su quote rosa e nuovo presidente
di Adolfo Pappalardo
Martedì 26 Marzo 2019, 07:00
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Doveva essere un'assemblea regionale senza scossoni. Figuriamoci, il Pd inciampa subito e proprio sulle donne. Quando vengono letti i 4 nomi da far sedere nell'ufficio di presidenza: non c'è nemmeno una quota rosa. E scoppia il caos nella prima assise che elegge il segretario Leo Annunziata. Urla, interventi durissimi, contestazioni e due nomi (di maschi) poi ritirati. «E meno male che si doveva voltare pagina», urla nel suo intervento Lina Miele, la segretaria di San Gennaro Vesuviano. E aggiunge un altro punto già contestato ma che dopo l'incidente delle quote rosa diventa la pietra dello scandalo: «Il presidente non è stato eletto in assemblea». Che poi è il salernitano Nicola Landolfi, già segretario del Pd a trazione deluchiana. E devono ripartire le trattative già chiuse.
 
Cinema Pierrot a Ponticelli, esterno giorno. Il luogo periferico, scelto da Annunziata, è catartico: deve servire a imprimere una svolta nel partito regionale. Fuori i capannelli dei ras e dei capicorrente indicano solo che tutto il cerchio è (sarebbe) stato chiuso. Lo dicono le facce sorridenti e rilassate. Il presidente designato è Landolfi, fedelissimo deluchiano. Così come lo sono Umberto De Gregorio, presidente Eav, e il sindaco Giorgio Zinno. Alle minoranze toccano Francesco Zanfardino e l'ex parlamentare Alfonso Andria. E i mugugni iniziano sui nomi deluchiani Landolfi e De Gregorio, perché non eletti in assemblea regionale. Ma passano, anche se la prassi vuole il contrario, perché tutto sommato c'è voglia di evitare tensioni e ripartire nel segno dell'unità. «Ma possibile che tra 225 delegati non c'è qualcuno che poteva fare il presidente? Allora che ci siamo candidati a fare?», urla l'orlandiano Peppe Balzamo.

Imbarazzato il neosegretario quando scoppia il caos anche se incassa come tesoriere del partito il suo vicesindaco, Nicola Salvati. Eppure pochi minuti prima il sindaco di Poggiomarino nel suo intervento sembrava volare alto. Citando a piene mani Sartre e Gramsci. «Siamo a Ponticelli perché in un mondo globalizzato si riparte umilmente dalle periferie per ricostruire il perimetro del centrosinistra», avverte Annunziata prima di lanciare bordate al governo gialloverde. Poi al suo Pd: «Occorre fare un ragionamento serio sul nostro partito: non sono auspicabili eccessive litigiosità, i cittadini non lo capiscono». Infine gli obiettivi nel futuro più che prossimo: «Abbiamo due impegni importanti, Europee e Amministrative. E nel secondo caso serve un civismo spinto ma sempre con il simbolo del Pd per evitare le sole civiche che possono nascondere progetti poco trasparenti». E poi bisognerà dirlo a De Luca che a Salerno, come fosse la peste, evita alle Comunali il simbolo democrat...

Poi si passa ai nomi dell'ufficio di presidenza. Basta leggere i 4 nomi fatti da Landolfi, tutti maschi, e scoppia il caos. «Una vergogna», urla la senatrice Valeria Valente prima di fiondarsi sul palco a scuotere l'assise. Si interrompono i lavori tra le urla e ripartono le trattative. Tra i registi delle operazioni si rivede Nello Mastursi, l'ex capostaff del governatore, chiamato da giorni dai deluchiani a dare una mano al partito. Si decide di far ritirare De Gregorio e Zinno. Entrano Roberta Santaniello, altra deluchiana di ferro perché consulente alla Regione proprio di De Luca, e Paola Vairano al posto di Zinno. Un cambio in corsa per rimediare al primo inciampo, alla prima figuraccia di escludere completamente le donne in barba a qualsiasi logica. Ma resta il nodo del presidente non eletto. «Vedrete che qualcuno pure farà ricorso: perché - mormora uno scafato dirigente democrat - va bene pure eleggere un segretario non compatibile perché è sindaco ma un presidente nemmeno eletto è troppo». E siamo alle solite...
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